Biodiversità in azione sull’Appennino

Biodiversità in azione sull’Appennino

Gran Sasso d’Italia e Majella
Da giovedì 20 luglio a domenica 23 luglio 2017
cammino LTER biodiversità

Il Cammino appenninico si svolge sui monti dell’Abruzzo e unisce due stazioni LTER di alta quota, gestite dai Carabinieri Forestali e dall’Università del Molise, dal Gran Sasso alla Majella.
Percorre il paesaggio caratteristico della montagna interna dell’Appennino Centrale, dalla mugheta alle praterie di alta quota fino alla tundra alpina, con elevatissimi valori di biodiversità. Si attraversano aree ad alto valore ambientale e turistico, due Parchi Nazionali e una Riserva Statale.
Si partirà il 20 luglio 2017 sul Gran Sasso e poi si proseguirà fino alla Majella, dove il Cammino si concluderà il 23 luglio, con attività di rilevamento della vegetazione e del microclima ed osservazioni geologiche e faunistiche lungo tutto il percorso, che sarà caratterizzato da costanti attività di interpretazione ambientale con l’assistenza di botanici, zoologi e geologi. Sul Gran Sasso si potrà partecipare ad una breve escursione adatta a tutti attraverso il sito LTER, mentre sulla Majella, per raggiungere le più elevate stazioni di rilevamento LTER (a quota 2700 m), occorrerà seguire una più impegnativa escursione (adatta solo a persone ben allenate), che però potrà anche essere abbreviata, per i meno allenati. Momenti speciali vedranno uniti ricercatori, naturalisti dilettanti e volontari sul Gran Sasso e sulla Majella, con particolari studi intensivi sul campo (“Bioblitz”) e cacce al tesoro botanico, per determinare tutte le specie vegetali e animali che vivono in quelle aree.
La partecipazione è gratuita, ma per motivi organizzativi si consiglia vivamente di iscriversi in anticipo, indicando a quali degli eventi si intende partecipare. Il relativo modulo di iscrizione (scaricabile dal sito web http://www.lteritalia.it/) dovrà essere inviato alla segreteria organizzativa (utb.laquila@forestale.carabinieri.it; Fax 0862 718018) entro il giorno 10 luglio 2017.


A cosa servono i Parchi

A cosa servono i Parchi

Esiti del convegno nazionale sul futuro delle aree protette italiane, Trento 5 Maggio 2017

