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Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente

Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente: appello per trasformare il desueto Parco Regionale del Sirente-Velino in un grande Parco Nazionale con confini, zonazione e regime di protezione scientificamente fondati. La nuova Associazione “Appennino Ecosistema” mette a disposizione le proprie competenze scientifiche per ridisegnare caratteristiche, territorio e modalità di gestione della più grande area protetta a livello regionale.

Bozza confini P.N. Velino Sirente

Prima bozza di carta del progettato Parco Nazionale del Velino Sirente.

L’Aquila, 25/05/2016. Mentre vi si svolgono i Campionati mondiali studenteschi di sci, portando al centro dell’attenzione mondiale gli stupendi paesaggi appenninici, nuove minacce incombono sui delicati e intatti ecosistemi di alta quota del massiccio del Velino. Recentemente, infatti, il Presidente della Regione Abruzzo ha annunciato la prossima realizzazione di nuovi impianti sciistici nel comprensorio della Magnola-Ovindoli, verso le creste dei Monti della Magnola confinanti con i Piani di Pezza, con il non celato obiettivo di giungere progressivamente a collegare quel comprensorio con quello di Campo Felice. La realizzazione di queste infrastrutture, di nessuna delle quali sono stati ancora valutati l’incidenza e l’impatto ambientale come prevede la legge, danneggerebbe irreparabilmente specie ed ecosistemi di alta montagna protetti a livello nazionale ed europeo. E’ ora di interrompere questo modo irrazionale di gestire il territorio basato su interventi episodici ed annunci propagandistici, per passare decisamente ad un approccio integrato e scientificamente basato, che consenta il tranquillo sviluppo delle attività turistiche e sportive nei luoghi opportuni, senza per questo determinare la perdita o il danneggiamento dei delicati ecosistemi delle nostre montagne.
Ci troviamo in una vasta area posta proprio al centro delle maggiori aree protette a livello nazionale ed europeo (i Parchi Nazionali del Gran Sasso, della Majella e d’Abruzzo), con le quali il massiccio del Velino-Sirente compone una formidabile rete ecologica, un vasto territorio di quasi 100.000 ettari protetto a livello nazionale dalla Riserva Naturale Orientata Monte Velino, a quello regionale dal Parco del Sirente-Velino (oltre che dalla Riserva Naturale Gole di San Venanzio) in Abruzzo e dalla Riserva Naturale Montagne della Duchessa nel Lazio, ed anche a livello di Unione Europea attraverso due grandi Zone di Protezione Speciale e ben sette Siti di Interesse Comunitario.
Nonostante ciò, il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione. Dopo quasi trent’anni, ancora non è stato approvato il Piano del Parco (nonostante sia stato redatto da decenni e sia anche stato successivamente aggiornato), che avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Di fronte all’incapacità di gestire un’area così importante e vasta da parte dell’Amministrazione Regionale, che ne ha più volte mutato i confini senza seguire alcun criterio scientifico e che ripropone di volta in volta riforme peggiorative e parziali, l’unica via per garantire la necessaria protezione agli ecosistemi ed alle specie del grande massiccio del Velino-Sirente appare quella di trasformarlo in un grande Parco Nazionale.
Il nuovo Parco Nazionale potrebbe comprendere il territorio di tutte le aree protette del massiccio, a livello regionale, nazionale ed europeo, in linea con quanto richiesto dalla Strategia Nazionale sulla Biodiversità e dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, per un totale di circa 100.000 ettari.
L’istituzione del Parco Nazionale del Velino-Sirente, oltre a garantire la conservazione del suo immenso patrimonio di biodiversità, consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso un’attenta zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici (incluse le attività sciistiche) nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore.
Appennino Ecosistema rivolge quindi un appello a tutte le Associazioni ecologiste e a tutte le forze politiche rappresentate nel Consiglio Regionale Abruzzese affinché si facciano promotrici di una proposta compiuta in questo senso da sottoporre al Ministero dell’Ambiente, ed alle Amministrazioni Comunali di Lucoli ed Ocre perché la sostengano, in modo da includere le porzioni più integre del territorio di loro competenza nel futuro Parco Nazionale.
Appennino Ecosistema mette fin d’ora a disposizione le competenze dei 22 ecologi, geologi, giuristi e conservazionisti che compongono il proprio Consiglio scientifico, per ridisegnare caratteristiche, territorio e modalità di gestione della più grande area protetta a livello regionale.


