Sospensione delle esercitazioni militari nella ZSC Doline di Ocre

Sospensione delle esercitazioni militari nella Zona Speciale di Conservazione delle Doline di Ocre

Associazioni ecologiste e botanici annunciano i primi risultati della loro azione di denuncia

L’Aquila, 18/11/2020. WWF Abruzzo, Appennino Ecosistema, LIPU, ALTURA, Federtrek, Pronatura L’Aquila, Società Botanica Italiana e alcuni fra i principali botanici abruzzesi comunicano che, dopo l’esposto da loro presentato alla Procura della Repubblica dell’Aquila, al Gruppo Carabinieri Forestale dell’Aquila, al NOE dei Carabinieri, al Ministero dell’Ambiente e alla Regione Abruzzo, sono state sospese le esercitazioni militari in atto presso la Zona Speciale di Conservazione delle Doline di Ocre.
Fondamentale il tempestivo intervento della Regione Abruzzo, che ha notificato ai Comuni interessati dalle operazioni (Ocre e L’Aquila) e al Comando Militare che la procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale, in un Sito quale quello in oggetto, è una procedura non derogabile, preventiva, vincolante e di verifica caso per caso.
I firmatari dell’esposto sottolineano come il rispetto della normativa vigente, oltretutto di diretta derivazione da norme dell’Unione Europea come la Direttiva Habitat, sia dovuta in primis da parte di istituzioni pubbliche quali i Comuni e l’Esercito Italiano. Il rispetto delle procedure, infatti, permette senza dubbio di contemperare le prioritarie esigenze di conservazione degli habitat e delle specie protette con quelle addestrative delle Forze Armate, individuando i luoghi, i modi e i tempi migliori per svolgerle. Tale intento viene peraltro perseguito anche da un apposito Protocollo di Intesa siglato nel 2015 dai Ministeri della Difesa e dell’Ambiente.
Alle azioni intraprese sinora seguiranno le dovute verifiche dello stato dei luoghi, che saranno oggetto di opportuna comunicazione all’Autorità Giudiziaria.


Ambientalisti dicono no a riperimetrazione Sirente-Velino

No a riperimetrazione Sirente-Velino, ambientalisti: “Si rilanci la gestione”

L’Aquila, 3 luglio 2020. Oggi si è tenuta una conferenza stampa delle associazioni ambientaliste davanti al Consiglio regionale all’Aquila per difendere il Parco regionale Sirente Velino.

La petizione on line promossa contro la proposta di riperimetrazione della giunta regionale ha superato le 11.000 firme in soli dieci giorni, “un segnale di interesse e di attenzione” affermano gli ambientalisti “verso la gestione delle aree protette che non può essere ignorato dall’amministrazione regionale. La Regione Abruzzo è conosciuta e riconosciuta nella forte identità della sua natura protetta e ben conservata, le persone chiedono che questa natura non venga compromessa da scelte politiche che ormai appartengono al passato e a gestione fallimentari. La Giunta Marsilio non perda l’occasione di questa mobilitazione per cambiare rotta e per iniziare un percorso di rilancio del Parco Sirente Velino, è paradossale che proprio l’Abruzzo, riconosciuto come la Regione delle aree protette, vada a compromettere il suo unico Parco regionale, invece di farne un modello da seguire e un esempio di buone pratiche. Si punti a una gestione innovativa, basata sulla conservazione e sul dialogo con le comunità locali”.

La petizione on line si può firmare QUI.