L’Aquila, 07/05/2017. Il convegno di Trento del 5 maggio 2017 “A cosa servono i Parchi”, inserito nell’ambito di Trento Film Festival con le celebrazioni in onore di Renzo Videsott, pioniere della conservazione della natura, ha visto una partecipazione appassionata, qualificata e purtroppo spesso indignata. Il convegno è stato organizzato dall’Unione Bolognese Naturalisti, Federazione Nazionale Pro Natura, C.I.P.R.A., Mountain Wilderness, Società per la storia della fauna “Giuseppe Altobello”, Associazione Amici Parco Nazionale Gran Paradiso, Società Italiana Scienze della Montagna, Associazione Appennino Ecosistema, Museo delle aree protette “Mario Incisa della Rocchetta” di Camerino, Associazione nazionale Italia Nostra Sezione di Trento, Accademia degli Accesi di Trento,
Tra gli obbiettivi più importanti del convegno c’era quello di fare il punto su quanto sta accadendo in Parlamento ai danni della Legge Quadro sulle Aree Protette, la 394 del 1991, la “piccola costituzione delle Aree Protette”.
A Giorgio Boscagli (coordinatore assieme a Francesco Mezzatesta del Gruppo dei 30, un movimento di autorevoli figure del mondo della conservazione della Natura, animate da passione civile e indignate per la vera e propria demolizione dei principi-cardine della legge) era stato affidato il compito di relazionare sul tema. Quella che segue è la sintesi, in 10 punti essenziali, della sua relazione largamente condivisa dai partecipanti al convegno. Il documento del Gruppo dei 30 subito dopo l’approvazione in Senato (9.11.2016) evidenzia un panorama generale di disattenzione rispetto ai bisogni veri dei parchi e di scarsa consapevolezza dei risultati di 25 anni di applicazione della Legge Quadro. Il nefasto progetto di legge è passato in Senato contro il parere di tutte le associazioni ambientaliste italiane: si vuole abbassare la tutela del patrimonio naturale del Paese a favore dei potentati locali, eliminando di fatto l’indipendenza dei parchi nazionali e il loro ruolo di barriera contro gli interessi delle lobbies, mentre gran parte della politica sembra avere perso di vista gli interessi generali del Paese soprattutto nel campo del consumo di suolo.
Ecco le 10 fra le peggiori misure e omissioni della cosiddetta “riforma” della legge 394/91 (il p.d.l. 4144 della Camera dei Deputati, detto Caleo dal nome del suo relatore al Senato):
1) Per la nomina del Presidente non si chiede più alcun titolo concernente la conservazione della Natura, che è la “missione” dei Parchi, ma solo una generica “esperienza nelle istituzioni, nelle professioni, ovvero di indirizzo o di gestione in strutture pubbliche e private”. Un modo ambiguo per dire che saranno privilegiati i titolari di carriere politiche che non si sa più dove collocare!
2) Il Direttore, figura centrale della gestione, non sarà più scelto in base alle competenze naturalistiche e culturali, ma secondo una non meglio precisata “esperienza professionale di tipo gestionale”; e non sarà più nominato dal Ministro dell’Ambiente in un elenco di esperti (che esiste, pur non aggiornato da anni e che si vorrebbe abolire!) ma dal locale Consiglio direttivo, di fatto dal Presidente del Parco che sceglierebbe il Direttore tra i suoi yesmen. Come se alla direzione dei grandi musei italiani mettessimo un bravo ragioniere, purché dica “signorsì”;
3) Gli agricoltori entrerebbero a far parte dei consigli direttivi. E allora perché non i 100 altri soggetti economici presenti nei Parchi? Sembra un modo come un altro per modificare subdolamente la rotta delle Aree Protette e spingerle verso una logica di impresa pura, in aperta contraddizione con la loro missione istituzionale;
4) Le attività economiche presenti nei Parchi con impatto sull’ambiente, come gli impianti di estrazione di idrocarburi o di captazione delle acque, pagherebbero royalties, decretando in tal modo la fine dell’indipendenza dei parchi stessi: si può ben immaginare che sensibilità sul tema avrebbe un Presidente che viene dalla politica locale!
5) All’interno dei Consigli direttivi le componenti scientifica e conservazionista (già oggi fortemente ridotte rispetto all’originaria composizione) diminuirebbero ancora a favore dei portatori di interessi locali o diretti.
6) Tra le omissioni più gravi: nulla si dice circa il necessario potenziamento della sorveglianza, totalmente insufficiente all’interno delle aree protette;
7) E ancora no comment sull’altra situazione totalmente ignorata e ai limiti dell’esplosione: il problema delle dotazioni organiche, letteralmente ridicole in almeno 19 parchi nazionali sui 23 esistenti e tali da comprometterne laq funzione;
8) Sul Parco Nazionale del Delta del Po, che assieme alla Camargue è la più importante area umida del Mediterraneo, citiamo: “ il mancato raggiungimento dell’intesa tra Regioni precluderebbe l’adozione di un decreto sostitutivo del Governo”. Leggasi: non si farà mai!
9) Fumosa ed evanescente la trattazione del tema attività venatoria: modificando la legge nelle cosiddette “aree contigue” ai parchi (l’art. 32 della storica legge 394/91: uno dei tanti articoli volutamente inapplicati) la caccia sarebbe permessa anche a cacciatori provenienti dall’esterno senza definire in alcun modo il “carico venatorio massimo” (unico criterio realistico di moderazione di impatto). Mentre la gestione faunistica – confusa con il controllo della fauna – viene affrontata in un modo del tutto superficiale e irrealistico.
10) Del tutto aggirato e disatteso il principio (presente nella 394/91) della completa omologazione delle aree marine protette ai parchi nazionali, lasciandole invece in una situazione di indeterminatezza e in balia di improbabili consorzi di enti locali con “briciole” spacciati per “fondi”.

CONCLUSIONI. È difficile pensare che un progetto di legge sia totalmente negativo, pensato in contrapposizione a quelle che sono le reali esigenze della “fetta di Paese” che andrà a regolamentare. Qua e là nel progetto di riforma qualcosa di accettabile c’è pure. Ma un auspicio lo si può esprimere, stante la grande contrapposizione manifestata nel Paese contro il nefasto progetto di legge – ai limiti della indignazione civile. Le cose più giuste, ragionevoli e opportune sarebbero, a giudizio del Gruppo dei 30 e dei partecipanti al convegno:
– Sospendere pro-tempore e con assoluta urgenza la discussione in Parlamento dell’attuale progetto di riforma;
– Indire immediatamente e tenere nei tempi più brevi possibili la 3^ Conferenza nazionale sulle aree protette (che manca da 15 anni!) prevedendo la partecipazione attiva di tutte le componenti dei Parchi, a partire da chi ci lavora;
– Prevedere una rilevazione “sul campo” dei bisogni e delle condizioni, almeno in tutti i parchi nazionali italiani e almeno in un rappresentativo campione delle diverse aree protette regionali, da parte delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato (per la 394 questo fu fatto, e ora…..?).
– Tornare a una non frettolosa audizione nelle Commissioni di tutte le componenti titolari di esperienze utili nella gestione delle aree protette;
– Una revisione profondissima del testo attuale del progetto di legge alla luce dei risultati di quanto sopra.


Parchi naturali o Parchi dei divertimenti?

Parchi naturali o Parchi dei divertimenti?

Appennino Ecosistema, LIPU, Salviamo l’Orso e ALTURA contro la Manifestazione di motocross “Italian Challenge”.

