Gli ecologisti chiedono all’Ente Parco e al Corpo forestale di intervenire per tutelare i fragili ecosistemi delle Gole dell’Orta
Denunciano i danni provocati ai fragili ecosistemi acquatici delle Gole dell’Orta, dove le acque del fiume, le pozze e le cascate sono correntemente utilizzate come vero e proprio parco dei divertimenti, in piena Zona A di Riserva integrale del Parco Nazionale della Majella.
L’Aquila, 09/09/2016. Stamattina le Associazioni Appennino Ecosistema, Studium Naturae, Stazione Ornitologica Abruzzese, Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli (Abruzzo), ALTURA (Abruzzo) e Salviamo l’Orso hanno presentato un dettagliato esposto all’Ente del Parco Nazionale ed al Corpo Forestale dello Stato, per richiamarne l’attenzione sul frequente verificarsi di comportamenti illeciti nell’area delle Gole del Fiume Orta (in territorio dei Comuni di Bolognano e San Valentino in Abruzzo Citeriore – PE) dove, in particolare nel tratto fluviale compreso tra gli abitati di Musellaro e Bolognano, folti gruppi di escursionisti e di turisti circolano al di fuori dei sentieri ufficiali del Parco e praticano la balneazione nelle acque del Fiume, in particolare nel biotopo noto come “Cisterna di Bolognano”.
Le Associazioni chiedono che si impediscano queste vere e proprie “patologie del turismo” e che si proceda contro i responsabili per la violazione dei divieti previsti dal D.P.R. del 05/06/1995 che istituisce il Parco Nazionale della Majella, per quelli previsti nella zonazione del Piano del Parco (in base al quale l’accesso turistico alle Zone A è limitato ai soli sentieri segnalati) ed anche in forza della L.R. n. 50/1993 sulla tutela della fauna cosiddetta minore, che proibisce ogni attività che possa provocare l’eccessivo disturbo, la distruzione o il deterioramento degli ambienti di vita, di riproduzione o di frequentazione delle specie tutelate (anfibi, rettili, etc.).
Questo comportamento incivile e irrispettoso degli enormi valori ecologici custoditi nel Parco Nazionale della Majella è oltretutto ampiamente promosso da gruppi organizzati attraverso gli strumenti informatici del web, utilizzando in particolare Facebook, il che potrebbe configurare anche il grave reato di istigazione a delinquere (art. 414 del codice penale), in quanto lo strumento informatico, essendo accessibile a chiunque, è considerato tutti gli effetti un mezzo pubblico.