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A cosa servono i Parchi

A cosa servono i Parchi

Esiti del convegno nazionale sul futuro delle aree protette italiane, Trento 5 Maggio 2017

L’Aquila, 07/05/2017. Il convegno di Trento del 5 maggio 2017 “A cosa servono i Parchi”, inserito nell’ambito di Trento Film Festival con le celebrazioni in onore di Renzo Videsott, pioniere della conservazione della natura, ha visto una partecipazione appassionata, qualificata e purtroppo spesso indignata. Il convegno è stato organizzato dall’Unione Bolognese Naturalisti, Federazione Nazionale Pro Natura, C.I.P.R.A., Mountain Wilderness, Società per la storia della fauna “Giuseppe Altobello”, Associazione Amici Parco Nazionale Gran Paradiso, Società Italiana Scienze della Montagna, Associazione Appennino Ecosistema, Museo delle aree protette “Mario Incisa della Rocchetta” di Camerino, Associazione nazionale Italia Nostra Sezione di Trento, Accademia degli Accesi di Trento,
Tra gli obbiettivi più importanti del convegno c’era quello di fare il punto su quanto sta accadendo in Parlamento ai danni della Legge Quadro sulle Aree Protette, la 394 del 1991, la “piccola costituzione delle Aree Protette”.
A Giorgio Boscagli (coordinatore assieme a Francesco Mezzatesta del Gruppo dei 30, un movimento di autorevoli figure del mondo della conservazione della Natura, animate da passione civile e indignate per la vera e propria demolizione dei principi-cardine della legge) era stato affidato il compito di relazionare sul tema. Quella che segue è la sintesi, in 10 punti essenziali, della sua relazione largamente condivisa dai partecipanti al convegno. Il documento del Gruppo dei 30 subito dopo l’approvazione in Senato (9.11.2016) evidenzia un panorama generale di disattenzione rispetto ai bisogni veri dei parchi e di scarsa consapevolezza dei risultati di 25 anni di applicazione della Legge Quadro. Il nefasto progetto di legge è passato in Senato contro il parere di tutte le associazioni ambientaliste italiane: si vuole abbassare la tutela del patrimonio naturale del Paese a favore dei potentati locali, eliminando di fatto l’indipendenza dei parchi nazionali e il loro ruolo di barriera contro gli interessi delle lobbies, mentre gran parte della politica sembra avere perso di vista gli interessi generali del Paese soprattutto nel campo del consumo di suolo.
Ecco le 10 fra le peggiori misure e omissioni della cosiddetta “riforma” della legge 394/91 (il p.d.l. 4144 della Camera dei Deputati, detto Caleo dal nome del suo relatore al Senato):
1) Per la nomina del Presidente non si chiede più alcun titolo concernente la conservazione della Natura, che è la “missione” dei Parchi, ma solo una generica “esperienza nelle istituzioni, nelle professioni, ovvero di indirizzo o di gestione in strutture pubbliche e private”. Un modo ambiguo per dire che saranno privilegiati i titolari di carriere politiche che non si sa più dove collocare!
2) Il Direttore, figura centrale della gestione, non sarà più scelto in base alle competenze naturalistiche e culturali, ma secondo una non meglio precisata “esperienza professionale di tipo gestionale”; e non sarà più nominato dal Ministro dell’Ambiente in un elenco di esperti (che esiste, pur non aggiornato da anni e che si vorrebbe abolire!) ma dal locale Consiglio direttivo, di fatto dal Presidente del Parco che sceglierebbe il Direttore tra i suoi yesmen. Come se alla direzione dei grandi musei italiani mettessimo un bravo ragioniere, purché dica “signorsì”;
3) Gli agricoltori entrerebbero a far parte dei consigli direttivi. E allora perché non i 100 altri soggetti economici presenti nei Parchi? Sembra un modo come un altro per modificare subdolamente la rotta delle Aree Protette e spingerle verso una logica di impresa pura, in aperta contraddizione con la loro missione istituzionale;
4) Le attività economiche presenti nei Parchi con impatto sull’ambiente, come gli impianti di estrazione di idrocarburi o di captazione delle acque, pagherebbero royalties, decretando in tal modo la fine dell’indipendenza dei parchi stessi: si può ben immaginare che sensibilità sul tema avrebbe un Presidente che viene dalla politica locale!
5) All’interno dei Consigli direttivi le componenti scientifica e conservazionista (già oggi fortemente ridotte rispetto all’originaria composizione) diminuirebbero ancora a favore dei portatori di interessi locali o diretti.
6) Tra le omissioni più gravi: nulla si dice circa il necessario potenziamento della sorveglianza, totalmente insufficiente all’interno delle aree protette;
7) E ancora no comment sull’altra situazione totalmente ignorata e ai limiti dell’esplosione: il problema delle dotazioni organiche, letteralmente ridicole in almeno 19 parchi nazionali sui 23 esistenti e tali da comprometterne laq funzione;
8) Sul Parco Nazionale del Delta del Po, che assieme alla Camargue è la più importante area umida del Mediterraneo, citiamo: “ il mancato raggiungimento dell’intesa tra Regioni precluderebbe l’adozione di un decreto sostitutivo del Governo”. Leggasi: non si farà mai!
9) Fumosa ed evanescente la trattazione del tema attività venatoria: modificando la legge nelle cosiddette “aree contigue” ai parchi (l’art. 32 della storica legge 394/91: uno dei tanti articoli volutamente inapplicati) la caccia sarebbe permessa anche a cacciatori provenienti dall’esterno senza definire in alcun modo il “carico venatorio massimo” (unico criterio realistico di moderazione di impatto). Mentre la gestione faunistica – confusa con il controllo della fauna – viene affrontata in un modo del tutto superficiale e irrealistico.
10) Del tutto aggirato e disatteso il principio (presente nella 394/91) della completa omologazione delle aree marine protette ai parchi nazionali, lasciandole invece in una situazione di indeterminatezza e in balia di improbabili consorzi di enti locali con “briciole” spacciati per “fondi”.