Le tre Associazioni hanno inviato oggi un esposto agli Enti di gestione ed ai Reparti dei Carabinieri Forestali preposti al controllo dei Parchi Nazionali dei Sibillini, del Gran Sasso, della Majella e del Pollino, perché intervengano per scongiurare lo svolgimento della manifestazione di motocross “Italian Challenge”, programmata dal 30 giugno al 3 luglio 2017 da Riccione a Policoro, attraverso il territorio protetto dei quattro Parchi Nazionali degli Appennini Centrali e Meridionali.
Come illustrato nel programma e nell’itinerario riportati nel sito web degli organizzatori, si tratterà di numerose moto da cross che percorreranno l’itinerario principale su strade secondarie asfaltate e con frequenti digressioni “off road”.
Tali comportamenti sono incompatibili con i fini istituzionali dei nostri Parchi Nazionali e, se attuati in assenza di nulla osta rilasciato dall’Ente Parco e di dichiarazione di incidenza ambientale non significativa da parte dell’Amministrazione Regionale o altro ente da questa delegato, appaiono configurare la violazione di numerose norme, tra le quali:
1) L. n. 394/1991, artt. 6 c. 4, 11 c. 3 e 30 c. 1 (misure di salvaguardia, vigenti in assenza del Regolamento del Parco): vietati la cattura, l’uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali, nonché la raccolta e il danneggiamento delle specie vegetali;
2) Legge n. 394/1991, artt. 13 e 30 c.1 (interventi eseguiti in assenza del nulla osta dell’Ente Parco);
3) D.P.R. istitutivi dei Parchi Nazionali (misure di salvaguardia);
4) D.M. (MATTM) n. 184/2007 (criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione in ZPS e ZSC), mod. dal D.M. del 22/01/2009: divieto di attività di circolazione motorizzata al di fuori delle strade;
5) D.Lgs. n. 42/2004, art. 181 c. 1-bis (opere eseguite in assenza di autorizzazione, cioè di dichiarazione di incidenza ambientale non significativa).


Convegno: “A cosa servono i parchi?”

Potentilla nitidaUn convegno, a Trento il 5 maggio 2017, per difendere la Legge quadro sui Parchi Nazionali e chiarire davvero a che servono le aree protette. Sarà presentata anche una relazione da Bruno Petriccione (di Appennino Ecosistema) sul tema Parchi, Riserve e Rete Natura 2000: quali le forme più efficaci di protezione della natura?

 

 

 

 

 

Accademia degli Accesi
Unione Bolognese Naturalisti
Società Italiana di Scienze della Montagna
Federazione Nazionale Pro Natura
C.I.P.R.A (Commissione Internazionale Protezione Regioni Alpine)
Società Italiana per la Storia della Fauna “Giuseppe Altobello”
Associazione Amici del Parco Nazionale Gran Paradiso
Associazione Appennino Ecosistema
Museo delle aree protette “Mario Incisa della Rocchetta” – Camerino
C.E.A. “Renzo Videsott” della Riserva naturale di Torricchio – Camerino
Associazione nazionale “Italia Nostra” – Sezione di Trento

A COSA SERVONO I PARCHI

Convegno di studio su Scopi e funzioni delle aree protette

Sala L’Officina dell’Autonomia
Fondazione Museo Storico del Trentino
Via Zanella 1 – Trento

Trento, 5 maggio 2017
Ore 10,00 – 13,00

Moderatore Mario Spagnesi
(già Direttore dell’Istituto per la fauna selvatica “Alessandro Ghigi”, Ozzano Emilia)

Paolo Pupillo (Unione Bolognese Naturalisti – Bologna) – La funzione dei parchi e la riforma

Giorgio Boscagli (Gruppo dei 30 – Roma) – 394/91 – Piccola costituzione delle aree protette. La difesa del Gruppo dei 30

Liliana Zambotti (Unione Bolognese Naturalisti – Bologna) – I parchi nazionali nel pensiero dei pionieri della protezione della natura in Italia: Alessandro Ghigi

Franco Pedrotti (Università di Camerino – Accademia degli Accesi di Trento) – I parchi nazionali nel pensiero dei pionieri della protezione della natura in Italia: Renzo e Paolo Videsott

Piero Belletti (Università di Torino DISAFA – Federazione Nazionale Pro Natura, Torino) – La centralità della protezione dell’ambiente e della biodiversità nell’ambito delle aree protette

Consegna della pergamena del Movimento Italiano Protezione Natura (Castello di Sarre, 1948) a Andrea Mustoni e Matteo Zeni per il loro operato a favore dell’orso bruno del Trentino

Ore 15,00 – 18,00

Moderatore: Franco de Battaglia
(giornalista e scrittore)

Bruno Petriccione (Associazione Appennino Ecosistema – L’Aquila) – Parchi, Riserve e Rete Natura 2000: quali le forme più efficaci di protezione della natura?