“Abbiamo scelto come luogo per la conferenza stampa proprio l’area adiacente al Palazzo del Consiglio Regionale d’Abruzzo – hanno dichiarato i delegati delle associazioni WWF Abruzzo, LIPU, Italia Nostra, Mountain wilderness, Salviamo l’Orso, Ambiente e/è Vita, Altura, ENPA, CAI Abruzzo, Fare Verde Abruzzo, Appennino ecosistema, Federazione Nazionale Pro Natura, FederTrek, Dalla Parte dell’Orso, GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, Cooperativa Ecotur, Orso and Friends – perché è ai rappresentanti politici della nostra Regione che chiediamo un ripensamento sulla decisione miope di tagliare il perimetro del Parco regionale Sirente Velino. La gestione di un’area protetta è questione sicuramente complessa, ma la soluzione non è sottrarre ettari al territorio del Parco, ma puntare a un rilancio, a una gestione virtuosa che porti alla conservazione del patrimonio naturale, ma anche a un maggiore benessere sociale, culturale ed economico delle popolazioni che il Parco lo abitano. È una grande sfida, ma siamo sicuri che in Abruzzo ci siano conoscenze, competenze e possibilità per farla divenire reale”.

Stamane è stato ricordato che la proposta avanzata dalla Giunta prevede un taglio di circa 8000 ettari nel territorio soprattutto nella Valle Subequana, ma anche sull’Altopiano delle Rocche. “Ci chiediamo quali siano state le scelte che hanno portato a tale riperimetrazione, quali studi scientifici, ma anche sociali e di proiezioni economiche siano stati fatti per decidere che la cosa migliore per il territorio sia quella di ridurre il perimetro del Parco”.

Il Parco regionale del Sirente Velino negli anni è stato un esempio di abbandono amministrativo: commissariato dal 2015, lo era stato per diverso tempo anche in precedenza, praticamente realizzando più anni in gestione di commissariamento o con presidenti facenti funzioni che in amministrazione ordinaria. Ha subito molti attacchi anche dal punto di vista territoriale: nel 1998, nel 2000 e nel 2011 sono stati già tagliati molti ettari, creando l’attuale perimetro poco funzionale, tra l’altro, alla continuità ambientale visto che all’interno c’è un cuneo di territorio non protetto che si insinua all’interno del Parco stesso. Manca il Piano di gestione, strumento fondamentale per intervenire nel territorio anche con azioni di promozione e incentivazione, che aspetta da 3 anni di essere approvato dalla Regione Abruzzo.

“Perché invece di pensare alla riduzione del perimetro non si è agito per risolvere queste criticità?”, si chiedono le associazioni ambientaliste. “L’attuale Giunta ha oggi la possibilità di ribaltare questo percorso di mala gestione, per questo le Associazioni chiedono che venga ritirata la delibera che approva la riperimetrazione del Parco regionale, che si apra un confronto con tutti i portatori di interesse e in particolare con le associazioni che sono portatrici di un interesse comune e non di parte, che si ascolti la voce degli oltre 11.000 firmatari che chiedono un rilancio e una nuova gestione del Parco regionale. La politica regionale non ha mai investito con serietà su questo Parco, oggi da questo scontro può nascere un rilancio dell’area protetta, a partire dalla scelta delle figure apicali, come un presidente di profilo nazionale capace di dare al nostro Parco il giusto posto che merita tra le aree protette nazionali”.

Dunque, l’invito agli abruzzesi a proseguire nella mobilitazione affinché dalla tutela del Parco del Sirente Velino si riparta con il progetto della Regione dei parchi, che possa mettere finalmente in rete la gestione e la promozione delle aree protette abruzzesi, vera identità del nostro territorio, campo, forse l’unico, nel quale l’Abruzzo può emergere, farsi riconoscere, creare un marchio di promozione a livello internazionale.

Scheda di approfondimento

Nella delibera di approvazione della nuova perimetrazione si afferma: “la modifica dei confini, così come proposta dai Comuni, non incide sulle peculiarità ambientali e naturalistiche del territorio, che gode comunque delle tutele previste dalle misure di conservazione generali e sito-specifiche per le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e per la Zona di Protezione Speciale (ZPS), ricadenti nel territorio del Parco”.

Non c’è nessuna evidenza scientifica che possa confermare una tale affermazione. Anche perché se in un territorio vengono istituiti Siti di interesse comunitario come quelli citati, vuole dire che c’è la presenza di specie e habitat di interesse conservazionistico.

