Tag: Regione Abruzzo

Regione Abruzzo diffidata ad adottare il Piano del P.R. Sirente Velino

La Regione Abruzzo diffidata ad adottare il Piano del Parco Regionale Sirente Velino

Mentre il Consiglio Regionale si appresta a porre la pietra tombale sul mai decollato ed unico Parco Regionale abruzzese, gli ecologisti chiedono che sia rispettata la legge con l’approvazione del Piano del Parco.

L’Aquila, 22/12/2016. Le Associazioni Appennino Ecosistema, Mountain Wilderness, Salviamo l’orso e LIPU hanno inviato stamattina al Presidente della Giunta Regionale Abruzzese una formale diffida ad adottare il Piano del Parco Regionale Sirente Velino.

La Regione è stata diffidata, in forza del D.lgs. n. 198/2009, art. 3 (norme sull’efficienza delle Pubbliche Amministrazioni), a provvedere all’avvio del procedimento amministrativo finalizzato all’adozione del Piano del Parco Regionale Sirente Velino, esercitando i poteri sostitutivi nei confronti dell’Ente del Parco, inerte da oltre sei anni, in base a quanto previsto dall’art. 4, comma 1, della L.R. n.  42/2011 (Nuova disciplina del Parco Regionale). La Regione è stata anche diffidata a provvedere alla nomina di tutti i membri del Consiglio Direttivo e della Comunità del Parco non ancora nominati o designati, anche esercitando i poteri sostitutivi in base a quanto previsto dall’art. 11, comma 7, della L.R. n.  38/1996 (Legge quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo).

 Nel documento, elaborato dai giuristi delle Associazioni, si lamenta che:

  • il Piano del Parco è stato predisposto nel 2010 dall’Ente Parco (presso la sede del quale è depositato), ma non è mai stato approvato dal suo Consiglio Direttivo, che manca ancora di alcuni dei suoi componenti e che non ha ancora attivato la procedura prevista dall’art. 14 della L.R. n. 38/1996;
  • l’adozione del predetto Piano da parte della Regione Abruzzo sarebbe invece dovuta avvenire al termine del predetto procedimento amministrativo, mai compiutamente avviato dall’Ente Parco;
  • la mancata approvazione del Piano del Parco Regionale Sirente Velino ha provocato gravi danni, che si protraggono fin dall’anno 1990 (entro il quale, in base all’art. 11 della L.R. n. 54/1989 di istituzione del Parco, la Regione avrebbe dovuto approvare la zonazione ed il Regolamento del Parco); si è trattato di danni all’economia delle comunità dei Comuni compresi nel territorio del Parco, di ingiustificate limitazioni ai diritti soggettivi ed agli interessi legittimi dei residenti e dei turisti generalizzate al tutto il territorio del Parco, nonché di obiettive limitazioni ai doverosi interventi di conservazione attiva degli ecosistemi e delle specie da effettuarsi particolarmente nelle zone A e B del Parco, mai compiutamente delimitate. Infatti, fino all’approvazione del Piano del Parco vigono su tutto il suo territorio, in modo generalizzato, i divieti previsti dalle “Norme transitorie di salvaguardia”, in base all’art. 8 della L.R. n. 38/1996, e quelli previsti dalle “Misure di salvaguardia”, in base agli artt. 6 e 11 della L. n. 394/1991 (che si applicano anche alle aree naturali protette regionali, con le relative sanzioni previste dall’art. 34, c. 3 della L.R. n. 38/1996);
  • nonostante l’inerzia dell’Ente Parco relativamente all’adozione del Piano, la Giunta regionale non ha utilizzato i poteri sostitutivi, ex art. 4, comma 1, della L.R. n. 42/2011;
  • nonostante l’inerzia nella designazione o nomina dei membri del Consiglio direttivo del Parco, la Giunta regionale non ha provveduto alle nomine sostitutive, ex art. 11, comma 7, della L.R. n. 38/1996.

In base alla diffida inviata, la Regione ha ora 30 giorni per rispondere alle Associazioni, pena la violazione dell’art. 328, comma 2, del codice penale (rifiuto di atti d’ufficio). Altri 60 giorni sono concessi alla Regione dalla legge per provvedere a quanto richiesto dalle normative regionali, con l’adozione del Piano del Parco. In caso di mancato adempimento, le Associazioni ricorreranno al T.A.R., al quale chiederanno di accertare l’omissione e di condannare la Regione ad adottare il Piano.