Bartolomeo Schirone (Università di Viterbo – Società Italiana di Scienze della Montagna) – I parchi nazionali e la difesa della montagna appenninica nei prossimi decenni

Stefano Gotti (Consigliere Parco Nazionale Foreste Casentinesi) – Verso il Climax nelle Foreste Demaniali Casentinesi: proposta di un Consigliere che ci spera

Corradino Guacci (Società Italiana per la Storia della Fauna “Giuseppe Altobello” – Campobasso) – La tutela della fauna all’origine dell’istituzione di un parco

Andrea Mustoni (Parco naturale Adamello Brenta – Strembo) – Il Parco Naturale Adamello Brenta al bivio fra tradizione e realtà

Salvatore Ferrari (Associazione nazionale “Italia Nostra”, Sezione di Trento) – L’aquila tripartita: il Parco Nazionale dello Stelvio oggi

Franco Pedrotti, Presidente, Accademia degli Accesi
Paolo Pupillo, Presidente Unione Bolognese Naturalisti


Decolla il Piano del Parco Regionale Sirente Velino

Decolla il Piano del Parco Regionale Sirente Velino

Dopo la diffida di Appennino Ecosistema alla Regione, l’Ente Parco avvia finalmente la procedura che porterà all’approvazione del Piano del Parco entro il 2017.

L’Aquila, 12/04/2017. L’Ente del Parco Regionale Sirente Velino ha finalmente avviato la procedura per l’approvazione del Piano del Parco, che secondo la legge regionale sarebbe dovuta già avvenire da oltre vent’anni. Lo ha dichiarato il Commissario Regionale del Parco Annabella Pace nel corso di un incontro ufficiale con il neo Presidente dell’Associazione Appennino Ecosistema Maria di Gregorio, al quale ha partecipato anche il Direttore f.f. del Parco Oremo Di Nino, svoltosi ieri presso la sede del Parco a Rocca di Mezzo.
Con Deliberazione del Commissario Regionale del Parco n. 3 del 31/01/2017, pubblicata sull’Albo Pretorio online il 10/02/2017, infatti, l’Ente Parco ha deliberato di dare avvio alla approvazione definitiva del Piano, trasmettendolo ai Sindaci della Comunità del Parco. Secondo la Legge Regionale n. 38/2006, tale organo deve esprimere il proprio parere entro il mese di maggio, prima che il Commissario del Parco proceda alla definitiva adozione del Piano. Successivamente, si aprirà una fase di consultazione pubblica di circa quattro mesi, seguita dall’istruttoria delle osservazioni presentate, curata dall’Ente Parco nei successivi due mesi. Al termine di questa fase, il Consiglio Regionale dovrà approvare definitivamente il Piano, al massimo entro ulteriori sei mesi.

Nello scorso mese di dicembre, le Associazioni Appennino Ecosistema, Mountain Wilderness, Salviamo l’orso e LIPU avevano inviato al Presidente della Giunta Regionale Abruzzese una formale diffida ad adottare il Piano del Parco Regionale Sirente Velino, esercitando i poteri sostitutivi nei confronti dell’Ente del Parco, inerte da oltre sei anni, in base a quanto previsto dall’art. 4, comma 1, della L.R. n. 42/2011 (Nuova disciplina del Parco Regionale). La Regione era stata anche diffidata a provvedere alla nomina di tutti i membri del Consiglio Direttivo e della Comunità del Parco non ancora nominati o designati, anche esercitando i poteri sostitutivi in base a quanto previsto dall’art. 11, comma 7, della L.R. n. 38/1996 (Legge quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo).

L’Associazione Appennino Ecosistema esprime la propria soddisfazione per questo importante evento atteso da oltre vent’anni. La Legge regionale vigente prevede infatti che l’adozione del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da 26 anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (L.R. n. 54/1989), entro 18 mesi (L.R. n. 23/2000) ed ancora entro 18 mesi (L.R. n. 42/2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale. La prima versione del Piano è stata predisposta dall’Ente Parco (presso la sede del quale è depositato) nel 2003, seguita da un aggiornamento del 2010, ma non è mai stato approvato dal suo Consiglio Direttivo.
La mancata approvazione del Piano del Parco Regionale Sirente Velino ha provocato gravi danni, che si protraggono fin dall’anno 1990 (entro il quale, in base all’art. 11 della L.R. n. 54/1989 di istituzione del Parco, la Regione avrebbe dovuto approvare la zonazione ed il Regolamento del Parco); si è trattato di danni all’economia delle comunità dei Comuni compresi nel territorio del Parco, di ingiustificate limitazioni ai diritti soggettivi ed agli interessi legittimi dei residenti e dei turisti generalizzate al tutto il territorio del Parco, nonché di obiettive limitazioni ai doverosi interventi di conservazione attiva degli ecosistemi e delle specie da effettuarsi particolarmente nelle zone A e B del Parco, mai compiutamente delimitate. Infatti, fino all’approvazione del Piano del Parco vigono su tutto il suo territorio, in modo generalizzato, i divieti previsti dalle “Norme transitorie di salvaguardia” elencati nell’art. 8 della L.R. n. 38/1996 e nell’art. 9 della L.R. n. 42/2011, e quelli previsti dalle “Misure di salvaguardia” degli artt. 6 e 11 della L. n. 394/1991 (che si applicano anche alle aree naturali protette regionali, in forza del combinato disposto dell’art. 30, comma 8, della stessa legge, dell’art. 34, comma 3 della L.R. n. 38/1996).