Una tale decisione poi crea anche una confusione normativa in quanto per realizzare azioni all’interno di ZSC e ZPS sarà comunque necessario effettuare la procedura di VINCA, ma ai cittadini si va a togliere il ritorno in promozione e compensazione dello stare all’interno di un parco ben gestito. Quello che cambia è il regime venatorio: nei SIC, nelle ZPS e nelle ZSC l’attività venatoria, seppure con alcune limitazioni, è consentita.

Di fatto, l’azione della Regione avrà come risultato quello di aprire alla caccia territori che oggi ne sono esclusi perché compresi nel Parco, pensando in tal modo di risolvere il problema dei danni all’agricoltura, di migliorare le condizioni degli imprenditori agricoli danneggiati dai danni da cinghiale, come si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge.

Da una regione come l’Abruzzo ci si aspetta qualcosa di più innovativo ed anche più risolutivo che non delegare la risoluzione della problematica dei danni da cinghiale a una categoria che ha rispetto alla questione un evidente interesse di parte. Ridurre il territorio del Parco non farà altro che spostare altrove la problematica che ancora una volta non sarà affrontata e risolta. Non si può dimenticare che dalla Valle Subequana arrivano frequenti segnalazioni della presenza dell’Orso bruno marsicano, quelli del Parco regionale sono territori di forte espansione della specie. La Regione Abruzzo da un lato firma accordi per la tutela dell’Orso, come il PATOM, dall’altro attua scelte politiche che poco hanno a che fare con la conservazione di questo animale unico al mondo e simbolo della nostra Regione.


Appello control il depuratore di Pescasseroli

Appello contro la costruzione di un depuratore nella piana di Pescasseroli  (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise)

Franco Pedrotti, Professore emerito, Università di Camerino

La Piana di Pescasseroli corrisponde al fondovalle alluvionale  dell’Alta Valle del Sangro nel tratto compreso fra Opi e Pescasseroli (m 1000- 1100 circa). Essa è occupata da una vegetazione erbacea di praterie umide e palustri appartenenti a diverse associazioni vegetali formate di ranuncoli (Ranunculus velutinus), orzo perenne (Hordeum secalinum), carice acuta (Carex gracilis) e molte altre specie ecologicamente e fitogeograficamente interessanti (Pedrotti, Gafta, Manzi, Canullo, 1992). Queste praterie vengono regolarmente sfalciate a luglio e aperte al pascolo a settembre, dopo che è avvenuto un ricaccio di molte specie, le cosiddette “erbe seconde” (Manzi, 1990). La Piana è attraversata dal Sangro, lungo il quale è sviluppata una fascia di vegetazione ripariale formata in grande prevalenza da salice bianco (Salix alba). La vegetazione della Piana di Pescasseroli è in parte secondaria (le praterie umide e palustri) e in parte primaria (la vegetazione ripariale) ed oggi si trova in un ottimo stato di conservazione.

La Piana di Pescasseroli costituisce una particolare “unità ambientale” in tutto il territorio del parco, perchè è unica e non se ne riscontrano di analoghe in tutto l’Appennino centrale. un’unità ambientale è una porzione relativamente omogenea di territorio dal punto di vista ecologico, dunque per gli aspetti geomorfologici e biologici e per l’influsso esercitato dall’uomo (Pedrotti, 2013), nel caso della Piana di Pescasseroli la gestione delle praterie mediante lo sfalcio e il pascolo.

Questa unità ambientale è rappresentata sulla Carta delle unità ambientali del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in scala 1: 50.000 (Martinelli, 2013; Pedrotti E Martinelli, 2015). Oltre che nella Piana di Pescasseroli, nell’alta Valle del Sangro di trovano altre due aree (di ridotta dimensione), situate  a monte di Pescasseroli, di praterie umide e palustri, come si può notare sulla carta citata.