CONCLUSIONI. È difficile pensare che un progetto di legge sia totalmente negativo, pensato in contrapposizione a quelle che sono le reali esigenze della “fetta di Paese” che andrà a regolamentare. Qua e là nel progetto di riforma qualcosa di accettabile c’è pure. Ma un auspicio lo si può esprimere, stante la grande contrapposizione manifestata nel Paese contro il nefasto progetto di legge – ai limiti della indignazione civile. Le cose più giuste, ragionevoli e opportune sarebbero, a giudizio del Gruppo dei 30 e dei partecipanti al convegno:
– Sospendere pro-tempore e con assoluta urgenza la discussione in Parlamento dell’attuale progetto di riforma;
– Indire immediatamente e tenere nei tempi più brevi possibili la 3^ Conferenza nazionale sulle aree protette (che manca da 15 anni!) prevedendo la partecipazione attiva di tutte le componenti dei Parchi, a partire da chi ci lavora;
– Prevedere una rilevazione “sul campo” dei bisogni e delle condizioni, almeno in tutti i parchi nazionali italiani e almeno in un rappresentativo campione delle diverse aree protette regionali, da parte delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato (per la 394 questo fu fatto, e ora…..?).
– Tornare a una non frettolosa audizione nelle Commissioni di tutte le componenti titolari di esperienze utili nella gestione delle aree protette;
– Una revisione profondissima del testo attuale del progetto di legge alla luce dei risultati di quanto sopra.


P.N. della Majella: pianificazione in tutta fretta ed in segreto?

Rava del Ferro

Parco Nazionale della Majella: una nuova pianificazione in tutta fretta ed in segreto?

Le Associazioni ecologiste denunciano il tentativo di aprire la porta a nuove cementificazioni ed usi dissennati del territorio del Parco Nazionale

Pescara, 18/12/2016. L’Ente del Parco Nazionale della Majella si appresta ad adottare un nuovo Piano del Parco in tutta fretta ed in segreto, stravolgendo quello attualmente vigente ed aprendo la porta a nuove cementificazioni e ad usi dissennati di uno dei territori più integri, da un punto di vista ecologico, dell’Appennino Centrale. Infatti, lunedì prossimo, 19 dicembre, il Consiglio Direttivo del Parco è stato convocato con all’ordine del giorno l’adozione di un nuovo Piano del Parco, mentre a nessuno era dato di sapere che fosse stato avviato un procedimento in tal senso. E nessuno conosce ancora nei dettagli la proposta sulla quale i Consiglieri saranno chiamati ad esprimersi. Ad una richiesta in tal senso di Appennino Ecosistema, inviata lo scorso mese di settembre, il Presidente del Parco Franco Iezzi aveva risposto (con formale nota n. 13746 del 13/10/2016) senza fornire alcuna informazione su un eventuale procedimento amministrativo in corso relativamente alla revisione del Piano del Parco. Mentre si scopre ora che il Consiglio Direttivo aveva deliberato fin dal mese di luglio dello scorso anno (deliberazione n. 7 del 16/07/2015) di “avviare l’iter per la nuova redazione del Piano del Parco”. E pochi giorni fa al Consigliere rappresentante delle associazioni ecologiste è stato addirittura intimato, dal Presidente del Parco, di non diffondere gli elaborati della prima bozza di Piano che sarà esaminata lunedì prossimo. Ad oggi, quindi, a solo poche ore dalla decisione, le uniche informazioni disponibili in merito alla destinazione delle aree e alle principali regole di gestione del territorio contenute nella proposta di Piano sono state riferite alle Associazioni dal predetto Consigliere, esclusivamente nelle loro linee generali, al quale peraltro sono state rese note solo pochi giorni fa.
Le Associazioni Appennino Ecosistema, LIPU Abruzzo, Mountain Wilderness, Salviamo l’Orso, Stazione Ornitologica Abruzzese, WWF Abruzzo, Pro-Natura Abruzzo e ALTURA Abruzzo denunciano il tentativo di porre mano alla revisione del più importante strumento di gestione del Parco senza il coinvolgimento preventivo del pubblico e di tutti i soggetti interessati, in quella che ci appare una palese violazione delle vigenti normative sul procedimento amministrativo (L. n. 241/1990, D.P.R. n. 184/2006). Tra l’altro, quello della Majella è tuttora uno dei pochissimi Parchi italiani ad avere uno strumento di pianificazione vigente e non si comprende quindi il motivo di un blitz di questo genere per modificarlo in maniera radicale. In particolare, le Associazioni paventano la possibilità che nel nuovo Piano siano annacquati tutti i vincoli preesistenti, compromettendo la rigorosa tutela delle Zone A, consentendo l’espansione delle aree edificabili e la realizzazione di nuove captazioni idriche. Sembrerebbe anche che nella nuova stesura non siano per nulla considerati i Piani di gestione delle aree della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS), depositati presso la Regione da anni e mai approvati, come invece prevedeva la deliberazione del parco del luglio 2015.
Per queste ragioni, le Associazioni hanno inviato una nota urgente all’Ente Parco e al Ministero dell’Ambiente per chiedere di soprassedere all’adozione del nuovo Piano, aprendo un confronto preventivo con tutti i portatori di interesse sulle scelte che devono contraddistinguere il futuro del Parco, fondate su dati oggettivi e sull’analisi degli aspetti positivi e negativi del Piano vigente. Tutte le buone pratiche relative ai procedimenti di pianificazione evidenziano la necessità di garantire un preventivo momento di dialogo tra tutti i portatori di interesse al fine di condividere i principali obiettivi da perseguire, quando tutte le opzioni sono ancora percorribili. Il Parco Nazionale della Majella sta invece facendo esattamente il contrario.