A fronte dell’attuale situazione di crisi, malfunzionamento e malcontento generalizzato nei confronti del Parco Regionale Sirente Velino, dovuta alla cronica mancata applicazione delle leggi regionali, alcuni Sindaci del Parco e l’Assessore ai Parchi della Regione propongono invece una completa revisione della legge istitutiva del Parco, che comprende la riduzione dei suoi confini, in particolare nella Valle Subequana, senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici, con una perdita secca di quasi tutto il versante sinistro orografico della Valle dell’Aterno e di una superficie di circa 5-10.000 ettari, pari al 10-20% dell’intera superficie protetta, in zone caratterizzate da habitat e specie prioritarie a livello europeo, destinate secondo il (mai approvato) Piano del Parco a divenire zone “B” di Riserva Generale. Alla luce dell’avvio della procedura per la definitiva approvazione del Piano del Parco, l’approvazione di una simile riforma, con la modifica della superficie protetta, sarebbe ora un danno ed una beffa per tutti i cittadini.
Se anche quest’ultimo disperato tentativo di ripristinare la legalità fallisse, l’unica alternativa sarebbe la rinuncia alla tutela regionale e l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata all’inizio di quest’anno da Appennino Ecosistema, che comprende l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino Ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco Nazionale. La zonazione prevista dal Piano del Parco Regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Senza il Piano del Parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio” (da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i Comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente Parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.


Due donne al vertice di Appennino Ecosistema

Due donne al vertice dell’Associazione ecologista Appennino Ecosistema

Riunita all’Aquila, l’Assemblea dell’Associazione nomina i nuovi responsabili e rilancia le attività per la protezione degli ecosistemi montani su basi scientifiche e legalitarie.

L’Aquila, 03/04/2017. Nel corso dell’Assemblea annuale tenutasi il 1° aprile scorso all’Aquila, l’Associazione Appennino Ecosistema ha rinnovato i suoi organi eleggendo come Presidente Maria di Gregorio, storica attivista del CAI e guida ambientale escursionistica AIGAE di Pescara, e come Direttore l’aquilana Martina Cervella, dottore in Scienze ambientali. Lasciano i loro incarichi direttivi, dopo un anno di intensa attività, l’ecologo aquilano Bruno Petriccione e l’abruzzese di adozione, ma inglese di origine, Sarah Gregg.
L’Associazione, che conta ormai circa 150 soci, ha deciso di rilanciare la campagna per l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente e le connesse azioni per contrastare i ripetuti tentativi di ridurre la superficie dell’attuale Parco Regionale, di avviare una nuova campagna per l’effettiva tutela delle aree della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea in Abruzzo e di agire con forza perché il pacchetto di interventi approvati dalla Regione per la tutela e il rilancio del Parco Nazionale del Gran Sasso sia tradotto in fatti concreti entro il 2017.
Tutte le azioni saranno condotte, come nel primo anno di attività dell’Associazione, con rigore scientifico e su solide basi giuridiche, perché le normative europee, nazionali e regionali siano rispettate ed attuate fino in fondo da tutte le Pubbliche Amministrazioni responsabili.


Novità editoriale: In nome dell’orso

Segnaliamo una grande novità editoriale

Il libro sull’orso di Matteo Zeni, l’opera moderna più documentata, completa e appassionata sull’orso bruno del Trentino.

MATTEO ZENI, IN NOME DELL’ORSO. IL DECLINO E IL RITORNO DELL’ORSO BRUNO SULLE ALPI. STORIA, CRONACA, CONFLITTI E SFIDE.

Gavi (Alessandria), 2016, ed. Il Piviere, pagine 396, illustrazioni a colori e in bianco e nero, euro 20,00.

Per informazioni rivolgersi a: info@ilpiviere.com


Regione Abruzzo diffidata ad adottare il Piano del P.R. Sirente Velino

La Regione Abruzzo diffidata ad adottare il Piano del Parco Regionale Sirente Velino

Mentre il Consiglio Regionale si appresta a porre la pietra tombale sul mai decollato ed unico Parco Regionale abruzzese, gli ecologisti chiedono che sia rispettata la legge con l’approvazione del Piano del Parco.

L’Aquila, 22/12/2016. Le Associazioni Appennino Ecosistema, Mountain Wilderness, Salviamo l’orso e LIPU hanno inviato stamattina al Presidente della Giunta Regionale Abruzzese una formale diffida ad adottare il Piano del Parco Regionale Sirente Velino.

