Monthly archives: Agosto, 2016

Bestiame: contro lo sfruttamento selvaggio degli ecosistemi appenninici

pascolo brado

Allevamento del bestiame: applicare subito le leggi, contro lo sfruttamento selvaggio degli ecosistemi degli Appennini.

Appennino Ecosistema denuncia i tentativi in corso di anteporre gli interessi di pochi allevatori a quelli generali di tutela e conservazione degli ecosistemi naturali e delle specie selvatiche.

L’Aquila, 22/08/2016.  Appennino Ecosistema denuncia i ripetuti tentativi da parte di alcuni allevatori di liberalizzare attività oggi palesemente illegali, spalleggiati dalla Regione che sta cercando di varare una controriforma della Legge Regionale quadro per la tutela delle foreste e dei pascoli (la n. 3/2014), e chiede la rapida approvazione del suo Regolamento di applicazione e dei Regolamenti comunali sui pascoli, sulla base delle Linee guida approvate nell’ambito del progetto LIFE “PRATERIE”.
Il pascolo brado di vacche e cavalli, spesso lasciati al loro destino in montagna anche nel periodo invernale e senza alcuna custodia, costituisce oggi una delle principali minacce all’integrità degli ecosistemi e delle specie montane. La presenza di enormi quantità di questi animali (si contano oltre 1000 bovini e più di 500 equini nel solo territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso), liberi di muoversi senza controllo, sta infatti provocando gravi danni alle praterie naturali, agli ambienti umidi ed ai boschi di montagna in tutti gli Appennini Centrali, che fino a pochi decenni orsono conoscevano la presenza soltanto degli ovini, sempre ben custoditi e di gran lunga meno dannosi per l’ambiente. Oltre che dannoso, il pascolo brado è vietato da norme di carattere generale e dalla Legge Regionale n. 3/2014. Nei territori protetti da Siti di Interesse Comunitario o Zone di Protezione Speciale, inoltre, i proprietari sono punibili per i danni arrecati dai loro animali, in base all’art. 733 bis del Codice penale (Distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto), con l’arresto fino a 18 mesi e l’ammenda non inferiore a 3.000 euro.
Per quanto riguarda il Gran Sasso, gli allevatori hanno avuto ampio modo di esprimere il loro punto di vista, nel corso degli oltre 10 incontri partecipativi svoltisi tra il 2013 e il 2015 nell’ambito del progetto LIFE “PRATERIE”, con il quale l’Ente del Parco Nazionale ha avviato un proficuo processo volto alla tutela delle praterie montane del massiccio (che è ovviamente prioritaria in un’area protetta), ascoltando il punto di vista degli allevatori, delle Amministrazioni Comunali interessate, delle ASBUC, del Corpo Forestale dello Stato e di tutti gli altri soggetti interessati. Al termine di questi intensi lavori, finanziati dall’Unione Europea con quasi un milione di euro, sono state elaborate e condivise le Linee guida per la gestione dei pascoli, pubblicate sul sito web del progetto e formalmente approvate dal Consiglio Direttivo del Parco con Deliberazione n. 24 del 6 maggio 2015. Tutti i Comuni partecipanti si sono quindi impegnati ad approvare, come prevede la legge, i relativi Regolamenti comunali, il primo dei quali è stato quello, ora ingiustamente contestato, del Comune dell’Aquila. In particolare, le Linee guida prevedono, nel territorio del Parco Nazionale, l’obbligo di custodia degli animali al pascolo, il divieto di pascolamento nel periodo invernale, la sua limitazione in base alla capacità portante delle praterie e la sua totale interdizione oltre una certa quota.
E’ anche in atto un preoccupante tentativo della Giunta Regionale Abruzzese di varare una controriforma della Legge Regionale quadro per la tutela delle foreste e dei pascoli (L.R. n. 3/2014), che la snaturerebbe riaprendo la possibilità di uno sfruttamento selvaggio degli ecosistemi forestali e dei pascoli, riservandolo oltretutto a pochi gruppi di potere politico-economico. Inoltre, la Legge che già si vorrebbe cambiare non è stata mai compiutamente applicata, mancandone ancora il Regolamento di attuazione, a due anni dalla scadenza del termine previsto per la sua presentazione al Consiglio da parte della Giunta Regionale. Senza il vigore del Regolamento, che secondo la legge avrebbe dovuto definire prescrizioni e limiti d’uso di tutti i boschi e i pascoli della regione, nonché le relative procedure autorizzative, non è ovviamente possibile verificare se la modernissima legge finalmente varata all’inizio del 2014, dopo anni di attesa, sia in grado di regolamentare in modo efficace la tutela e l’utilizzazione degli ecosistemi forestali e di prateria della regione.
Il Presidente di Appennino Ecosistema, Bruno Petriccione, si dichiara disponibile a partecipare a qualsiasi futuro incontro convocato dall’Ente Parco del Gran Sasso, dal Comune dell’Aquila o dalla Regione, per ribadire quanto appena esposto e contribuire a risolvere queste problematiche su basi scientifiche e giuridiche.
Il Presidente di Appennino Ecosistema ha anche recentemente chiesto al Presidente della Terza Commissione (Agricoltura) del Consiglio Regionale Abruzzese, Lorenzo Berardinetti, di essere formalmente audito dalle Commissioni Agricoltura e Ambiente della Regione, insieme alle altre Associazioni ecologiste attive in Abruzzo, dopo che ciò è già avvenuto per altri portatori di interesse come le associazioni degli agricoltori e degli allevatori e per i Consorzi di gestione forestale. Anche i Direttori dei tre Parchi Nazionali abruzzesi dovrebbero essere auditi, in quanto titolari di importanti progetti LIFE co-finanziati dall’Unione Europea volti proprio a cercare di conciliare la tutela di ecosistemi e specie montani con le attività umane di allevamento e taglio boschivo (come il progetto PRATERIE del Parco Nazionale del Gran Sasso).