Sarah Gregg – Appennino Ecosistema
Stefano Allavena – LIPU Abruzzo
Mario Marano Viola – Mountain Wilderness
Stefano Orlandini – Salviamo l’Orso
Augusto De Sanctis – Stazione Ornitologica Abruzzese
Luciano Di Tizio – WWF Abruzzo
Pierlisa Di Felice – Pro-Natura Abruzzo
Fabio Borlenghi – ALTURA Abruzzo


Voltare pagina con l’istituzione del Parco Nazionale Velino Sirente

Armeria-Velino

Parco Regionale Sirente Velino: voltare pagina con l’istituzione del Parco Nazionale

Di fronte all’incapacità delle Amministrazioni Regionali e Comunali di rilanciare la tutela degli ecosistemi del massiccio del Velino Sirente, Appennino Ecosistema e Salviamo l’Orso indicano nella proposta di istituire un grande Parco Nazionale l’unica soluzione percorribile

L’Aquila, 09/08/2016. A fronte di una situazione attuale di crisi e malcontento generalizzato, il futuro del Parco Regionale Sirente Velino vive oggi momenti di grande confusione, a seguito dell’ennesima proposta di riforma della sua legge istitutiva (progetto di legge regionale n. 39/2014, che sarebbe la quarta dal 1989, anno della sua istituzione), della terza proposta di riperimetrazione formulata da alcuni Sindaci della Valle Subequana e dell’Altopiano delle Rocche (senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici), e delle continue ed infruttuose riunioni convocate dalla Regione tra Sindaci del Parco ed Associazioni ambientaliste ed ecologiste che si susseguono ormai ininterrottamente fin dal mese di aprile scorso.
Questa situazione non può portare alla soluzione dei problemi del Parco ma anzi può solo crearne di ulteriori. Di fronte alla ormai conclamata mancanza di volontà di Sindaci e Regione di approvare finalmente il Piano del Parco, rendendolo realmente operativo e rilanciandone così le attività, l’unica soluzione per assicurare una efficace protezione agli ecosistemi del massiccio del Velino Sirente è quella di rinunciare alla tutela regionale e passare decisamente all’istituzione del progettato Parco Nazionale. Infatti, la mancata gestione del Parco Regionale da parte della Regione in questi 28 anni lo ha reso di fatto un vero e proprio ectoplasma, impedendone il funzionamento e qualsiasi ricaduta positiva sul territorio: non resta quindi che concludere una volta per tutte questa storia di croniche inadempienze, affrancando il Sirente Velino dalla tutela regionale.
La proposta di istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata cinque mesi fa da Appennino Ecosistema e formalizzata durante il workshop svoltosi a Lucoli nello scorso mese di maggio, comprende infatti l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino Ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco Nazionale. La zonazione prevista dal Piano del Parco Regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. L’adozione formale del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale. Senza il Piano del Parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio” (da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i Comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente Parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.
La proposta di istituzione del Parco Nazionale ha finora trovato il sostegno aperto delle Amministrazioni Comunali di Ocre, San Demetrio ne’ Vestini e Magliano de’ Marsi, il sostegno condizionato di quelle di Lucoli e L’Aquila, e l’interesse a vagliare la proposta di Fontecchio, Castel di Ieri, Acciano, Cerchio e Massa d’Albe, nonché del Presidente della Commissione Territorio e Ambiente della Regione Pierpaolo Pietrucci. Appennino Ecosistema continuerà a lavorare su questa proposta, in modo da arrivare ad una decisione in merito da parte della Regione Abruzzo entro la fine di quest’anno, per poi proseguire l’iter a livello nazionale.


