Appennino Ecosistema firma l’Appello per la natura d’Italia

Appennino Ecosistema firma l’Appello per la natura d’Italia

L’Aquila, 11/12/2017. Anche Appennino Ecosistema sostiene l’iniziativa per contrastare il tentativo di affossare definitivamente la rivoluzionaria ed avanzatissima Legge quadro sulle aree protette, il cui unico difetto è di non essere stata ancora pienamente applicata.

Ecco il testo dell’Appello che si può firmare qui sul sito di WWF Italia.

Per la difesa e il rilancio dei parchi naturali e delle aree marine protette
La legge quadro sulle aree naturali protette (Legge 6 dicembre 1991, n. 394) ha rappresentato un punto di svolta nella tutela della natura italiana, consentendo di passare da poche aree protette ad un sistema di parchi e riserve che attualmente protegge oltre il 10% del territorio italiano. Non a caso viene considerata la “Costituzione delle aree protette italiane”, presa peraltro a modello da altre legislazioni. Oggi, una proposta di legge in discussione al Senato intende apportare delle modifiche che finirebbero per peggiorarla pesantemente. Se è vero che dopo 25 anni qualsiasi legge necessita di una verifica e di modifiche, è altrettanto vero che il testo in discussione non risolve nessuno dei problemi evidenziatisi nella gestione delle aree protette, ma anzi finisce per aggravarli, complici numerose modifiche apportate in maniera disorganica negli anni passati. Senza voler mettere in discussione l’impegno dei parlamentari che hanno elaborato il testo, dobbiamo affermare con forza che il lavoro avviato non può ritenersi completato, essendo peraltro mancato anche un iniziale momento di bilancio, esame e confronto come la terza Conferenza nazionale sulle aree naturali protette da più parti richiesta.
Restano largamente insoddisfacenti le soluzioni adottate su molteplici aspetti come la governance, la mancanza di obbligatorietà di specifiche competenze per i ruoli apicali, la composizione dei consigli direttivi che si aprono a portatori di interessi economici particolari, le dotazioni organiche e di sorveglianza, la gestione faunistica, la cancellazione del parco nazionale del Delta del Po, la frammentarietà del sistema delle aree marine protette, la previsione di royalty su interventi impattanti nei parchi, e tanto altro ancora come hanno avuto modo di evidenziare in questi ultimi mesi il mondo ambientalista e quello scientifico, oltre a tanti operatori “dei” parchi e “nei” parchi.
Il quadro che emerge è un sistema che si appiattisce verso gli interessi localistici, quasi che il patrimonio che si vuole tutelare attraverso i parchi nazionali e le aree marine protette non sia un valore unico e irrinunciabile non solo per l’Italia, ma per l’intero continente europeo. Ed è fortissima la sensazione che si stia sprecando un’occasione. Si sta rinunciando ad una vera e moderna riforma, efficace e condivisa, per intervenire in maniera disomogenea e confusa senza tener conto del dibattito nazionale e internazionale sulle aree protette, sulla conservazione della biodiversità, sulla tutela del paesaggio e sui cambiamenti climatici. Quanto il legislatore del 1991 seppe cogliere aspetti innovativi dal confronto con la società civile e la comunità scientifica, tanto il legislatore odierno sembra aver avuto paura di “ascoltare” i tanti che hanno elaborato e proposto nuove soluzioni e valide alternative. Lo scarso confronto concesso, sempre su richiesta delle associazioni ambientaliste, ha finito per produrre alcuni aggiustamenti-spot del tutto insufficienti a modificare il giudizio complessivo. I ritardi del passato, non certo imputabili a chi, pur criticando le modifiche proposte, si è sempre mostrato disponibile al confronto, non possono giustificare la fretta di oggi. Non sappiamo, considerati i tempi della legislatura e i moltissimi nodi da sciogliere prima della sua conclusione, come andrà avanti l’esame del disegno di legge, ma per quella responsabilità che sentiamo di avere verso le future generazioni, vi chiediamo una pausa di riflessione che consenta approfondimenti e analisi, indispensabili considerato che è in gioco un patrimonio naturale e culturale senza eguali.
Nel ringraziarvi per l’attenzione prestata, vi auguriamo un buon lavoro nell’interesse del Paese.