Erminio Sipari negli anni ’20, con una grande intuizione, aveva ben compreso le caratteristiche essenziali del paesaggio (oggi diciamo preferibilmente ambiente) dell’alta Valle del Sangro e della Marsica, che in questi ultimi anni sono state dimostrate scientificamente con la carta delle unità ambientali prima citata, che distingue 52 tipologie diverse.

Progetto di un lago artificiale nella Piana di Pescasseroli

Subito dopo l’istituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo, è sorto il progetto di costruire due bacini artificiali a Barrea e Opi; quello di Opi, in particolare, avrebbe sommerso completamente tutta la Piana di Pescasseroli con grave danno per l’ambiente e per la sua particolare vegetazione delle praterie umide. Erminio Sipari si schierò subito contro la realizzazione dei due bacini e lottò in prima persona con un atto di opposizione (Sipari, 1925, 1927b e 1927c). La lotta contro la costruzione dei bacini artificiali è stata molto dura, anche con riflessi sulla stampa nazionale, ad opera degli on. Paolo Orano e Gioacchino Volpe (Orano, 1926 e Volpe, 1927); nell’articolo di quest’ultimo sul Corriere della Sera del 24 febbraio 1927 si parla, penso per la prima volta nel nostro paese, di “nemici” del Parco Nazionale d’Abruzzo, i primi di una lunga serie che sembra non avere mai fine. La lotta contro i laghi artificiali si è conclusa positivamente soltanto per il bacino di Opi, mentre quello di Barrea venne costruito (Sipari, 1928). Sipari, in seguito, farà questo commento: per la difesa del paesaggio, il parco ha dovuto combattere aspre ed annose battaglie. Ma la sua conclusione suona così: è meraviglioso che una nazione così carica di storia, senza distruggere le vestigia del passato, anzi religiosamente conservandole e restituendole sempre di più all’onore della luce, compia prodigiosi lavori, rifuggendo da distruzioni inutili e praticando una intensa messa in valore delle ricchezze naturali. Oggi possiamo dire che non si è trattato soltanto di una battaglia per salvare il paesaggio, ma l’ambiente nel suo insieme: una delle prime battaglie ambientaliste che si sono combattute in Italia.

Progetto di un depuratore nella Piana di Pescasseroli

Una nuova grave minaccia incombe ora sulla Piana di Pescasseroli. Infatti è stata approvata la costruzione di un depuratore che dovrebbe essere costruito nelle praterie centro-superiori della Piana di Pescasseroli. Risulta subito evidente, anche ai più sprovveduti in questioni ambientali, che la costruzione del depuratore – per quanto necessaria – provocherebbe un enorme impatto sulla Piana, con uno sconvolgimento totale dell’ambiente e del paesaggio. Si tratta di un progetto scandaloso che – se venisse realizzato – costituirebbe sicuramente un atto criminoso contro l’ambiente, in quanto l’area interessata si trova all’interno di un parco nazionale, in una zona che si è mantenuta integra per secoli e che oggi verrebbe brutalmente danneggiata. Non esiste nessuna compatibilità fra l’impianto previsto (l’edificio del depuratore e i suoi collegamenti) e l’ambiente nel quale sarebbe destinato ad essere costruito; questa valutazione è valida da due punti di vista: ambientale (ecologico) e paesaggistico (visivo). Tali affermazioni non si basano su posizioni aprioristiche, ma sugli studi vegetazionali, ecologici e paesaggistici eseguiti in zona con i miei collaboratori dell’Università di Camerino e con il prof. Marcello Martinelli, della Facoltà di Geografia, Università di San Paolo, Brasile (vedi lavori citati in precedenza).