Voltare pagina con l’istituzione del Parco Nazionale Velino Sirente

Armeria-Velino

Parco Regionale Sirente Velino: voltare pagina con l’istituzione del Parco Nazionale

Di fronte all’incapacità delle Amministrazioni Regionali e Comunali di rilanciare la tutela degli ecosistemi del massiccio del Velino Sirente, Appennino Ecosistema e Salviamo l’Orso indicano nella proposta di istituire un grande Parco Nazionale l’unica soluzione percorribile

L’Aquila, 09/08/2016. A fronte di una situazione attuale di crisi e malcontento generalizzato, il futuro del Parco Regionale Sirente Velino vive oggi momenti di grande confusione, a seguito dell’ennesima proposta di riforma della sua legge istitutiva (progetto di legge regionale n. 39/2014, che sarebbe la quarta dal 1989, anno della sua istituzione), della terza proposta di riperimetrazione formulata da alcuni Sindaci della Valle Subequana e dell’Altopiano delle Rocche (senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici), e delle continue ed infruttuose riunioni convocate dalla Regione tra Sindaci del Parco ed Associazioni ambientaliste ed ecologiste che si susseguono ormai ininterrottamente fin dal mese di aprile scorso.
Questa situazione non può portare alla soluzione dei problemi del Parco ma anzi può solo crearne di ulteriori. Di fronte alla ormai conclamata mancanza di volontà di Sindaci e Regione di approvare finalmente il Piano del Parco, rendendolo realmente operativo e rilanciandone così le attività, l’unica soluzione per assicurare una efficace protezione agli ecosistemi del massiccio del Velino Sirente è quella di rinunciare alla tutela regionale e passare decisamente all’istituzione del progettato Parco Nazionale. Infatti, la mancata gestione del Parco Regionale da parte della Regione in questi 28 anni lo ha reso di fatto un vero e proprio ectoplasma, impedendone il funzionamento e qualsiasi ricaduta positiva sul territorio: non resta quindi che concludere una volta per tutte questa storia di croniche inadempienze, affrancando il Sirente Velino dalla tutela regionale.
La proposta di istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata cinque mesi fa da Appennino Ecosistema e formalizzata durante il workshop svoltosi a Lucoli nello scorso mese di maggio, comprende infatti l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino Ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco Nazionale. La zonazione prevista dal Piano del Parco Regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. L’adozione formale del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale. Senza il Piano del Parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio” (da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i Comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente Parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.
La proposta di istituzione del Parco Nazionale ha finora trovato il sostegno aperto delle Amministrazioni Comunali di Ocre, San Demetrio ne’ Vestini e Magliano de’ Marsi, il sostegno condizionato di quelle di Lucoli e L’Aquila, e l’interesse a vagliare la proposta di Fontecchio, Castel di Ieri, Acciano, Cerchio e Massa d’Albe, nonché del Presidente della Commissione Territorio e Ambiente della Regione Pierpaolo Pietrucci. Appennino Ecosistema continuerà a lavorare su questa proposta, in modo da arrivare ad una decisione in merito da parte della Regione Abruzzo entro la fine di quest’anno, per poi proseguire l’iter a livello nazionale.


La Regione Abruzzo vuole riaprire il transito sulle strade forestali

pista forestale

Allarme di Appennino Ecosistema: la Regione Abruzzo vuole riaprire il transito a tutti i mezzi motorizzati sulle strade forestali e di montagna.

Il Consiglio Regionale si appresta a modificare la Legge forestale regionale che proibisce il transito su tutte le strade di montagna a chi non ne ha titolo.

L’Aquila, 06/08/2016. Con un semplice emendamento al progetto di legge regionale n. 251/2016 (che apporta modifiche alla Legge Regionale quadro sulle aree protette n. 38/1996), il Consiglio Regionale dell’Abruzzo si appresta, nella seduta di lunedì prossimo 8 agosto 2016, a sovvertire completamente la logica di protezione degli ecosistemi forestali che è alla base del divieto di transito sulle strade forestali con ogni mezzo motorizzato contenuto oggi nella Legge regionale forestale n. 3/2014.
La Commissione Ambiente, presieduta da Pierpaolo Pietrucci, ha infatti approvato in sede referente un emendamento all’articolo 45 della L.R. forestale che prevede, in assoluto contrasto con i principi dello stesso articolo, che il traffico sulle strade forestali della Regione, fuori e dentro le aree protette, sia “sempre consentito” ad ogni mezzo motorizzato, senza quindi alcuna formalità o necessità di autorizzazioni da parte delle competenti Amministrazioni Comunali o Regionali.
L’approvazione di tale norma, oltre ad essere del tutto estranea al contenuto del progetto di legge all’esame del Consiglio Regionale, aprirebbe le porte ad attività con fortissima incidenza negativa sul l’integrità degli ecosistemi forestali e delle preziose specie che li compongono, tra le quali l’orso bruno marsicano.
Appennino Ecosistema rivolge un appello al Presidente Pietrucci, relatore del progetto di legge, perché rivaluti la situazione e proponga al Consiglio di stralciare questo emendamento, la cui approvazione produrrebbe confusione e incertezza nell’applicazione delle relative norme, oltre che a sicuri danni sul piano ecologico alle nostre aree forestali e montane.