Incendio del Morrone: ecco chi ci guadagna

Incendio del Morrone: ecco chi ci guadagna.

Appennino Ecosistema denuncia i nuovi fuorilegge che compromettono la conservazione degli habitat di alta quota del Parco Nazionale della Majella

L’Aquila, 07/11/2017. La faggeta ha resistito, le praterie stanno faticosamente recuperando, ma i ginepreti nani sono perduti per sempre, a causa del passaggio del fuoco. E così i pascoli di altitudine del Morrone sono finalmente liberi da quegli ingombranti e fastidiosi arbusti spinosetti di ginepro che sottraevano spazio agli appetiti di vacche e cavalli, da qualche decennio padroni incontrastati dei preziosi habitat di alta quota tutelati da un SIC e da una ZPS istituiti in base alla Direttiva Habitat dell’Unione Europea e da una zona a massima tutela del Parco Nazionale della Majella, una Zona “A” di Riserva integrale. E sabato scorso, 4 novembre, gli allevatori fuorilegge del Morrone hanno festeggiato la Repubblica, a modo loro, traendo subito profitto dai pascoli finalmente “puliti” (cioè privi degli arbusti di ginepro nano) insistendo in comportamenti dannosi ed illegali, con il pascolo brado di vacche e cavalli (vietato da normative nazionali e regionali) in piena zona di Riserva integrale, oltre che nelle aree percorse dal fuoco (vietato per dieci anni in forza della L. n. 353/2000) e fuori tempo limite per la demonticazione (fissato al 15 e al 30 ottobre dalle norme generali e dalla L.R. n. 3/2014), in habitat delicati e fragili dove è ormai già presente la neve.

Di tali fatti sono stati informati il Reparto Carabinieri del Parco Nazionale della Majella e l’Ente Parco stesso, sperando che ora qualcosa si muova, anche dopo gli allarmi lanciati dalle Associazioni Salviamo l’Orso, LIPU e ALTURA, che con note circostanziate il 27 giugno e il 13 luglio scorso avevano chiesto decisi interventi agli stessi soggetti senza ricevere alcuna risposta. E così i nuovi fuorilegge delle nostre montagne hanno continuato ad esercitare impunemente le loro attività illegali, lucrando truffaldinamente i cospicui contributi dell’Unione Europea loro concessi “per il miglioramento del pascolo”, in base al Piano di Sviluppo Rurale Regionale,

Il pascolo brado di vacche e cavalli costituisce oggi una delle principali minacce all’integrità degli ecosistemi e delle specie montane. La presenza di enormi quantità di questi animali (ogni anno si contano decine di mandrie di 50-100 bovini e centinaia di equini nel solo territorio del Parco Nazionale della Majella), liberi di muoversi senza controllo, sta infatti provocando gravi danni alle praterie naturali, agli ambienti umidi ed ai boschi di montagna in tutti gli Appennini Centrali, che fino a pochi decenni orsono conoscevano la presenza soltanto degli ovini, sempre ben custoditi e di gran lunga meno dannosi per l’ambiente. Ogni anno, con l’avvio alla monticazione del bestiame domestico nel territorio del Parco Nazionale della Majella, si notano gravissimi danni a carico degli habitat tutelati dall’Unione Europea (in particolare, quelli prioritari 6210*, 6230* e 9210*) dovuti al pascolo brado di bovini ed equini, spesso lasciati al loro destino in montagna persino anche nel periodo invernale e senza alcuna custodia.