C’è, poi, un aspetto morale, che non si può in alcun modo tralasciare. Infatti i terreni interessati alla costruzione del depuratore, già di proprietà di Erminio Sipari ed ora della Fondazione Sipari, sono stati espropriati al fine di realizzarvi il nuovo depuratore. Dal punto di vista etico, si tratta di un’operazione indegna, di un affronto alla memoria del fondatore e primo presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo. Si tratta proprio di quegli stessi terreni che Erminio Sipari negli anni ’20 era riuscito a salvare dalla costruzione di un lago artificiale e che ora, a distanza di 90 anni, sono nuovamente minacciati fra l’indifferenza generale. Sorprende, di conseguenza, che l’Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise non abbia preso una posizione chiara contro il progetto del nuovo depuratore. C’è da domandarsi a cosa serva un parco che non sa difendere il proprio territorio, per quale ragione sia mai stato istituito; la difesa del territorio è un obbligo che deriva dalla stessa legge istitutiva del parco. C’è da rimanere sorpresi e allibiti, perchè il parco è un bene pubblico che va difeso nell’interesse di tutti. Per usare le parole che ha usato Erminio Sipari contro la costruzione del lago di Opi, si tratterebbe di un progetto in isfregio agli interessi della nazione, dell’alta Valle del Sangro e del parco (Sipari, 1926).

Rimane sicuramente, peraltro, il problema del depuratore. L’alternativa è costituita dalla possibilità di un ampliamento dell’attuale depuratore o il suo spostamento in zona poco lontana dal sito attuale, come è stato proposto dall’Associazione Italiana per la Wilderness.

Il Comune di Pescasseroli e l’Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno l’obbligo di rinunciare all’idea di costruire il depuratore nella Piana di Pescasseroli e di mettere definitivamente da parte tale insano progetto.

Camerino, 2 gennaio 2018.

BIBLIOGRAFIA

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Martinelli M., 2013 – La cartografia delle unità ambientali del parco         nazionale d’abruzzo. Colloques Phytosociologiques, XXIX: 375- 382.

Orano P., 1926 – Una vittoriosa difesa del nostro paesaggio. La Stirpe, IV(6):     pp. 289-292.

Pedrotti F., 2013 – Plant and vegetation mapping. Heidelberg, ed.        Springer.

Pedrotti F., Martinelli M., 2015 – Carta delle unità ambientali del Parco       Nazionale d’Abruzzo (1: 50.000). In: Cristea V., Gafta D., Pedrotti        F.,     Fitosociologia. Trento, ed. TEMI.

Pedrotti F., Gafta D., Manzi A., Canullo R., 1992 – Le associazioni   vegetali della Piana di Pescasseroli (Parco Nazionale       d’Abruzzo).        Documents Phytosociologiques, XIV: 123 – 147.

Sipari E., 1925 – Atto di opposizione del Comune di Pescasseroli contro         la formazione del lago artificiale di Opi. Roma, Tip. Colombo.

Sipari E., 1926 – Relazione del Presidente del Direttorio provvisorio          dell’Ente autonomo del Parco Nazionale d’Abruzzo alla Commissione       amministratrice dell’ente stesso, nominata con regio decreto 25 marzo   1923. Tivoli, Tipografia di A. Chicca (ristampa anastatica in tre     edizioni      speciali dell’Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Roma,         1997-         1998, a cura di F. Tassi e F. Pratesi).

Sipari E., 1927a – Atto di opposizione alla progettata formazione dei laghi    artificiali di Opi e di Barrea. Roma, Tip. della Camera dei Deputati.

Sipari E., 1927b –  Atto aggiuntivo di opposizione 3 aprile 1927 alla     progettata formazione dei laghi artificiali di Opi e di Barrea Roma,       Tip. della Camera dei Deputati.

Sipari E., 1928 – Il Parco Nazionale d’Abruzzo liberato dall’allagamento.      Il Centauro. Rivista mensile dell’Abruzzo-Molise, I(1): pp. 7-22.

Volpe G., 1927 – Il Parco Nazionale d’Abruzzo e i suoi nemici. Il Corriere della Sera, 24 febbraio 1927.

Zunino F., 2017 – Erminio Sipari e il depuratore di Pescasseroli. Una   storia moderna tutta italiana. Murialdo, Associazione Italiana per la     Wilderness (AIW).