Workshop: Verso il P.N. Velino Sirente

Workshop-Lucoli
In occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità proclamata dall’ONU, Amministratori, ricercatori, ecologisti, ambientalisti e semplici cittadini si incontrano per discutere insieme sulla proposta di istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente e sulla relativa bozza di zonazione elaborata dagli esperti di Appennino Ecosistema.


P.N. Velino Sirente: Appennino Ecosistema pronta a collaborare con Regione

Comuni interessati ad approfondire o aderire alla proposta Parco Nazionale del Velino Sirente

Bozza di carta del Parco Nazionale del Velino Sirente, con evidenziato il territorio dei Comuni che hanno aderito o espresso interesse ad approfondire la proposta di Parco Nazionale.

Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente:
1. Appennino Ecosistema sentito oggi dalla Commissione territorio del Comune dell’Aquila
2. altri tre Comuni si dichiarano disponibili ad appoggiare o ad approfondire la proposta
3. Appennino Ecosistema pronta a collaborare con la Regione sui nuovi progetti sciistici, nel rispetto della legge

L’Aquila, 13/04/2016. Dopo quelle di Ocre, Lucoli, Fagnano Alto, Fontecchio e L’Aquila, anche le Amministrazioni Comunali di Magliano de’ Marsi, Massa d’Albe e San Demetrio ne’ Vestini, appositamente consultate nei giorni scorsi, si sono dichiarate disponibili ad appoggiare o almeno ad approfondire la proposta di istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata poche settimane fa da “Appennino Ecosistema”. Nel corso dei recenti incontri con il Presidente dell’Associazione Bruno Petriccione, il Sindaco di Magliano de’ Marsi Mariangela Amiconi, quello di Massa d’Albe Giancarlo Porrini e quello di San Demetrio ne’ Vestini Silvano Cappelli hanno preso atto che il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione, ed hanno convenuto sul fatto che soltanto l’approvazione del Piano del Parco, con la sua rigorosa zonazione, avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. In questo senso, l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, oltre a garantire la conservazione di un immenso patrimonio di biodiversità, consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso una zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore.
L’intenzione di “Appennino Ecosistema” è infatti di arrivare all’approvazione della zonazione, sulla base dei poderosi studi già esistenti e mai utilizzati, già nella fase di istituzione del nuovo Parco Nazionale che avverrebbe, come previsto dalla Legge n. 394/1991, con Decreto del Presidente della Repubblica. Una proposta compiuta di zonazione, elaborata sulla base dei due studi finalizzati alla redazione del Piano del Parco (completati nel 1998 e del 2010), sarà presentata e discussa con tutti i soggetti interessati nel corso di un Convegno pubblico che si terrà a Lucoli sabato 21 maggio 2016, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità proclamata dalle Nazioni Unite.
In particolare, i Sindaci di Magliano de’ Marsi e di San Demetrio ne’ Vestini hanno espresso il loro grande favore alla proposta di Parco Nazionale, mentre con il Sindaco di Massa d’Albe si è convenuto di proseguire la discussione con tutti i cittadini, sottolineando che le zone di insediamento e di produzione agricola non potranno che essere comprese nella Zona C di “pre-Parco”.
Per quanto riguarda il Comune dell’Aquila, in attesa della preannunciata deliberazione di Giunta per richiedere l’inclusione della parte aquilana delle Doline di Ocre nel Parco (già candidate a divenire Riserva Naturale Statale), la discussione sulla proposta di inclusione nel futuro Parco Nazionale dell’importante area di circa 2000 ettari dei Monti la Quartora – Serralunga e Pesco Croce (già compresa in un Sito di Interesse Comunitario) è proseguita oggi durante una formale audizione di Appennino Ecosistema presso la Commissione Territorio del Consiglio Comunale dell’Aquila, nel corso della quale la maggioranza ha confermato l’interesse dell’Amministrazione ad approfondire la proposta.
In merito alla posizione espressa ieri dalla Regione Abruzzo tramite il Vicepresidente Giovanni Lolli sulle nuove opere previste nel Parco Regionale, Appennino Ecosistema si dichiara disponibile a collaborare per definire, con la tecnica della concertazione come annunciato da Lolli, un piano di interventi compatibili con la conservazione della biodiversità e con le normative europee e nazionali, mettendo cioè a confronto tutte le parti interessate, così come utilmente già avvenuto per il Gran Sasso.
In particolare, Appennino Ecosistema sottolinea come i progetti appena finanziati nel comprensorio sciistico della Magnola non abbiano ancora tutte le necessarie autorizzazioni, in quanto mancano quelle relative alla VIA e alla Valutazione di incidenza ambientale (trattandosi di area protetta a livello europeo come ZPS). Riguardo i Piani di Pezza, occorre tener presente che tutto il pianoro è SIC e ZPS, ed anche la zona di Piedi di Pezza (oggetto del collegamento sciistico ipotizzato in una delle due ipotesi che circolano) è soggetta a Valutazione di incidenza, perché tutto il territorio del Parco è comunque ZPS. E in tutte queste aree, come ha affermato ieri giustamente Lolli, è molto difficile, spesso quasi impossibile, realizzare qualsiasi progetto che alteri l’ambiente in modo significativo.