Costituita all’Aquila

appennino ecosistema logoCostituita all’Aquila la nuova Associazione ecologista “Appennino Ecosistema”: pilastri delle future attività la protezione degli ecosistemi montani su basi scientifiche e legalitarie.

L’Aquila, 22-02-2016. E’ stata costituita a L’Aquila da circa 150 soci fondatori provenienti soprattutto dalla zona dell’Aquilano la nuova Associazione ecologista “Appennino Ecosistema”. Si tratta della prima entità associativa che si propone come scopo fondamentale quello di proteggere ecosistemi e specie montane con base all’Aquila.

Bruno_Petriccione

Bruno Petriccione

I pilastri delle attività di Appennino Ecosistema saranno la base rigorosamente scientifica e la pretesa del rispetto e dell’attuazione di tutte le normative in campo ambientale, a livello internazionale, europeo, nazionale e regionale. Scopo fondamentale di Appennino Ecosistema sarà infatti la protezione degli ecosistemi e delle specie montane, con priorità assoluta rispetto alle attività umane nelle aree protette, utilizzando le migliori conoscenze scientifiche nel campo della ricerca ecologica. Tre gli scopi primari dell’Associazione: (1) ribaltare l’attuale modello di gestione del territorio basato sul concetto di “riserve” protette in un territorio ampio e mal gestito, per affermare un nuovo modello di gestione razionale e integrata di tutto il territorio, applicando le migliori conoscenze scientifiche nel campo della ricerca ecologica, le conoscenze di base sulla biodiversità, nonché le misure previste dalla Strategia Nazionale sulla Biodiversità e dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (adottate ufficialmente dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, e quindi
Sarah_Gregg

Sarah Gregg

vincolanti per tutti gli organi dello Stato a partire dal 2010 e dal 2014); (2) lanciare un grande piano di ripristino ambientale e risanamento di tutto il territorio, per aumentarne resistenza e resilienza (anche in termini di politiche di adattamento all’impatto dei cambiamenti climatici); (3) promuovere l’applicazione di un nuovo modello di gestione del territorio partendo dall’area Appenninica, una delle “eco-regi
oni” con le più alte concentrazioni di valori ecologici, di biodiversità, di ecosistemi ancora in parte integri ma, allo stesso tempo, fortemente minacciata da devastanti progetti infrastrutturali.
Tra le prime iniziative che saranno lanciate nei prossimi giorni, nuove proposte sulla gestione delle risorse ecologiche del Gran Sasso e del Velino-Sirente.
Per raggiungere i propri scopi, Appennino Ecosistema può contare sul solido supporto di un Consiglio scientifico di alto profilo, composto da 22 esperti nel campo dell’ecologia, della botanica, della zoologia, della geologia, delle scienze forestali e di quelle giuridiche. Tra di questi, gli ecologi Alicia Acosta (Università RomaTre), Roberto Canullo (Università di Camerino), Ferdinando Boero (Università del Salento), Kinga Krause (Accademia Polacca delle Scienze), Pierluigi Nimis (Università di Trieste) Sandro Pignatti (Università di Roma), Alessandra Pugnetti (CNR Venezia), Angela Stanisci (Università del Molise) e Jean-Pau
l Theurillat (Centro Alpino Svizzero di Fitogeografia), i botanici Fabio Conti (Barisciano), Gianfranco Pirone (Pescara) e Franco Pedrotti (Università di Camerino), gli zoologi Fabrizio Bulgarini (Roma), Marco Bologna (Università RomaTre) e Vincenzo Ferri (Tarquinia), i geologi Silvano Agostini (Chieti) e Marco Pezzotta (Roma), gli ecologi forestali Caterina Artese (Penne) e Giorgio Matteucci (CNR Roma) il giurista Carlo Alberto Graziani (Università di Siena), nonché il noto conservazionista Franco Tassi.
Presidente di Appennino Ecosistema è stato eletto l’ecologo aquilano Bruno Petriccione, mentre Direttore della nuova Associazione sarà l’abruzzese di adozione, ma inglese di origine, Sarah Gregg.

Clicca qui per le notizie su AQBOXTV, con un’intervista a Bruno Petriccione.