Decolla il Piano del Parco Regionale Sirente Velino
Dopo la diffida di Appennino Ecosistema alla Regione, l’Ente Parco avvia finalmente la procedura che porterà all’approvazione del Piano del Parco entro il 2017.
L’Aquila, 12/04/2017. L’Ente del Parco Regionale Sirente Velino ha finalmente avviato la procedura per l’approvazione del Piano del Parco, che secondo la legge regionale sarebbe dovuta già avvenire da oltre vent’anni. Lo ha dichiarato il Commissario Regionale del Parco Annabella Pace nel corso di un incontro ufficiale con il neo Presidente dell’Associazione Appennino Ecosistema Maria di Gregorio, al quale ha partecipato anche il Direttore f.f. del Parco Oremo Di Nino, svoltosi ieri presso la sede del Parco a Rocca di Mezzo.
Con Deliberazione del Commissario Regionale del Parco n. 3 del 31/01/2017, pubblicata sull’Albo Pretorio online il 10/02/2017, infatti, l’Ente Parco ha deliberato di dare avvio alla approvazione definitiva del Piano, trasmettendolo ai Sindaci della Comunità del Parco. Secondo la Legge Regionale n. 38/2006, tale organo deve esprimere il proprio parere entro il mese di maggio, prima che il Commissario del Parco proceda alla definitiva adozione del Piano. Successivamente, si aprirà una fase di consultazione pubblica di circa quattro mesi, seguita dall’istruttoria delle osservazioni presentate, curata dall’Ente Parco nei successivi due mesi. Al termine di questa fase, il Consiglio Regionale dovrà approvare definitivamente il Piano, al massimo entro ulteriori sei mesi.
Nello scorso mese di dicembre, le Associazioni Appennino Ecosistema, Mountain Wilderness, Salviamo l’orso e LIPU avevano inviato al Presidente della Giunta Regionale Abruzzese una formale diffida ad adottare il Piano del Parco Regionale Sirente Velino, esercitando i poteri sostitutivi nei confronti dell’Ente del Parco, inerte da oltre sei anni, in base a quanto previsto dall’art. 4, comma 1, della L.R. n. 42/2011 (Nuova disciplina del Parco Regionale). La Regione era stata anche diffidata a provvedere alla nomina di tutti i membri del Consiglio Direttivo e della Comunità del Parco non ancora nominati o designati, anche esercitando i poteri sostitutivi in base a quanto previsto dall’art. 11, comma 7, della L.R. n. 38/1996 (Legge quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo).
L’Associazione Appennino Ecosistema esprime la propria soddisfazione per questo importante evento atteso da oltre vent’anni. La Legge regionale vigente prevede infatti che l’adozione del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da 26 anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (L.R. n. 54/1989), entro 18 mesi (L.R. n. 23/2000) ed ancora entro 18 mesi (L.R. n. 42/2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale. La prima versione del Piano è stata predisposta dall’Ente Parco (presso la sede del quale è depositato) nel 2003, seguita da un aggiornamento del 2010, ma non è mai stato approvato dal suo Consiglio Direttivo.
La mancata approvazione del Piano del Parco Regionale Sirente Velino ha provocato gravi danni, che si protraggono fin dall’anno 1990 (entro il quale, in base all’art. 11 della L.R. n. 54/1989 di istituzione del Parco, la Regione avrebbe dovuto approvare la zonazione ed il Regolamento del Parco); si è trattato di danni all’economia delle comunità dei Comuni compresi nel territorio del Parco, di ingiustificate limitazioni ai diritti soggettivi ed agli interessi legittimi dei residenti e dei turisti generalizzate al tutto il territorio del Parco, nonché di obiettive limitazioni ai doverosi interventi di conservazione attiva degli ecosistemi e delle specie da effettuarsi particolarmente nelle zone A e B del Parco, mai compiutamente delimitate. Infatti, fino all’approvazione del Piano del Parco vigono su tutto il suo territorio, in modo generalizzato, i divieti previsti dalle “Norme transitorie di salvaguardia” elencati nell’art. 8 della L.R. n. 38/1996 e nell’art. 9 della L.R. n. 42/2011, e quelli previsti dalle “Misure di salvaguardia” degli artt. 6 e 11 della L. n. 394/1991 (che si applicano anche alle aree naturali protette regionali, in forza del combinato disposto dell’art. 30, comma 8, della stessa legge, dell’art. 34, comma 3 della L.R. n. 38/1996).
A fronte dell’attuale situazione di crisi, malfunzionamento e malcontento generalizzato nei confronti del Parco Regionale Sirente Velino, dovuta alla cronica mancata applicazione delle leggi regionali, alcuni Sindaci del Parco e l’Assessore ai Parchi della Regione propongono invece una completa revisione della legge istitutiva del Parco, che comprende la riduzione dei suoi confini, in particolare nella Valle Subequana, senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici, con una perdita secca di quasi tutto il versante sinistro orografico della Valle dell’Aterno e di una superficie di circa 5-10.000 ettari, pari al 10-20% dell’intera superficie protetta, in zone caratterizzate da habitat e specie prioritarie a livello europeo, destinate secondo il (mai approvato) Piano del Parco a divenire zone “B” di Riserva Generale. Alla luce dell’avvio della procedura per la definitiva approvazione del Piano del Parco, l’approvazione di una simile riforma, con la modifica della superficie protetta, sarebbe ora un danno ed una beffa per tutti i cittadini.
Se anche quest’ultimo disperato tentativo di ripristinare la legalità fallisse, l’unica alternativa sarebbe la rinuncia alla tutela regionale e l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata all’inizio di quest’anno da Appennino Ecosistema, che comprende l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino Ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco Nazionale. La zonazione prevista dal Piano del Parco Regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Senza il Piano del Parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio” (da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i Comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente Parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.