A fronte dell’attuale situazione di crisi, malfunzionamento e malcontento generalizzato nei confronti del Parco Regionale Sirente Velino, dovuta alla cronica mancata applicazione delle leggi regionali, la Regione sta per approvare una completa revisione della legge istitutiva del Parco, che comprende la riduzione dei suoi confini, in particolare nella Valle Subequana, senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici, con una perdita secca di quasi tutto il versante sinistro orografico della Valle dell’Aterno e di una superficie di circa 5-10.000 ettari, pari al 10-20% dell’intera superficie protetta, in zone caratterizzate da habitat e specie prioritarie a livello europeo, destinate secondo il (mai approvato) Piano del Parco a divenire zone “B” di Riserva Generale.

Si punta insomma ad avviare lo smantellamento del Parco, senza pensare che la Legge regionale prevede che l’adozione formale del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale.

Se la Regione non cambiasse rapidamente rotta, l’unica alternativa sarebbe la rinuncia alla tutela regionale e l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata all’inizio di quest’anno da Appennino Ecosistema, che comprende l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino Ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco Nazionale. La zonazione prevista dal Piano del Parco Regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Senza il Piano del Parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio” (da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i Comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente Parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.

Sarah Gregg – Direttore di Appennino Ecosistema

Carlo Alberto Pinelli – Presidente di Mountain Wilderness

Stefano Orlandini – Presidente di Salviamo l’orso

Fulvio Mamone Capria – Presidente della Lega Italiana Protezione Uccelli


Conflitto di interessi del Presidente Berardinetti?

Lilium martagone

Conflitto di interessi del Presidente Berardinetti?

Le Associazioni ecologiste presentano un esposto contro il Presidente della Commissione Agricoltura per il doppio ruolo assunto nell’iter di approvazione della controriforma della Legge Regionale forestale, in discussione domani al Consiglio Regionale dell’Abruzzo