Ampliamento del comprensorio sciistico di Ovindoli-Campo Felice

Campo-Felice-CFTB12-S155Nuovo progetto di ampliamento del comprensorio sciistico di Ovindoli-Campo Felice senza nessuna integrazione con le altre aree del Parco Regionale, dei Siti di Interesse Comunitario e della Zona di Protezione Speciale dell’Unione Europea, come invece imporrebbe la legge.

L’Aquila, 31/03/2016. Come sempre, prima si stanziano i fondi e poi si valuta la compatibilità ambientale dei relativi progetti, rischiando di perdere tempo e soldi. Se la zonazione prevista dalla legge per il Parco Regionale Sirente Velino fosse stata finalmente approvata, sapremmo già in anticipo se questi progetti sono o no compatibili con il necessario regime di protezione dell’ambiente del Parco. Di certo, non lo è il ventilato collegamento con Campo Felice, attraverso delicatissimi ecosistemi che sarebbero certamente devastati dalle infrastrutture necessarie. Pressapochismo, ignoranza e incapacità istituzionale, unite in un pericoloso cocktail per continuare ad imbrogliare le popolazioni locali, a danno dell’integrità ecologica del territorio protetto. Vedremo se questi progetti resisteranno al vaglio della Valutazione di Impatto Ambientale e della Valutazione di Incidenza Ambientale, obbligatorie per legge. Nel frattempo il Parco Regionale del Sirente Velino continua ad essere allo sbando, senza Piano del Parco, zonazione e senza alcuno slancio, mentre interventi di questo genere vengono spacciati come volano per il rilancio di un turismo limitato a soli pochi mesi l’anno . E’ per questo che Appennino Ecosistema continua instancabilmente ad andare avanti nella campagna perché il Velino Sirente divenga un grande Parco Nazionale, incontrando tutti i Sindaci del Parco, e non solo quelli delle “fortunate” aree oggetto degli investimenti regionali. Staremo a vedere cosa prevedono i progetti finanziati in dettaglio; in ogni caso, pretenderemo il rispetto della legge e degli ecosistemi che sostengono la nostra stessa vita.


P.N. Velino Sirente: Fagnano Alto, Fontecchio e L’Aquila, disponibili ad approfondire

Le Doline di Ocre

Le Doline di Ocre, già candidate a divenire Riserva Naturale Statale, sono ora proposte dai Comuni di Ocre e dell’Aquila come punta di diamante del futuro Parco Nazionale del Velino Sirente

Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente: dopo i Comuni di Lucoli ed Ocre, anche quelli di Fagnano Alto, Fontecchio e L’Aquila disponibili ad appoggiare o ad approfondire la proposta.
Continuano le consultazioni da parte di “Appennino Ecosistema” delle 25 Amministrazioni Comunali interessate dall’istituzione del Parco Nazionale.