La Regione è stata diffidata, in forza del D.lgs. n. 198/2009, art. 3 (norme sull’efficienza delle Pubbliche Amministrazioni), a provvedere all’avvio del procedimento amministrativo finalizzato all’adozione del Piano del Parco Regionale Sirente Velino, esercitando i poteri sostitutivi nei confronti dell’Ente del Parco, inerte da oltre sei anni, in base a quanto previsto dall’art. 4, comma 1, della L.R. n.  42/2011 (Nuova disciplina del Parco Regionale). La Regione è stata anche diffidata a provvedere alla nomina di tutti i membri del Consiglio Direttivo e della Comunità del Parco non ancora nominati o designati, anche esercitando i poteri sostitutivi in base a quanto previsto dall’art. 11, comma 7, della L.R. n.  38/1996 (Legge quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo).

 Nel documento, elaborato dai giuristi delle Associazioni, si lamenta che:

  • il Piano del Parco è stato predisposto nel 2010 dall’Ente Parco (presso la sede del quale è depositato), ma non è mai stato approvato dal suo Consiglio Direttivo, che manca ancora di alcuni dei suoi componenti e che non ha ancora attivato la procedura prevista dall’art. 14 della L.R. n. 38/1996;
  • l’adozione del predetto Piano da parte della Regione Abruzzo sarebbe invece dovuta avvenire al termine del predetto procedimento amministrativo, mai compiutamente avviato dall’Ente Parco;
  • la mancata approvazione del Piano del Parco Regionale Sirente Velino ha provocato gravi danni, che si protraggono fin dall’anno 1990 (entro il quale, in base all’art. 11 della L.R. n. 54/1989 di istituzione del Parco, la Regione avrebbe dovuto approvare la zonazione ed il Regolamento del Parco); si è trattato di danni all’economia delle comunità dei Comuni compresi nel territorio del Parco, di ingiustificate limitazioni ai diritti soggettivi ed agli interessi legittimi dei residenti e dei turisti generalizzate al tutto il territorio del Parco, nonché di obiettive limitazioni ai doverosi interventi di conservazione attiva degli ecosistemi e delle specie da effettuarsi particolarmente nelle zone A e B del Parco, mai compiutamente delimitate. Infatti, fino all’approvazione del Piano del Parco vigono su tutto il suo territorio, in modo generalizzato, i divieti previsti dalle “Norme transitorie di salvaguardia”, in base all’art. 8 della L.R. n. 38/1996, e quelli previsti dalle “Misure di salvaguardia”, in base agli artt. 6 e 11 della L. n. 394/1991 (che si applicano anche alle aree naturali protette regionali, con le relative sanzioni previste dall’art. 34, c. 3 della L.R. n. 38/1996);
  • nonostante l’inerzia dell’Ente Parco relativamente all’adozione del Piano, la Giunta regionale non ha utilizzato i poteri sostitutivi, ex art. 4, comma 1, della L.R. n. 42/2011;
  • nonostante l’inerzia nella designazione o nomina dei membri del Consiglio direttivo del Parco, la Giunta regionale non ha provveduto alle nomine sostitutive, ex art. 11, comma 7, della L.R. n. 38/1996.

In base alla diffida inviata, la Regione ha ora 30 giorni per rispondere alle Associazioni, pena la violazione dell’art. 328, comma 2, del codice penale (rifiuto di atti d’ufficio). Altri 60 giorni sono concessi alla Regione dalla legge per provvedere a quanto richiesto dalle normative regionali, con l’adozione del Piano del Parco. In caso di mancato adempimento, le Associazioni ricorreranno al T.A.R., al quale chiederanno di accertare l’omissione e di condannare la Regione ad adottare il Piano.

A fronte dell’attuale situazione di crisi, malfunzionamento e malcontento generalizzato nei confronti del Parco Regionale Sirente Velino, dovuta alla cronica mancata applicazione delle leggi regionali, la Regione sta per approvare una completa revisione della legge istitutiva del Parco, che comprende la riduzione dei suoi confini, in particolare nella Valle Subequana, senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici, con una perdita secca di quasi tutto il versante sinistro orografico della Valle dell’Aterno e di una superficie di circa 5-10.000 ettari, pari al 10-20% dell’intera superficie protetta, in zone caratterizzate da habitat e specie prioritarie a livello europeo, destinate secondo il (mai approvato) Piano del Parco a divenire zone “B” di Riserva Generale.

Si punta insomma ad avviare lo smantellamento del Parco, senza pensare che la Legge regionale prevede che l’adozione formale del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale.

Se la Regione non cambiasse rapidamente rotta, l’unica alternativa sarebbe la rinuncia alla tutela regionale e l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata all’inizio di quest’anno da Appennino Ecosistema, che comprende l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino Ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco Nazionale. La zonazione prevista dal Piano del Parco Regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Senza il Piano del Parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio” (da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i Comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente Parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.

Sarah Gregg – Direttore di Appennino Ecosistema

Carlo Alberto Pinelli – Presidente di Mountain Wilderness

Stefano Orlandini – Presidente di Salviamo l’orso

Fulvio Mamone Capria – Presidente della Lega Italiana Protezione Uccelli


P.N. della Majella: pianificazione in tutta fretta ed in segreto?

Rava del Ferro

Parco Nazionale della Majella: una nuova pianificazione in tutta fretta ed in segreto?