L’Aquila, 12/12/2016. Le Associazioni ecologiste Appennino Ecosistema, LIPU Abruzzo e ALTURA Abruzzo hanno presentato oggi un esposto alle Procure della Repubblica dell’Aquila e di Avezzano e ai Comandi regionale e provinciale del Corpo Forestale dello Stato per evidenziare un possibile conflitto di interessi del Consigliere Regionale dell’Abruzzo Lorenzo Berardinetti, in merito all’iter di approvazione della proposta di legge regionale n. 304/2016 (“Modifiche e integrazioni alla L.R. n. 3/2014 sulle foreste e i pascoli”), a firma Berardinetti e Pepe.
La controriforma della Legge Regionale quadro per la tutela delle foreste e dei pascoli è stata approvata il 23 novembre scorso da parte della Commissione Agricoltura del Consiglio regionale, presieduta da Lorenzo Berardinetti. Tra i soggetti privati che sarebbero favoriti dalle nuove norme sono inclusi alcuni importanti Consorzi forestali, uno dei quali, il “Consorzio Forestale Marsica Occidentale”, è costituito tra le Amministrazioni Comunali di Sante Marie, Pereto e Rocca di Botte ed alcuni soggetti privati (COLAFOR, IRMF, GEFORA). Le associazioni esponenti, rappresentate da Sarah Gregg, Stefano Allavena e Fabio Borlenghi, chiedono all’Autorità giudiziaria di accertare la sussistenza di un conflitto di interessi di Lorenzo Berardinetti, che si adopera per la presentazione (in quanto Consigliere Regionale) e l’approvazione (in quanto Presidente della Commissione Agricoltura) di una proposta di legge che, se approvata, favorirebbe direttamente il Consorzio Forestale “Marsica Occidentale” del quale è socio in quanto Sindaco del Comune di Sante Marie (AQ). Le Associazioni chiedono di sapere se in tali comportamenti non possano ravvisarsi illeciti penali, tra i quali quello previsto dall’art. 323 c.p. (abuso d’ufficio).
La controriforma della Legge forestale, che sarà esaminata domani (13 dicembre), dal Consiglio regionale, se approvata vanificherebbe tutti i contenuti innovativi a tutela degli ecosistemi forestali e dei pascoli. Le foreste e le praterie pascolate sono ecosistemi di enorme importanza ecologica, cioè beni comuni che producono servizi di fondamentale utilità per tutti, e non solo beni da sfruttare. Soltanto la rapida approvazione del suo Regolamento di applicazione potrebbe garantire un’efficace tutela ed un’utilizzazione ecologicamente fondata degli ecosistemi forestali e di prateria della regione.
Le modifiche e le integrazioni che sarebbero apportate alla vigente Legge Regionale forestale consentirebbero alla Giunta Regionale di adottare provvedimenti “temporanei” di autorizzazione allo sfruttamento di boschi e pascoli, anche senza i necessari ed obbligatori Piani di gestione, come invece prevede la legge. Persino tutto il patrimonio destinato agli usi civici potrebbe essere affidato velocemente anche a privati senza scrupoli, che lo sottrarrebbero alla sua destinazione che è per definizione di pubblica utilità. Le nuove norme proposte consentirebbero anche l’iscrizione all’Albo regionale di imprese forestali di privati e Consorzi protagonisti di decine e decine di illeciti amministrativi, legati ad uno sfruttamento eccessivo e di rapina del patrimonio forestale regionale, purché questi non abbiano comportato condanne penali.
La controriforma proposta dalla Giunta Regionale snaturerebbe la Legge quadro per la tutela delle foreste e dei pascoli, riaprendo la possibilità di uno sfruttamento selvaggio degli ecosistemi forestali e dei pascoli, come avevano già denunciato lo scorso luglio le Associazioni ecologiste. Si continua a percorrere una strada tracciata da gruppi di pressione che non tollerano una gestione del patrimonio naturale regionale nell’interesse pubblico e non di pochi gruppi di potere ben organizzati.
La Legge che già si vorrebbe cambiare non è stata mai compiutamente applicata, mancandone incredibilmente ancora il Regolamento di attuazione, a due anni dalla scadenza del termine previsto per la sua presentazione al Consiglio da parte della Giunta Regionale. Senza l’approvazione del Regolamento, che secondo la legge avrebbe dovuto definire prescrizioni e limiti d’uso di tutti i boschi e i pascoli della regione, nonché le relative procedure autorizzative, non è ovviamente possibile verificare se la modernissima legge finalmente varata all’inizio del 2014, dopo anni di attesa, sia in grado di regolamentare in modo efficace la tutela e l’utilizzazione degli ecosistemi forestali e di prateria della regione.
Occorrerebbe invece giungere ad una rapida approvazione del Regolamento di attuazione della L.R. n. 3/2014, in modo da disciplinare in modo certo ed univoco tutte le attività di pastorizia e sfruttamento dei boschi, oggi prive di regole certe e quindi foriere di provocare gravi danni.

Appennino Ecosistema

LIPU Abruzzo

ALTURA Abruzzo

associazioni-berardinetti


Regione Abruzzo, un passo avanti e uno…..indietro!

orso bruno marsicano

Giovane orso bruno marsicano.
© V. Mastrella Archivio Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

Regione Abruzzo, un passo avanti e uno…..indietro !

Si rinnova il Protocollo d’Intesa tra Abruzzo , Lazio e Molise per le “Azioni urgenti a tutela dell’Orso bruno marsicano nel suo areale di distribuzione”…..ma il rappresentante della Regione Abruzzo annuncia pubblicamente le sue dimissioni poichè non viene messo in condizione di lavorare.

L’Aquila, 30/11/2016. Oggi a Pescasseroli presso la sede del PNALM verranno firmati 2 importanti accordi destinati a delineare nelle intenzioni del Ministero  le strategie di conservazione dell’orso marsicano.
Il primo è  un accordo politico denominato appunto “Accordo fra Pubbliche Amministrazioni per l’implementazione del Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso bruno marsicano (PATOM) nel biennio 2016-2018 “  e fa da cornice  al “ Protocollo d’Intesa per le  “Azioni urgenti a tutela dell’Orso bruno marsicano nel suo areale di distribuzione”.
Il rinnovo dell’Accordo tra P.A. (e del  Protocollo ..) scaduto a marzo 2016 che le associazioni hanno richiesto da prima dell’estate  e’ indubbiamente una buona notizia ; le associazioni rallegrandosene danno atto al Ministero di averlo perseguito con tenacia specialmente sul piano politico viste le resistenze e le lungaggini burocratiche che ha incontrato specialmente in Regione Lazio.