Oltre che dannoso, il pascolo brado e/o nel bosco è vietato da norme di carattere generale e dalla Legge Regionale n. 3/2014. Nei territori protetti da Siti di Interesse Comunitario o Zone di Protezione Speciale dell’Unione Europea, inoltre, il pascolo oltre i limiti fissati per la monticazione e la demonticazione è vietato dalla D.G.R. n. 877 del 27/12/2016 (Misure generali di conservazione per la tutela dei siti della Rete Natura 2000 della Regione Abruzzo, con le sanzioni previste dalla L. n. 47/1985, art. 20) e i proprietari sono punibili per i danni arrecati dai loro animali agli habitat anche in base all’art. 733-bis del codice penale (distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto), che prevede l’arresto fino a 18 mesi e l’ammenda non inferiore a 3.000 euro. Tali condotte illegali sono tanto più gravi in quanto si realizzano anche nelle Zone A di Riserva integrale individuate dal vigente Piano del Parco, che pone espresso divieto alle attività di pascolamento in tale Zona (salvo nulla osta dell’Ente Parco, rilasciabile solo se il pascolamento è finalizzato a “mantenere l’equilibrio ecologico e le peculiarità naturalistiche delle aree”), comunque vietate in modo assoluto se esercitate in forma brada e/o nel bosco, sia nelle Zone A sia in quelle B. I proprietari sono punibili, in questi casi, anche in base all’art. 13 e art. 30, c.1 della L. n. 394/1991 (interventi in assenza del nulla osta dell’Ente Parco ed in difformità dal Piano del Parco).


Appennino Ecosistema aderisce all’iniziativa “Biodiversità in azione sull’Appennino”

All’inizio del Bioblitz del Gran Sasso durante il Cammino LTER 2016

​L’Associazione​ Appennino Ecosistema aderisce con piacere all’iniziativa “Biodiversità in azione sull’Appennino”, condividendone in pieno gli obiettivi.

Il Cammino appenninico si svolge sui monti dell’Abruzzo e unisce due stazioni LTER di alta quota, gestite dai Carabinieri Forestali e dall’Università del Molise, dal Gran Sasso alla Majella.
Percorre il paesaggio caratteristico della montagna interna dell’Appennino Centrale, dalla mugheta alle praterie di alta quota fino alla tundra alpina, con elevatissimi valori di biodiversità. Si attraversano aree ad alto valore ambientale e turistico, due Parchi Nazionali e una Riserva Statale.
Si partirà il 20 luglio 2017 sul Gran Sasso e poi si proseguirà fino alla Majella, dove il Cammino si concluderà il 23 luglio, con attività di rilevamento della vegetazione e del microclima ed osservazioni geologiche e faunistiche lungo tutto il percorso, che sarà caratterizzato da costanti attività di interpretazione ambientale con l’assistenza di botanici, zoologi e geologi. Sul Gran Sasso si potrà partecipare ad una breve escursione adatta a tutti attraverso il sito LTER, mentre sulla Majella, per raggiungere le più elevate stazioni di rilevamento LTER (a quota 2700 m), occorrerà seguire una più impegnativa escursione (adatta solo a persone ben allenate), che però potrà anche essere abbreviata, per i meno allenati. Momenti speciali vedranno uniti ricercatori, naturalisti dilettanti e volontari sul Gran Sasso e sulla Majella, con particolari studi intensivi sul campo (“Bioblitz”) e cacce al tesoro botanico, per determinare tutte le specie vegetali e animali che vivono in quelle aree.
La partecipazione è gratuita, ma per motivi organizzativi si consiglia vivamente di iscriversi in anticipo, indicando a quali degli eventi si intende partecipare. Il relativo modulo di iscrizione (scaricabile dal sito web http://www.lteritalia.it/) dovrà essere inviato alla segreteria organizzativa (utb.laquila@forestale.carabinieri.it; Fax 0862 718018) entro il giorno 10 luglio 2017.


Biodiversità in azione sull’Appennino

Biodiversità in azione sull’Appennino

Gran Sasso d’Italia e Majella
Da giovedì 20 luglio a domenica 23 luglio 2017
cammino LTER biodiversità