L’Aquila, 23/03/2016. Dopo quelle di Ocre e Lucoli, anche le Amministrazioni Comunali di Fagnano Alto, Fontecchio e L’Aquila, appositamente consultate nei giorni scorsi, si sono dichiarate disponibili ad appoggiare o almeno ad approfondire la proposta di istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata due settimane fa da “Appennino Ecosistema”. Nel corso dei recenti incontri con il Presidente dell’Associazione Bruno Petriccione, il Sindaco di Fagnano Alto Francesco D’Amore, quello di Fontecchio Sabrina Ciancone e l’Assessore all’Ambiente del Comune dell’Aquila Maurizio Capri hanno preso atto che il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione, ed hanno convenuto sul fatto che soltanto l’approvazione del Piano del Parco, con la sua rigorosa zonazione, avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. In questo senso, l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, oltre a garantire la conservazione di un immenso patrimonio di biodiversità, consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso una zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore.
L’intenzione di “Appennino Ecosistema” è infatti di arrivare all’approvazione della zonazione, sulla base dei poderosi studi già esistenti e mai utilizzati, già nella fase di istituzione del nuovo Parco Nazionale che avverrà, come previsto dalla Legge n. 394/1991, con Decreto del Presidente della Repubblica.
Una proposta compiuta di zonazione, elaborata sulla base dei due poderosi studi finalizzati alla redazione del Piano del Parco (completati nel 1998 e del 2010), sarà presentata e discussa con tutti i soggetti interessati nel corso di un Convegno pubblico che si terrà a Lucoli il 22 maggio 2016, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità proclamata dalle Nazioni Unite.
In particolare, con il Sindaco di Fagnano Alto si è convenuto di proseguire la discussione con tutti i cittadini, sottolineando che le preziose zone vallive di produzione agricola e di tartufi non potranno che essere comprese nella Zona C di “pre-Parco”, ove tali utilizzazioni saranno valorizzate e potranno dotarsi del marchio di qualità del futuro Parco Nazionale.
Con il Sindaco di Fontecchio, ci si è trovati d’accordo sul coinvolgimento nella proposta di Parco Nazionale di tutti i cittadini attivi del piccolo Comune, in armonia con il grande e coraggioso progetto “Casa e bottega” appena lanciato dalla stessa Amministrazione Comunale.
L’Assessore all’Ambiente dell’Aquila, infine, ha preannunciato una deliberazione di Giunta per richiedere l’inclusione della parte aquilana delle Doline di Ocre nel Parco (già candidate a divenire Riserva Naturale Statale). La discussione sulla proposta di inclusione nel futuro Parco Nazionale dell’importante area dei Monti la Quartora e Pesco Croce (già compresa in un Sito di Interesse Comunitario) proseguirà nelle prossime settimane con tutti i soggetti interessati, anche attraverso un’audizione di Appennino Ecosistema presso la Commissione Territorio del Consiglio Comunale dell’Aquila.
Riguardo le recenti voci di riperimetrazione del Parco Regionale e gli incontri seguiti a Pescara, il Presidente di Appennino Ecosistema Bruno Petriccione ha dichiarato: “Le recenti dichiarazioni dell’Assessore Regionale ai Parchi Donato Di Matteo sul ventilato rilancio del Parco Regionale attraverso l’approvazione dell’ennesima legge di riordino (che sarebbe la quarta dalla sua istituzione) appaiono ipocrite e assolutamente non credibili. Se l’Assessore vuole dare un segno della volontà dell’Amministrazione Regionale di rendere finalmente il Parco realmente operativo, applichi le normative regionali vigenti e proceda rapidamente all’adozione formale del Piano del Parco secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che prevedevano l’entrata in vigore della relativa zonazione entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale”.


P.N. Velino Sirente: Lucoli ed Ocre sostengono la proposta

Nella carta, il territorio dei Comuni di Lucoli e di Ocre (AQ) candidato a far parte del futuro Parco Nazionale del Velino Sirente (in rosso le aree Natura 2000, in verde quelle attualmente ancora prive di protezione). Clicca per vedere la mappa più grande.

Nella carta, il territorio dei Comuni di Lucoli e di Ocre (AQ) candidato a far parte del futuro Parco Nazionale del Velino Sirente (in rosso le aree Natura 2000, in verde quelle attualmente ancora prive di protezione). Clicca per vedere la mappa più grande.

Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente: i Comuni di Lucoli ed Ocre sostengono l’istituzione di un Parco con confini, zonazione e regime di protezione scientificamente fondati. Stamattina conferenza stampa di “Appennino Ecosistema” e “Salviamo l’Orso”, con la partecipazione del Vice Sindaco di Lucoli, per presentare le iniziative in corso.