Le Associazioni ecologiste denunciano il tentativo di aprire la porta a nuove cementificazioni ed usi dissennati del territorio del Parco Nazionale

Pescara, 18/12/2016. L’Ente del Parco Nazionale della Majella si appresta ad adottare un nuovo Piano del Parco in tutta fretta ed in segreto, stravolgendo quello attualmente vigente ed aprendo la porta a nuove cementificazioni e ad usi dissennati di uno dei territori più integri, da un punto di vista ecologico, dell’Appennino Centrale. Infatti, lunedì prossimo, 19 dicembre, il Consiglio Direttivo del Parco è stato convocato con all’ordine del giorno l’adozione di un nuovo Piano del Parco, mentre a nessuno era dato di sapere che fosse stato avviato un procedimento in tal senso. E nessuno conosce ancora nei dettagli la proposta sulla quale i Consiglieri saranno chiamati ad esprimersi. Ad una richiesta in tal senso di Appennino Ecosistema, inviata lo scorso mese di settembre, il Presidente del Parco Franco Iezzi aveva risposto (con formale nota n. 13746 del 13/10/2016) senza fornire alcuna informazione su un eventuale procedimento amministrativo in corso relativamente alla revisione del Piano del Parco. Mentre si scopre ora che il Consiglio Direttivo aveva deliberato fin dal mese di luglio dello scorso anno (deliberazione n. 7 del 16/07/2015) di “avviare l’iter per la nuova redazione del Piano del Parco”. E pochi giorni fa al Consigliere rappresentante delle associazioni ecologiste è stato addirittura intimato, dal Presidente del Parco, di non diffondere gli elaborati della prima bozza di Piano che sarà esaminata lunedì prossimo. Ad oggi, quindi, a solo poche ore dalla decisione, le uniche informazioni disponibili in merito alla destinazione delle aree e alle principali regole di gestione del territorio contenute nella proposta di Piano sono state riferite alle Associazioni dal predetto Consigliere, esclusivamente nelle loro linee generali, al quale peraltro sono state rese note solo pochi giorni fa.
Le Associazioni Appennino Ecosistema, LIPU Abruzzo, Mountain Wilderness, Salviamo l’Orso, Stazione Ornitologica Abruzzese, WWF Abruzzo, Pro-Natura Abruzzo e ALTURA Abruzzo denunciano il tentativo di porre mano alla revisione del più importante strumento di gestione del Parco senza il coinvolgimento preventivo del pubblico e di tutti i soggetti interessati, in quella che ci appare una palese violazione delle vigenti normative sul procedimento amministrativo (L. n. 241/1990, D.P.R. n. 184/2006). Tra l’altro, quello della Majella è tuttora uno dei pochissimi Parchi italiani ad avere uno strumento di pianificazione vigente e non si comprende quindi il motivo di un blitz di questo genere per modificarlo in maniera radicale. In particolare, le Associazioni paventano la possibilità che nel nuovo Piano siano annacquati tutti i vincoli preesistenti, compromettendo la rigorosa tutela delle Zone A, consentendo l’espansione delle aree edificabili e la realizzazione di nuove captazioni idriche. Sembrerebbe anche che nella nuova stesura non siano per nulla considerati i Piani di gestione delle aree della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS), depositati presso la Regione da anni e mai approvati, come invece prevedeva la deliberazione del parco del luglio 2015.
Per queste ragioni, le Associazioni hanno inviato una nota urgente all’Ente Parco e al Ministero dell’Ambiente per chiedere di soprassedere all’adozione del nuovo Piano, aprendo un confronto preventivo con tutti i portatori di interesse sulle scelte che devono contraddistinguere il futuro del Parco, fondate su dati oggettivi e sull’analisi degli aspetti positivi e negativi del Piano vigente. Tutte le buone pratiche relative ai procedimenti di pianificazione evidenziano la necessità di garantire un preventivo momento di dialogo tra tutti i portatori di interesse al fine di condividere i principali obiettivi da perseguire, quando tutte le opzioni sono ancora percorribili. Il Parco Nazionale della Majella sta invece facendo esattamente il contrario.

Sarah Gregg – Appennino Ecosistema
Stefano Allavena – LIPU Abruzzo
Mario Marano Viola – Mountain Wilderness
Stefano Orlandini – Salviamo l’Orso
Augusto De Sanctis – Stazione Ornitologica Abruzzese
Luciano Di Tizio – WWF Abruzzo
Pierlisa Di Felice – Pro-Natura Abruzzo
Fabio Borlenghi – ALTURA Abruzzo


Conflitto di interessi del Presidente Berardinetti?

Lilium martagone

Conflitto di interessi del Presidente Berardinetti?