Il precedente Protocollo lungi dall’aver raggiunto tutti i traguardi che si era posto ha segnato però  una grande differenza rispetto alla nullità dei risultati  che il PATOM aveva raggiunto negli anni precedenti. Dal 2014 ad oggi chi ha seguito questa  vicenda non può che registrare alcuni risultati e passi avanti  che se da una parte ancora  non mettono in sicurezza la nostra popolazione di orso dall’altra dimostrano che se c’è  volontà politica e impegno umano si possono cambiare le cose  e la lista delle cose fatte qui di seguito lo sta a dimostrare

  • Il coinvolgimento formale e coordinato di 3 amministrazioni regionali sulle politiche di conservazione dell’orso
  • L’avere affrontato a tutto campo e finalmente con decisione la questione della  zootecnia, del pascolo brado e, in parte,  della sanità animale in area PNALM e nelle aree montane abruzzesi
  • Le azioni contro il randagismo canino portate avanti dalle aree protette abruzzesi ed i loro recenti richiami alle responsabilita’ e ad un nuovo impegno delle ASL in questo campo
  • La creazione nel calendario venatorio abruzzese di una prima area braccata–free fuori dalla ZPE del PNALM e sovrapposta ad uno dei 2 più importanti corridoi ecologici tra PNALM e PNM. Area implementata per la prima volta lo scorso anno  e che quest’anno viene riproposta e validata da una mole di dati di presenza orso  che ne giustificano ampiamente e scientificamente l’esistenza
  • Il calendario venatorio del Lazio che dall’altr’anno tiene conto in tre differenti aree regionali  della possibile presenza dell’orso e regola l’attività di caccia in maniera che possa essere meno impattante sulla specie
  • L’avvio di una rete di monitoraggio della presenza della specie al di fuori delle aree protette
  • L’istituzione e le attività dei Nuclei Cinofili Antiveleno nella prevenzione e nel contrasto all’uso del veleno ( di cui oggi si è parlato in mattinata a Pescasseroli nell’ambito della presentazione del Progetto LIFE-PLUTO)

Basterebbero quindi questi primi risultati a salutare con soddisfazione e speranza di far sempre meglio i nuovi accordi firmati oggi a Pescasseroli se non fosse che ancora una volta la Regione Abruzzo , la Regione  che dovrebbe assumere un ruolo di guida e di indirizzo continua a venir meno a questo ruolo, considerato che ha partecipato solo per 2 delle 7 azioni citate complicando e rallentando proprio il lavoro del suo rappresentante.  

È  infatti solo di Domenica scorsa l’annuncio delle dimissioni dai suoi incarichi relativi ai piani di conservazione dell’orso , del Dott Massimo Pellegrini , rappresentante appunto della Regione Abruzzo all’interno dell’Autorità di Gestione del PATOM e responsabile della verifica della attuazione delle azioni del protocollo per la parte di competenza abruzzese.
Intervenendo ad Anversa degli Abruzzi Domenica scorsa, Pellegrini sfibrato dalla cronica  incapacità a decidere della Regione e dalla totale indifferenza di alcuni dirigenti o funzionari regionali  la cui “produttività” non è  certo incentivata dall’attuale giunta regionale ha detto basta !  Di fronte a richieste ed impegni che tra l’altro  non sono frutto delle paturnie degli ambientalisti ma di precise norme europee e nazionali e di accordi liberamente sottoscritti , quale questo siglato oggi a Pescasseroli, le strutture regionali sembrano sempre cadere dalle nuvole , incapaci di produrre anche il minimo risultato. Molto di ció che si è  ottenuto lo dobbiamo anche al suo lavoro, del tutto gratuito,  e riteniamo intollerabile che gli uffici regionali vanifichino gli sforzi di chi vuole onorare gli impegni presi esponendolo cosi  anche a critiche  personali . Esemplificativa della situazione in cui lui ed altri si trovano ad operare è la farsa recitata intorno  alla LEGGE REGIONALE 9 GIUGNO 2016 N. 15 e denominata  “Interventi a favore della conservazione dell’Orso bruno marsicano” ;  Legge pubblicata sul BURA da 6 mesi e  che questi uffici regionali non riescono a dotare della stratosferica somma di Euro 30.000 senza i quali rimane assolutamente inutile. È di ieri la dichiarazione dell’Assessore Pepe che ne promette il finanziamento entro la fine dell’anno , speriamo sia in grado di mantenere la sua promessa , gliene saremmo grati …

A questo punto per non buttare al vento i risultati ottenuti e dar continuità alle politiche recentemente intraprese la Regione DEVE stabilire subito condizioni e/o adottare soluzioni che permettano a Pellegrini  di tornare sui suoi passi o di trovare un sostituto che sia all’ altezza di sostituirlo dignitosamente. Tra l’altro siamo assai curiosi di  vedere chi rappresenterà la Regione Abruzzo oggi a Pescasseroli , in un occasione che registra la presenza del Direttore generale del Ministero l’assenza di un’adeguata rappresentanza istituzionale sarebbe l’ennesima brutta figura collezionata da D’Alfonso e compagni con il MATTM .