Il Cammino appenninico si svolge sui monti dell’Abruzzo e unisce due stazioni LTER di alta quota, gestite dai Carabinieri Forestali e dall’Università del Molise, dal Gran Sasso alla Majella.
Percorre il paesaggio caratteristico della montagna interna dell’Appennino Centrale, dalla mugheta alle praterie di alta quota fino alla tundra alpina, con elevatissimi valori di biodiversità. Si attraversano aree ad alto valore ambientale e turistico, due Parchi Nazionali e una Riserva Statale.
Si partirà il 20 luglio 2017 sul Gran Sasso e poi si proseguirà fino alla Majella, dove il Cammino si concluderà il 23 luglio, con attività di rilevamento della vegetazione e del microclima ed osservazioni geologiche e faunistiche lungo tutto il percorso, che sarà caratterizzato da costanti attività di interpretazione ambientale con l’assistenza di botanici, zoologi e geologi. Sul Gran Sasso si potrà partecipare ad una breve escursione adatta a tutti attraverso il sito LTER, mentre sulla Majella, per raggiungere le più elevate stazioni di rilevamento LTER (a quota 2700 m), occorrerà seguire una più impegnativa escursione (adatta solo a persone ben allenate), che però potrà anche essere abbreviata, per i meno allenati. Momenti speciali vedranno uniti ricercatori, naturalisti dilettanti e volontari sul Gran Sasso e sulla Majella, con particolari studi intensivi sul campo (“Bioblitz”) e cacce al tesoro botanico, per determinare tutte le specie vegetali e animali che vivono in quelle aree.
La partecipazione è gratuita, ma per motivi organizzativi si consiglia vivamente di iscriversi in anticipo, indicando a quali degli eventi si intende partecipare. Il relativo modulo di iscrizione (scaricabile dal sito web http://www.lteritalia.it/) dovrà essere inviato alla segreteria organizzativa (utb.laquila@forestale.carabinieri.it; Fax 0862 718018) entro il giorno 10 luglio 2017.


A cosa servono i Parchi

A cosa servono i Parchi

Esiti del convegno nazionale sul futuro delle aree protette italiane, Trento 5 Maggio 2017

