La Regione segue il Senato e cerca di imbrigliare anche le aree protette a livello regionale
La Giunta regionale si appresta ad approvare importanti modifiche alla Legge regionale quadro sulle aree protette. Gli ecologisti si oppongono anche in Abruzzo, come già stanno facendo a livello nazionale, e chiedono l’applicazione delle normative esistenti, in nome della tutela di specie ed ecosistemi.
L’Aquila, 28/10/2016. Mentre nell’aula del Senato si apre l’esame della riforma della Legge quadro sulle aree protette (L. n. 394/1991), approvata pochi giorni fa dalla Commissione Ambiente nonostante le proteste e le proposte alternative di venti Associazioni ecologiste ed ambientaliste e di centinaia di personalità del mondo della scienza e della cultura, la Giunta Regionale abruzzese di appresta ad approvare un progetto di legge che modifica in modo sostanziale la Legge regionale quadro sulle aree protette (L.R. n. 38/1996), che dopo vent’anni dalla sua entrata in vigore ancora non è stata compiutamente applicata. Esattamente come a livello nazionale, il pretesto per motivarne la riforma è proprio quello del fallimento nell’applicazione delle norme, che è invece una precisa e pesante responsabilità politica ed amministrativa in capo a tutti i governi regionali che si sono succeduti negli ultimi due decenni. E con tale pretesto si cerca di stravolgere la struttura fondamentale di gestione dei Parchi naturali, il Consiglio Direttivo, per darlo in mano alle comunità locali (Legge nazionale) o escludendo dai suoi membri i rappresentanti degli Enti di ricerca scientifica e delle stesse Associazioni ecologiste (Legge regionale), cioè proprio quei soggetti che, storicamente, ne hanno promosso l’istituzione.
Le Associazioni ecologiste Appennino Ecosistema, WWF Abruzzo Montano, LIPU Abruzzo e Salviamo l’Orso hanno appena inviato alla Giunta Regionale abruzzese puntuali osservazioni, chiedendo di modificare il progetto di legge almeno in altri due punti.
Mentre in base alla legge vigente il Direttore del Parco risponde dei propri atti agli Organi amministrativi dell’Ente, secondo la proposta della Giunta questi ne risponderebbe direttamente al Presidente dell’Ente, che stipulerebbe con lui un contratto di diritto privato di cinque anni. Si tratta di una norma irragionevole, poiché in tal modo la responsabilità tecnica non sarebbe più autonoma da quella politica, come si conviene a tutte le Amministrazioni Pubbliche, nelle quali il potere politico deve essere sempre distinto da quello amministrativo.
L’ultima questione che si chiede di risolvere apportando significative modifiche al progetto di legge riguarda l’adempimento degli obblighi previsti dalle Direttive Habitat e Uccelli dell’Unione Europea, al quale deve provvedere l’Osservatorio regionale per la biodiversità (istituito nel 2014 e mai realmente entrato in attività), che dovrebbe invece essere investito dell’importante responsabilità di elaborare le Misure di conservazione dei siti della Rete Natura 2000 e di organizzare e coordinare le attività di monitoraggio dello stato di conservazione dei habitat e delle specie dei quali agli Allegati alle Direttive.