Salviamo l’Orso  
Dalla Parte dell’Orso 
Mountain Wilderness
LIPU Abruzzo
Appennino Ecosistema
logos-30-11


Sindaci e Regione vogliono distruggere il Parco Regionale Sirente Velino

Velino Sirente

Sindaci e Regione vogliono distruggere il Parco Regionale Sirente Velino

Oggi la Commissione Ambiente del Consiglio Regionale riprova a porre la pietra tombale sul mai decollato ed unico Parco Regionale abruzzese. Gli ecologisti chiedono invece che sia rispettata la legge con l’approvazione del Piano del Parco o, in alternativa, la sua trasformazione in Parco nazionale.

L’Aquila, 24/11/2016. A fronte dell’attuale situazione di crisi, malfunzionamento e malcontento generalizzato, il futuro del Parco Regionale Sirente Velino potrebbe ormai essere segnato per sempre. Nella seduta di oggi della 2a Commissione (Ambiente e Territorio) del Consiglio Regionale Abruzzese, infatti, si tenterà di nuovo di celebrare il funerale del Parco, sugellando uno sciagurato accordo tra alcuni agguerriti Sindaci (soprattutto dei paesi della Valle Subequana) e alcuni ambientalisti della zona, ed il tutto con la benedizione del noto “ambientalista” Presidente della Commissione Pierpaolo Pietrucci. In cosa consisterebbe l’accordo faticosamente raggiunto? Ma è alquanto ovvio, nella riperimetrazione dei confini del Parco nella Valle Subequana, senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici, con una perdita secca di quasi tutto il versante sinistro orografico della Valle dell’Aterno e di una superficie di circa 5-10.000 ettari, pari al 10-20% dell’intera superficie protetta, in zone caratterizzate da habitat e specie prioritarie a livello europeo, destinate secondo il (mai approvato) Piano del Parco a divenire zone “B” di Riserva Generale.

Si punta insomma ad avviare lo smantellamento del Parco, senza pensare che la Legge regionale prevede che l’adozione formale del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale.

Le Associazioni ecologiste Appennino Ecosistema, WWF Abruzzo Montano, LIPU Abruzzo, ALTURA Abruzzo e Salviamo l’Orso affermano che, a fronte della ormai conclamata mancanza di volontà di Sindaci e Regione di approvare finalmente il Piano del Parco, rendendolo realmente operativo e rilanciandone così le attività, l’unica soluzione per assicurare un’efficace protezione agli ecosistemi del massiccio del Velino Sirente è rinunciare alla tutela regionale e passare decisamente all’istituzione del progettato Parco Nazionale. Infatti, la mancata gestione del Parco Regionale da parte della Regione in questi 28 anni lo ha reso di fatto un vero e proprio ectoplasma, impedendone il funzionamento e qualsiasi ricaduta positiva sul territorio: non resta quindi che concludere una volta per tutte questa storia di croniche inadempienze, affrancando il Sirente Velino dalla tutela regionale.

La proposta di istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata all’inizio di quest’anno da Appennino Ecosistema, comprende infatti l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino Ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco Nazionale. La zonazione prevista dal Piano del Parco Regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Senza il Piano del Parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio”(da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i Comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente Parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.