L’Aquila, 08/03/2016. Si è svolta stamattina all’Aquila una conferenza stampa per presentare le iniziative in corso volte all’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente. Il Presidente di “Appennino Ecosistema” Bruno Petriccione e il rappresentante di “Salviamo l’Orso” Daniele Valfrè hanno presentato i dettagli della proposta e delle iniziative in corso, mentre il Vice Sindaco del Comune di Lucoli Rossano Soldati ha spiegato le ragioni della sua adesione. Assente per motivi di salute il Sindaco del Comune di Ocre Fausto Fracassi, che comunque ha comunicato la sua piena adesione alla proposta.
“La proposta parte dalla constatazione” – ha affermato Bruno Petriccione – “che il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione. Dopo quasi trent’anni, ancora non è stato approvato il Piano del Parco, che avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili: ciò dimostra l’incapacità e l’inadeguatezza dell’Amministrazione Regionale Abruzzese di gestire un’area così importante e vasta”.
“L’istituzione del Parco Nazionale del Velino-Sirente” – ha affermato Daniele Valfrè – “oltre a garantire la conservazione del suo immenso patrimonio di biodiversità (50 comunità vegetali, 1600 specie vegetali e 200 di vertebrati), consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso una zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore”.
L’intenzione di “Appennino Ecosistema” è di arrivare all’approvazione della zonazione, sulla base dei poderosi studi già esistenti e mai utilizzati, già nella fase di istituzione del nuovo Parco con Decreto del Presidente della Repubblica, in base alla Legge n. 394/1991.
“Appennino Ecosistema” – ha affermato Bruno Petriccione – “avvierà fin da domani un’intensa fase di consultazione delle altre venti Amministrazioni Comunali interessate dal Parco, a partire da quelle più piccole della Valle Subequana, e di tutte le forze politiche regionali, in modo da ampliare progressivamente il sostegno alla proposta. Gli ecologi, geologi, giuristi e conservazionisti che compongono il proprio Consiglio scientifico si metteranno quindi all’opera per ridisegnare caratteristiche, territorio e modalità di gestione della nuova grande area protetta, in modo da presentare una proposta compiuta di zonazione nel corso di un Convegno pubblico che si terrà a Lucoli il 22 maggio prossimo, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità proclamata dalle Nazioni Unite”.
“Si tratta di una grande opportunità” – ha affermato il Vice Sindaco di Lucoli Rossano Soldati – “per gestire il nostro territorio in modo rispettoso dell’ambiente, sviluppando un turismo di tipo naturalistico adeguato ai grandi valori ecologici ivi presenti e rilanciando gli investimenti pubblici in questo senso”.
“Sono assolutamente favorevole a questa proposta” – ha dichiarato il Sindaco di Ocre Fausto Fracassi – “che servirà a valorizzare un territorio di altissimo valore ambientale ed a saldare l’area attualmente protetta a livello regionale con quella dell’istituenda Riserva Naturale Statale delle Doline di Ocre”.
Il nuovo Parco Nazionale potrebbe comprendere il territorio di tutte le aree protette del massiccio, a livello regionale, nazionale ed europeo, in linea con quanto richiesto dalla Strategia Nazionale sulla Biodiversità e dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, per un totale di circa 100.000 ettari. Ci troviamo infatti in una vasta area posta proprio al centro delle maggiori aree protette a livello nazionale ed europeo (i Parchi Nazionali del Gran Sasso, della Majella e d’Abruzzo), con le quali il massiccio del Velino-Sirente compone una formidabile rete ecologica, un vasto territorio di quasi 100.000 ettari protetto a livello nazionale dalla Riserva Naturale Orientata Monte Velino, a quello regionale dal Parco del Sirente-Velino (oltre che dalla Riserva Naturale Gole di San Venanzio) in Abruzzo e dalla Riserva Naturale Montagne della Duchessa nel Lazio, ed anche a livello di Unione Europea attraverso due grandi Zone di Protezione Speciale e ben sette Siti di Interesse Comunitario.


Regione inadeguata ed incapace

Narcissus-poeticus-AZ200513-085Regione inadeguata ed incapace: al massiccio del Sirente-Velino occorrono i confini, la zonazione e il regime di protezione scientificamente fondati di un grande Parco Nazionale. Il Presidente di “Appennino Ecosistema” risponde all’ex Sindaco di Rocca di Mezzo Emilio Nusca.

L’Aquila, 04/03/2016. In merito all’articolo “I parchi vanno solo gestiti bene” pubblicato oggi sull’edizione dell’Aquila de “Il Centro”, riportante l’intervento dell’ex Sindaco di Rocca di Mezzo Emilio Nusca, il Presidente di “Appennino Ecosistema” Bruno Petriccione ha rilasciato la dichiarazione che segue.
“Il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione. Dopo quasi trent’anni, ancora non è stato approvato il Piano del Parco (nonostante sia stato redatto da decenni e sia anche stato successivamente aggiornato), che avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Di fronte all’incapacità di gestire un’area così importante e vasta da parte dell’Amministrazione Regionale Abruzzese, che si è mostrata assolutamente inadeguata allo scopo, non riuscendo neppure ad approvare il Piano del Parco e mutandone più volte i confini senza seguire alcun criterio scientifico e che ripropone di volta in volta riforme peggiorative e parziali, occorre cambiare strada. L’unica via possibile per garantire la necessaria protezione agli ecosistemi ed alle specie del grande massiccio del Velino-Sirente ed insieme la possibilità di perseguire un tranquillo sviluppo delle attività turistiche e sportive nei luoghi opportuni (senza per questo determinare la perdita o il danneggiamento dei delicati ecosistemi delle nostre montagne)
appare quella di trasformarlo in un grande Parco Nazionale, da gestire con un approccio integrato e scientificamente fondato.
L’istituzione del Parco Nazionale del Velino-Sirente, oltre a garantire la conservazione del suo immenso patrimonio di biodiversità, consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso una zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore.
Il nuovo Parco Nazionale potrebbe comprendere il territorio di tutte le aree protette del massiccio, a livello regionale, nazionale ed europeo, in linea con quanto richiesto dalla Strategia Nazionale sulla Biodiversità e dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, per un totale di circa 100.000 ettari. Ci troviamo infatti in una vasta area posta proprio al centro delle maggiori aree protette a livello nazionale ed europeo (i Parchi Nazionali del Gran Sasso, della Majella e d’Abruzzo), con le quali il massiccio del Velino-Sirente compone una formidabile rete ecologica, un vasto territorio di quasi 100.000 ettari protetto a livello nazionale dalla Riserva Naturale Orientata Monte Velino, a quello regionale dal Parco del Sirente-Velino (oltre che dalla Riserva Naturale Gole di San Venanzio) in Abruzzo e dalla Riserva Naturale Montagne della Duchessa nel Lazio, ed anche a livello di Unione Europea attraverso due grandi Zone di Protezione Speciale e ben sette Siti di Interesse Comunitario”.


Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente

Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente: appello per trasformare il desueto Parco Regionale del Sirente-Velino in un grande Parco Nazionale con confini, zonazione e regime di protezione scientificamente fondati. La nuova Associazione “Appennino Ecosistema” mette a disposizione le proprie competenze scientifiche per ridisegnare caratteristiche, territorio e modalità di gestione della più grande area protetta a livello regionale.

Bozza confini P.N. Velino Sirente

Prima bozza di carta del progettato Parco Nazionale del Velino Sirente.

L’Aquila, 25/05/2016. Mentre vi si svolgono i Campionati mondiali studenteschi di sci, portando al centro dell’attenzione mondiale gli stupendi paesaggi appenninici, nuove minacce incombono sui delicati e intatti ecosistemi di alta quota del massiccio del Velino. Recentemente, infatti, il Presidente della Regione Abruzzo ha annunciato la prossima realizzazione di nuovi impianti sciistici nel comprensorio della Magnola-Ovindoli, verso le creste dei Monti della Magnola confinanti con i Piani di Pezza, con il non celato obiettivo di giungere progressivamente a collegare quel comprensorio con quello di Campo Felice. La realizzazione di queste infrastrutture, di nessuna delle quali sono stati ancora valutati l’incidenza e l’impatto ambientale come prevede la legge, danneggerebbe irreparabilmente specie ed ecosistemi di alta montagna protetti a livello nazionale ed europeo. E’ ora di interrompere questo modo irrazionale di gestire il territorio basato su interventi episodici ed annunci propagandistici, per passare decisamente ad un approccio integrato e scientificamente basato, che consenta il tranquillo sviluppo delle attività turistiche e sportive nei luoghi opportuni, senza per questo determinare la perdita o il danneggiamento dei delicati ecosistemi delle nostre montagne.
Ci troviamo in una vasta area posta proprio al centro delle maggiori aree protette a livello nazionale ed europeo (i Parchi Nazionali del Gran Sasso, della Majella e d’Abruzzo), con le quali il massiccio del Velino-Sirente compone una formidabile rete ecologica, un vasto territorio di quasi 100.000 ettari protetto a livello nazionale dalla Riserva Naturale Orientata Monte Velino, a quello regionale dal Parco del Sirente-Velino (oltre che dalla Riserva Naturale Gole di San Venanzio) in Abruzzo e dalla Riserva Naturale Montagne della Duchessa nel Lazio, ed anche a livello di Unione Europea attraverso due grandi Zone di Protezione Speciale e ben sette Siti di Interesse Comunitario.
Nonostante ciò, il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione. Dopo quasi trent’anni, ancora non è stato approvato il Piano del Parco (nonostante sia stato redatto da decenni e sia anche stato successivamente aggiornato), che avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Di fronte all’incapacità di gestire un’area così importante e vasta da parte dell’Amministrazione Regionale, che ne ha più volte mutato i confini senza seguire alcun criterio scientifico e che ripropone di volta in volta riforme peggiorative e parziali, l’unica via per garantire la necessaria protezione agli ecosistemi ed alle specie del grande massiccio del Velino-Sirente appare quella di trasformarlo in un grande Parco Nazionale.
Il nuovo Parco Nazionale potrebbe comprendere il territorio di tutte le aree protette del massiccio, a livello regionale, nazionale ed europeo, in linea con quanto richiesto dalla Strategia Nazionale sulla Biodiversità e dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, per un totale di circa 100.000 ettari.
L’istituzione del Parco Nazionale del Velino-Sirente, oltre a garantire la conservazione del suo immenso patrimonio di biodiversità, consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso un’attenta zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici (incluse le attività sciistiche) nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore.
Appennino Ecosistema rivolge quindi un appello a tutte le Associazioni ecologiste e a tutte le forze politiche rappresentate nel Consiglio Regionale Abruzzese affinché si facciano promotrici di una proposta compiuta in questo senso da sottoporre al Ministero dell’Ambiente, ed alle Amministrazioni Comunali di Lucoli ed Ocre perché la sostengano, in modo da includere le porzioni più integre del territorio di loro competenza nel futuro Parco Nazionale.
Appennino Ecosistema mette fin d’ora a disposizione le competenze dei 22 ecologi, geologi, giuristi e conservazionisti che compongono il proprio Consiglio scientifico, per ridisegnare caratteristiche, territorio e modalità di gestione della più grande area protetta a livello regionale.