L’Aquila, 07/05/2017. Il convegno di Trento del 5 maggio 2017 “A cosa servono i Parchi”, inserito nell’ambito di Trento Film Festival con le celebrazioni in onore di Renzo Videsott, pioniere della conservazione della natura, ha visto una partecipazione appassionata, qualificata e purtroppo spesso indignata. Il convegno è stato organizzato dall’Unione Bolognese Naturalisti, Federazione Nazionale Pro Natura, C.I.P.R.A., Mountain Wilderness, Società per la storia della fauna “Giuseppe Altobello”, Associazione Amici Parco Nazionale Gran Paradiso, Società Italiana Scienze della Montagna, Associazione Appennino Ecosistema, Museo delle aree protette “Mario Incisa della Rocchetta” di Camerino, Associazione nazionale Italia Nostra Sezione di Trento, Accademia degli Accesi di Trento,
Tra gli obbiettivi più importanti del convegno c’era quello di fare il punto su quanto sta accadendo in Parlamento ai danni della Legge Quadro sulle Aree Protette, la 394 del 1991, la “piccola costituzione delle Aree Protette”.
A Giorgio Boscagli (coordinatore assieme a Francesco Mezzatesta del Gruppo dei 30, un movimento di autorevoli figure del mondo della conservazione della Natura, animate da passione civile e indignate per la vera e propria demolizione dei principi-cardine della legge) era stato affidato il compito di relazionare sul tema. Quella che segue è la sintesi, in 10 punti essenziali, della sua relazione largamente condivisa dai partecipanti al convegno. Il documento del Gruppo dei 30 subito dopo l’approvazione in Senato (9.11.2016) evidenzia un panorama generale di disattenzione rispetto ai bisogni veri dei parchi e di scarsa consapevolezza dei risultati di 25 anni di applicazione della Legge Quadro. Il nefasto progetto di legge è passato in Senato contro il parere di tutte le associazioni ambientaliste italiane: si vuole abbassare la tutela del patrimonio naturale del Paese a favore dei potentati locali, eliminando di fatto l’indipendenza dei parchi nazionali e il loro ruolo di barriera contro gli interessi delle lobbies, mentre gran parte della politica sembra avere perso di vista gli interessi generali del Paese soprattutto nel campo del consumo di suolo.
Ecco le 10 fra le peggiori misure e omissioni della cosiddetta “riforma” della legge 394/91 (il p.d.l. 4144 della Camera dei Deputati, detto Caleo dal nome del suo relatore al Senato):
1) Per la nomina del Presidente non si chiede più alcun titolo concernente la conservazione della Natura, che è la “missione” dei Parchi, ma solo una generica “esperienza nelle istituzioni, nelle professioni, ovvero di indirizzo o di gestione in strutture pubbliche e private”. Un modo ambiguo per dire che saranno privilegiati i titolari di carriere politiche che non si sa più dove collocare!
2) Il Direttore, figura centrale della gestione, non sarà più scelto in base alle competenze naturalistiche e culturali, ma secondo una non meglio precisata “esperienza professionale di tipo gestionale”; e non sarà più nominato dal Ministro dell’Ambiente in un elenco di esperti (che esiste, pur non aggiornato da anni e che si vorrebbe abolire!) ma dal locale Consiglio direttivo, di fatto dal Presidente del Parco che sceglierebbe il Direttore tra i suoi yesmen. Come se alla direzione dei grandi musei italiani mettessimo un bravo ragioniere, purché dica “signorsì”;
3) Gli agricoltori entrerebbero a far parte dei consigli direttivi. E allora perché non i 100 altri soggetti economici presenti nei Parchi? Sembra un modo come un altro per modificare subdolamente la rotta delle Aree Protette e spingerle verso una logica di impresa pura, in aperta contraddizione con la loro missione istituzionale;
4) Le attività economiche presenti nei Parchi con impatto sull’ambiente, come gli impianti di estrazione di idrocarburi o di captazione delle acque, pagherebbero royalties, decretando in tal modo la fine dell’indipendenza dei parchi stessi: si può ben immaginare che sensibilità sul tema avrebbe un Presidente che viene dalla politica locale!
5) All’interno dei Consigli direttivi le componenti scientifica e conservazionista (già oggi fortemente ridotte rispetto all’originaria composizione) diminuirebbero ancora a favore dei portatori di interessi locali o diretti.
6) Tra le omissioni più gravi: nulla si dice circa il necessario potenziamento della sorveglianza, totalmente insufficiente all’interno delle aree protette;
7) E ancora no comment sull’altra situazione totalmente ignorata e ai limiti dell’esplosione: il problema delle dotazioni organiche, letteralmente ridicole in almeno 19 parchi nazionali sui 23 esistenti e tali da comprometterne laq funzione;
8) Sul Parco Nazionale del Delta del Po, che assieme alla Camargue è la più importante area umida del Mediterraneo, citiamo: “ il mancato raggiungimento dell’intesa tra Regioni precluderebbe l’adozione di un decreto sostitutivo del Governo”. Leggasi: non si farà mai!
9) Fumosa ed evanescente la trattazione del tema attività venatoria: modificando la legge nelle cosiddette “aree contigue” ai parchi (l’art. 32 della storica legge 394/91: uno dei tanti articoli volutamente inapplicati) la caccia sarebbe permessa anche a cacciatori provenienti dall’esterno senza definire in alcun modo il “carico venatorio massimo” (unico criterio realistico di moderazione di impatto). Mentre la gestione faunistica – confusa con il controllo della fauna – viene affrontata in un modo del tutto superficiale e irrealistico.
10) Del tutto aggirato e disatteso il principio (presente nella 394/91) della completa omologazione delle aree marine protette ai parchi nazionali, lasciandole invece in una situazione di indeterminatezza e in balia di improbabili consorzi di enti locali con “briciole” spacciati per “fondi”.

CONCLUSIONI. È difficile pensare che un progetto di legge sia totalmente negativo, pensato in contrapposizione a quelle che sono le reali esigenze della “fetta di Paese” che andrà a regolamentare. Qua e là nel progetto di riforma qualcosa di accettabile c’è pure. Ma un auspicio lo si può esprimere, stante la grande contrapposizione manifestata nel Paese contro il nefasto progetto di legge – ai limiti della indignazione civile. Le cose più giuste, ragionevoli e opportune sarebbero, a giudizio del Gruppo dei 30 e dei partecipanti al convegno:
– Sospendere pro-tempore e con assoluta urgenza la discussione in Parlamento dell’attuale progetto di riforma;
– Indire immediatamente e tenere nei tempi più brevi possibili la 3^ Conferenza nazionale sulle aree protette (che manca da 15 anni!) prevedendo la partecipazione attiva di tutte le componenti dei Parchi, a partire da chi ci lavora;
– Prevedere una rilevazione “sul campo” dei bisogni e delle condizioni, almeno in tutti i parchi nazionali italiani e almeno in un rappresentativo campione delle diverse aree protette regionali, da parte delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato (per la 394 questo fu fatto, e ora…..?).
– Tornare a una non frettolosa audizione nelle Commissioni di tutte le componenti titolari di esperienze utili nella gestione delle aree protette;
– Una revisione profondissima del testo attuale del progetto di legge alla luce dei risultati di quanto sopra.