La proposta di istituzione del Parco Nazionale aveva trovato il sostegno aperto delle Amministrazioni Comunali di Ocre, San Demetrio ne’ Vestini e Magliano de’ Marsi, il sostegno condizionato di quelle di Lucoli e L’Aquila e l’interesse a vagliare la proposta di molti altri Sindaci, nonché del Presidente della Commissione Territorio e Ambiente della Regione, che sembra ora aver invece imboccato un’altra strada.

logos


Aree protette abruzzesi ancor più tutelate a livello europeo

Ophrys bertolonii

Le aree protette abruzzesi saranno ancor più tutelate a livello europeo

La Regione ha accolto la maggior parte delle proposte delle Associazioni ecologiste in merito alle “Misure di conservazione per la tutela della Rete Natura 2000 dell’Abruzzo”

L’Aquila, 22/11/2016. “Le aree protette a livello europeo devono ricevere dalla Regione forme di tutela certe e scientificamente fondate”. Questa, in estrema sintesi, la posizione delle Associazioni ecologiste Appennino Ecosistema, LIPU Abruzzo, Salviamo l’Orso e WWF Abruzzo Montano, che un mese fa inviarono all’Ufficio Parchi e aree protette della Regione Abruzzo dettagliate osservazioni alle “Misure di conservazione per la tutela della Rete Natura 2000 dell’Abruzzo”, che saranno presto all’esame della Giunta e poi del Consiglio Regionale. La Regione Abruzzo ha ora comunicato di aver accolto quasi tutte le proposte delle Associazioni: in tal modo, la tutela di queste preziose aree sarà fortemente rafforzata.
La Rete Natura 2000, che comprende tutti i SIC (Siti di Interesse Comunitario) e le ZPS (Zone di Protezione Speciale), protegge in Abruzzo il 40% del territorio, con centinaia di habitat e di specie vegetali ed animali rigorosamente tutelate in forza della Direttiva Habitat dell’Unione Europea, che ha impresso una decisa svolta in chiave ecologica alle politiche di protezione della natura di tutta l’Europa.
Per un’efficace tutela e gestione di questo imponente patrimonio di biodiversità, capace di renderci incommensurabili servizi ecosistemici (acqua e aria pulite, mantenimento degli equilibri idrogeologici e climatici, efficienza di tutti i cicli ecologici, etc.), è obbligatorio ed urgente approvare i Piani di gestione e le Misure di conservazione, che secondo la Direttiva Habitat avrebbero dovuto essere operativi già da dieci anni. La Giunta regionale si appresta quindi ora, finalmente, ad approvare le “Misure generali di conservazione” della Rete Natura 2000, in attesa del varo dei Piani di gestione, che attendono purtroppo nei cassetti già da alcuni anni.
Le Associazioni hanno proposto di migliorare in più punti le Misure di conservazione proposte, tenendo conto: (1) della opportunità  di tutelare adeguatamente habitat e specie di interesse comunitario offerta dagli artt. 727-bis e 733-bis del codice penale, (2) della necessità di integrare SIC e ZPS in un’unica Rete (denominata Natura 2000) con lo stesso livello di tutela, (3) dei danni connessi ad eventuali ampliamenti delle aree destinate agli sport invernali basati su impianti di qualsiasi tipo, (4) della necessità di vietare il forte disturbo connesso al sorvolo di velivoli compreso i droni ed all’uso dei fuochi d’artificio in tutto il territorio protetto della Rete, (5) della necessità di vietare l’uso delle munizioni di piombo in tutto il territorio protetto e (6) della necessità di vietare in modo assoluto le dannosissime attività di pascolo vagante non vigilato, a favore di un pascolo turnato, guidato e razionato.

Appennino Ecosistema

LIPU Abruzzo

Salviamo l’Orso

WWF Abruzzo Montano

logo


Anche la Regione cerca di imbrigliare le aree protette a livello regionale

Neotinea-tridentata

La Regione segue il Senato e cerca di imbrigliare anche le aree protette a livello regionale

La Giunta regionale si appresta ad approvare importanti modifiche alla Legge regionale quadro sulle aree protette. Gli ecologisti si oppongono anche in Abruzzo, come già stanno facendo a livello nazionale, e chiedono l’applicazione delle normative esistenti, in nome della tutela di specie ed ecosistemi.