Le Associazioni ecologiste presentano un esposto contro il Presidente della Commissione Agricoltura per il doppio ruolo assunto nell’iter di approvazione della controriforma della Legge Regionale forestale, in discussione domani al Consiglio Regionale dell’Abruzzo

L’Aquila, 12/12/2016. Le Associazioni ecologiste Appennino Ecosistema, LIPU Abruzzo e ALTURA Abruzzo hanno presentato oggi un esposto alle Procure della Repubblica dell’Aquila e di Avezzano e ai Comandi regionale e provinciale del Corpo Forestale dello Stato per evidenziare un possibile conflitto di interessi del Consigliere Regionale dell’Abruzzo Lorenzo Berardinetti, in merito all’iter di approvazione della proposta di legge regionale n. 304/2016 (“Modifiche e integrazioni alla L.R. n. 3/2014 sulle foreste e i pascoli”), a firma Berardinetti e Pepe.
La controriforma della Legge Regionale quadro per la tutela delle foreste e dei pascoli è stata approvata il 23 novembre scorso da parte della Commissione Agricoltura del Consiglio regionale, presieduta da Lorenzo Berardinetti. Tra i soggetti privati che sarebbero favoriti dalle nuove norme sono inclusi alcuni importanti Consorzi forestali, uno dei quali, il “Consorzio Forestale Marsica Occidentale”, è costituito tra le Amministrazioni Comunali di Sante Marie, Pereto e Rocca di Botte ed alcuni soggetti privati (COLAFOR, IRMF, GEFORA). Le associazioni esponenti, rappresentate da Sarah Gregg, Stefano Allavena e Fabio Borlenghi, chiedono all’Autorità giudiziaria di accertare la sussistenza di un conflitto di interessi di Lorenzo Berardinetti, che si adopera per la presentazione (in quanto Consigliere Regionale) e l’approvazione (in quanto Presidente della Commissione Agricoltura) di una proposta di legge che, se approvata, favorirebbe direttamente il Consorzio Forestale “Marsica Occidentale” del quale è socio in quanto Sindaco del Comune di Sante Marie (AQ). Le Associazioni chiedono di sapere se in tali comportamenti non possano ravvisarsi illeciti penali, tra i quali quello previsto dall’art. 323 c.p. (abuso d’ufficio).
La controriforma della Legge forestale, che sarà esaminata domani (13 dicembre), dal Consiglio regionale, se approvata vanificherebbe tutti i contenuti innovativi a tutela degli ecosistemi forestali e dei pascoli. Le foreste e le praterie pascolate sono ecosistemi di enorme importanza ecologica, cioè beni comuni che producono servizi di fondamentale utilità per tutti, e non solo beni da sfruttare. Soltanto la rapida approvazione del suo Regolamento di applicazione potrebbe garantire un’efficace tutela ed un’utilizzazione ecologicamente fondata degli ecosistemi forestali e di prateria della regione.
Le modifiche e le integrazioni che sarebbero apportate alla vigente Legge Regionale forestale consentirebbero alla Giunta Regionale di adottare provvedimenti “temporanei” di autorizzazione allo sfruttamento di boschi e pascoli, anche senza i necessari ed obbligatori Piani di gestione, come invece prevede la legge. Persino tutto il patrimonio destinato agli usi civici potrebbe essere affidato velocemente anche a privati senza scrupoli, che lo sottrarrebbero alla sua destinazione che è per definizione di pubblica utilità. Le nuove norme proposte consentirebbero anche l’iscrizione all’Albo regionale di imprese forestali di privati e Consorzi protagonisti di decine e decine di illeciti amministrativi, legati ad uno sfruttamento eccessivo e di rapina del patrimonio forestale regionale, purché questi non abbiano comportato condanne penali.
La controriforma proposta dalla Giunta Regionale snaturerebbe la Legge quadro per la tutela delle foreste e dei pascoli, riaprendo la possibilità di uno sfruttamento selvaggio degli ecosistemi forestali e dei pascoli, come avevano già denunciato lo scorso luglio le Associazioni ecologiste. Si continua a percorrere una strada tracciata da gruppi di pressione che non tollerano una gestione del patrimonio naturale regionale nell’interesse pubblico e non di pochi gruppi di potere ben organizzati.
La Legge che già si vorrebbe cambiare non è stata mai compiutamente applicata, mancandone incredibilmente ancora il Regolamento di attuazione, a due anni dalla scadenza del termine previsto per la sua presentazione al Consiglio da parte della Giunta Regionale. Senza l’approvazione del Regolamento, che secondo la legge avrebbe dovuto definire prescrizioni e limiti d’uso di tutti i boschi e i pascoli della regione, nonché le relative procedure autorizzative, non è ovviamente possibile verificare se la modernissima legge finalmente varata all’inizio del 2014, dopo anni di attesa, sia in grado di regolamentare in modo efficace la tutela e l’utilizzazione degli ecosistemi forestali e di prateria della regione.
Occorrerebbe invece giungere ad una rapida approvazione del Regolamento di attuazione della L.R. n. 3/2014, in modo da disciplinare in modo certo ed univoco tutte le attività di pastorizia e sfruttamento dei boschi, oggi prive di regole certe e quindi foriere di provocare gravi danni.

Appennino Ecosistema

LIPU Abruzzo

ALTURA Abruzzo

associazioni-berardinetti