Parchi naturali o Parchi dei divertimenti?

Parchi naturali o Parchi dei divertimenti?

Appennino Ecosistema, LIPU, Salviamo l’Orso e ALTURA contro la Manifestazione di motocross “Italian Challenge”.

Le tre Associazioni hanno inviato oggi un esposto agli Enti di gestione ed ai Reparti dei Carabinieri Forestali preposti al controllo dei Parchi Nazionali dei Sibillini, del Gran Sasso, della Majella e del Pollino, perché intervengano per scongiurare lo svolgimento della manifestazione di motocross “Italian Challenge”, programmata dal 30 giugno al 3 luglio 2017 da Riccione a Policoro, attraverso il territorio protetto dei quattro Parchi Nazionali degli Appennini Centrali e Meridionali.
Come illustrato nel programma e nell’itinerario riportati nel sito web degli organizzatori, si tratterà di numerose moto da cross che percorreranno l’itinerario principale su strade secondarie asfaltate e con frequenti digressioni “off road”.
Tali comportamenti sono incompatibili con i fini istituzionali dei nostri Parchi Nazionali e, se attuati in assenza di nulla osta rilasciato dall’Ente Parco e di dichiarazione di incidenza ambientale non significativa da parte dell’Amministrazione Regionale o altro ente da questa delegato, appaiono configurare la violazione di numerose norme, tra le quali:
1) L. n. 394/1991, artt. 6 c. 4, 11 c. 3 e 30 c. 1 (misure di salvaguardia, vigenti in assenza del Regolamento del Parco): vietati la cattura, l’uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali, nonché la raccolta e il danneggiamento delle specie vegetali;
2) Legge n. 394/1991, artt. 13 e 30 c.1 (interventi eseguiti in assenza del nulla osta dell’Ente Parco);
3) D.P.R. istitutivi dei Parchi Nazionali (misure di salvaguardia);
4) D.M. (MATTM) n. 184/2007 (criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione in ZPS e ZSC), mod. dal D.M. del 22/01/2009: divieto di attività di circolazione motorizzata al di fuori delle strade;
5) D.Lgs. n. 42/2004, art. 181 c. 1-bis (opere eseguite in assenza di autorizzazione, cioè di dichiarazione di incidenza ambientale non significativa).


Convegno: “A cosa servono i parchi?”

Potentilla nitidaUn convegno, a Trento il 5 maggio 2017, per difendere la Legge quadro sui Parchi Nazionali e chiarire davvero a che servono le aree protette. Sarà presentata anche una relazione da Bruno Petriccione (di Appennino Ecosistema) sul tema Parchi, Riserve e Rete Natura 2000: quali le forme più efficaci di protezione della natura?

 

 

 

 

 

Accademia degli Accesi
Unione Bolognese Naturalisti
Società Italiana di Scienze della Montagna
Federazione Nazionale Pro Natura
C.I.P.R.A (Commissione Internazionale Protezione Regioni Alpine)
Società Italiana per la Storia della Fauna “Giuseppe Altobello”
Associazione Amici del Parco Nazionale Gran Paradiso
Associazione Appennino Ecosistema
Museo delle aree protette “Mario Incisa della Rocchetta” – Camerino
C.E.A. “Renzo Videsott” della Riserva naturale di Torricchio – Camerino
Associazione nazionale “Italia Nostra” – Sezione di Trento

A COSA SERVONO I PARCHI

Convegno di studio su Scopi e funzioni delle aree protette

Sala L’Officina dell’Autonomia
Fondazione Museo Storico del Trentino
Via Zanella 1 – Trento