L’Aquila, 28/10/2016. Mentre nell’aula del Senato si apre l’esame della riforma della Legge quadro sulle aree protette (L. n. 394/1991), approvata pochi giorni fa dalla Commissione Ambiente nonostante le proteste e le proposte alternative di venti Associazioni ecologiste ed ambientaliste e di centinaia di personalità del mondo della scienza e della cultura, la Giunta Regionale abruzzese di appresta ad approvare un progetto di legge che modifica in modo sostanziale la Legge regionale quadro sulle aree protette (L.R. n. 38/1996), che dopo vent’anni dalla sua entrata in vigore ancora non è stata compiutamente applicata. Esattamente come a livello nazionale, il pretesto per motivarne la riforma è proprio quello del fallimento nell’applicazione delle norme, che è invece una precisa e pesante responsabilità politica ed amministrativa in capo a tutti i governi regionali che si sono succeduti negli ultimi due decenni. E con tale pretesto si cerca di stravolgere la struttura fondamentale di gestione dei Parchi naturali, il Consiglio Direttivo, per darlo in mano alle comunità locali (Legge nazionale) o escludendo dai suoi membri i rappresentanti degli Enti di ricerca scientifica e delle stesse Associazioni ecologiste (Legge regionale), cioè proprio quei soggetti che, storicamente, ne hanno promosso l’istituzione.
Le Associazioni ecologiste Appennino Ecosistema, WWF Abruzzo Montano, LIPU Abruzzo e Salviamo l’Orso hanno appena inviato alla Giunta Regionale abruzzese puntuali osservazioni, chiedendo di modificare il progetto di legge almeno in altri due punti.
Mentre in base alla legge vigente il Direttore del Parco risponde dei propri atti agli Organi amministrativi dell’Ente, secondo la proposta della Giunta questi ne risponderebbe direttamente al Presidente dell’Ente, che stipulerebbe con lui un contratto di diritto privato di cinque anni. Si tratta di una norma irragionevole, poiché in tal modo la responsabilità tecnica non sarebbe più autonoma da quella politica, come si conviene a tutte le Amministrazioni Pubbliche, nelle quali il potere politico deve essere sempre distinto da quello amministrativo.
L’ultima questione che si chiede di risolvere apportando significative modifiche al progetto di legge riguarda l’adempimento degli obblighi previsti dalle Direttive Habitat e Uccelli dell’Unione Europea, al quale deve provvedere l’Osservatorio regionale per la biodiversità (istituito nel 2014 e mai realmente entrato in attività), che dovrebbe invece essere investito dell’importante responsabilità di elaborare le Misure di conservazione dei siti della Rete Natura 2000 e di organizzare e coordinare le attività di monitoraggio dello stato di conservazione dei habitat e delle specie dei quali agli Allegati alle Direttive.

logo


Ecosistemi forestali e pascoli abruzzesi minacciati

faggeta

La Regione Abruzzo, anziché applicarla, vuole già cambiare la recentissima Legge che tutela gli ecosistemi forestali e i pascoli abruzzesi

Le Associazioni ecologiste denunciano il tentativo della Regione di varare una controriforma della Legge Regionale quadro per la tutela delle foreste e dei pascoli e chiede la rapida approvazione del Regolamento di applicazione

L’Aquila, 26/09/2016. L’Assessore all’Agricoltura Dino Pepe e il Presidente della Commissione Agricoltura del Consiglio Regionale Abruzzese, Lorenzo Berardinetti, hanno appena depositato una proposta di legge regionale che, se andasse in porto, vanificherebbe una parte importante delle norme contenute nella Legge Regionale n. 3/2014 che tutela le foreste e i pascoli abruzzesi. Secondo le Associazioni ecologiste Appennino Ecosistema, LIPU Abruzzo, ALTURA Abruzzo, Salviamo l’Orso, Pro Natura Abruzzo e WWF Abruzzo Montano, le modifiche e le integrazioni che vi sarebbero apportate consentirebbero alla Giunta Regionale di adottare provvedimenti “temporanei” di autorizzazione allo sfruttamento di boschi e pascoli, anche senza i necessari ed obbligatori Piani di gestione, come invece prevede la legge vigente. Persino tutto il patrimonio destinato agli usi civici potrebbe essere affidato velocemente a privati senza scrupoli, che lo sottrarrebbero alla sua destinazione per definizione di pubblica utilità. Le nuove norme proposte consentirebbero anche l’iscrizione all’Albo regionale delle imprese forestali di privati e Consorzi protagonisti di decine e decine di illeciti amministrativi, legati ad uno sfruttamento eccessivo e di rapina del patrimonio forestale regionale, purché questi non abbiano comportato condanne penali.
Sembrava sventato il tentativo della Regione di varare una controriforma della Legge quadro per la tutela delle foreste e dei pascoli (L.R. n. 3/2014), snaturandola e riaprendo la possibilità di uno sfruttamento selvaggio degli ecosistemi forestali e dei pascoli, come avevano denunciato lo scorso luglio le Associazioni ecologiste. E invece la Giunta Regionale continua a percorrere una strada tracciata da gruppi di pressione che non tollerano una gestione del patrimonio naturale regionale nell’interesse pubblico e non di pochi gruppi di potere ben organizzati.
La Legge che già si vorrebbe cambiare non è stata mai compiutamente applicata, mancandone ancora il Regolamento di attuazione, a due anni dalla scadenza del termine previsto per la sua presentazione al Consiglio da parte della Giunta Regionale. Senza il vigore del Regolamento, che secondo la legge avrebbe dovuto definire prescrizioni e limiti d’uso di tutti i boschi e i pascoli della regione, nonché le relative procedure autorizzative, non è ovviamente possibile verificare se la modernissima legge finalmente varata all’inizio del 2014, dopo anni di attesa, sia in grado di regolamentare in modo efficace la tutela e l’utilizzazione degli ecosistemi forestali e di prateria della regione.
Occorrerebbe invece giungere ad una rapida approvazione del Regolamento di attuazione della L.R. n. 3/2014, in modo da disciplinare in modo certo ed univoco tutte le attività di pastorizia e sfruttamento dei boschi, oggi senza regole certe e quindi foriere di provocare gravi danni agli ecosistemi, anche senza che gli operatori ne abbiano consapevolezza. Occorre poi sicuramente il coinvolgimento anche della Commissione Ambiente della Regione, in quanto foreste e praterie pascolate sono ecosistemi di enorme importanza ecologica, cioè beni comuni che producono servizi di fondamentale utilità per tutti, e non solo beni da sfruttare.
Per rappresentare queste preoccupazioni, le Associazioni ecologiste hanno chiesto di essere formalmente audite dalle Commissioni Agricoltura e Ambiente della Regione, dopo che ciò è già avvenuto per altri portatori di interesse come le associazioni degli agricoltori e degli allevatori e per i Consorzi di gestione forestale. Anche i Direttori dei tre Parchi Nazionali abruzzesi dovrebbero essere auditi, in quanto titolari di importanti progetti LIFE co-finanziati dall’Unione Europea volti proprio a cercare di conciliare la tutela di ecosistemi e specie montani con le attività umane di allevamento e taglio boschivo (es.: progetto PRATERIE del Parco Nazionale del Gran Sasso).

logo associazioni


La Regione Abruzzo vuole riaprire il transito sulle strade forestali

pista forestale

Allarme di Appennino Ecosistema: la Regione Abruzzo vuole riaprire il transito a tutti i mezzi motorizzati sulle strade forestali e di montagna.

Il Consiglio Regionale si appresta a modificare la Legge forestale regionale che proibisce il transito su tutte le strade di montagna a chi non ne ha titolo.

L’Aquila, 06/08/2016. Con un semplice emendamento al progetto di legge regionale n. 251/2016 (che apporta modifiche alla Legge Regionale quadro sulle aree protette n. 38/1996), il Consiglio Regionale dell’Abruzzo si appresta, nella seduta di lunedì prossimo 8 agosto 2016, a sovvertire completamente la logica di protezione degli ecosistemi forestali che è alla base del divieto di transito sulle strade forestali con ogni mezzo motorizzato contenuto oggi nella Legge regionale forestale n. 3/2014.
La Commissione Ambiente, presieduta da Pierpaolo Pietrucci, ha infatti approvato in sede referente un emendamento all’articolo 45 della L.R. forestale che prevede, in assoluto contrasto con i principi dello stesso articolo, che il traffico sulle strade forestali della Regione, fuori e dentro le aree protette, sia “sempre consentito” ad ogni mezzo motorizzato, senza quindi alcuna formalità o necessità di autorizzazioni da parte delle competenti Amministrazioni Comunali o Regionali.
L’approvazione di tale norma, oltre ad essere del tutto estranea al contenuto del progetto di legge all’esame del Consiglio Regionale, aprirebbe le porte ad attività con fortissima incidenza negativa sul l’integrità degli ecosistemi forestali e delle preziose specie che li compongono, tra le quali l’orso bruno marsicano.
Appennino Ecosistema rivolge un appello al Presidente Pietrucci, relatore del progetto di legge, perché rivaluti la situazione e proponga al Consiglio di stralciare questo emendamento, la cui approvazione produrrebbe confusione e incertezza nell’applicazione delle relative norme, oltre che a sicuri danni sul piano ecologico alle nostre aree forestali e montane.