Trento, 5 maggio 2017
Ore 10,00 – 13,00

Moderatore Mario Spagnesi
(già Direttore dell’Istituto per la fauna selvatica “Alessandro Ghigi”, Ozzano Emilia)

Paolo Pupillo (Unione Bolognese Naturalisti – Bologna) – La funzione dei parchi e la riforma

Giorgio Boscagli (Gruppo dei 30 – Roma) – 394/91 – Piccola costituzione delle aree protette. La difesa del Gruppo dei 30

Liliana Zambotti (Unione Bolognese Naturalisti – Bologna) – I parchi nazionali nel pensiero dei pionieri della protezione della natura in Italia: Alessandro Ghigi

Franco Pedrotti (Università di Camerino – Accademia degli Accesi di Trento) – I parchi nazionali nel pensiero dei pionieri della protezione della natura in Italia: Renzo e Paolo Videsott

Piero Belletti (Università di Torino DISAFA – Federazione Nazionale Pro Natura, Torino) – La centralità della protezione dell’ambiente e della biodiversità nell’ambito delle aree protette

Consegna della pergamena del Movimento Italiano Protezione Natura (Castello di Sarre, 1948) a Andrea Mustoni e Matteo Zeni per il loro operato a favore dell’orso bruno del Trentino

Ore 15,00 – 18,00

Moderatore: Franco de Battaglia
(giornalista e scrittore)

Bruno Petriccione (Associazione Appennino Ecosistema – L’Aquila) – Parchi, Riserve e Rete Natura 2000: quali le forme più efficaci di protezione della natura?

Bartolomeo Schirone (Università di Viterbo – Società Italiana di Scienze della Montagna) – I parchi nazionali e la difesa della montagna appenninica nei prossimi decenni

Stefano Gotti (Consigliere Parco Nazionale Foreste Casentinesi) – Verso il Climax nelle Foreste Demaniali Casentinesi: proposta di un Consigliere che ci spera

Corradino Guacci (Società Italiana per la Storia della Fauna “Giuseppe Altobello” – Campobasso) – La tutela della fauna all’origine dell’istituzione di un parco

Andrea Mustoni (Parco naturale Adamello Brenta – Strembo) – Il Parco Naturale Adamello Brenta al bivio fra tradizione e realtà

Salvatore Ferrari (Associazione nazionale “Italia Nostra”, Sezione di Trento) – L’aquila tripartita: il Parco Nazionale dello Stelvio oggi

Franco Pedrotti, Presidente, Accademia degli Accesi
Paolo Pupillo, Presidente Unione Bolognese Naturalisti


Decolla il Piano del Parco Regionale Sirente Velino

Decolla il Piano del Parco Regionale Sirente Velino

Dopo la diffida di Appennino Ecosistema alla Regione, l’Ente Parco avvia finalmente la procedura che porterà all’approvazione del Piano del Parco entro il 2017.

L’Aquila, 12/04/2017. L’Ente del Parco Regionale Sirente Velino ha finalmente avviato la procedura per l’approvazione del Piano del Parco, che secondo la legge regionale sarebbe dovuta già avvenire da oltre vent’anni. Lo ha dichiarato il Commissario Regionale del Parco Annabella Pace nel corso di un incontro ufficiale con il neo Presidente dell’Associazione Appennino Ecosistema Maria di Gregorio, al quale ha partecipato anche il Direttore f.f. del Parco Oremo Di Nino, svoltosi ieri presso la sede del Parco a Rocca di Mezzo.
Con Deliberazione del Commissario Regionale del Parco n. 3 del 31/01/2017, pubblicata sull’Albo Pretorio online il 10/02/2017, infatti, l’Ente Parco ha deliberato di dare avvio alla approvazione definitiva del Piano, trasmettendolo ai Sindaci della Comunità del Parco. Secondo la Legge Regionale n. 38/2006, tale organo deve esprimere il proprio parere entro il mese di maggio, prima che il Commissario del Parco proceda alla definitiva adozione del Piano. Successivamente, si aprirà una fase di consultazione pubblica di circa quattro mesi, seguita dall’istruttoria delle osservazioni presentate, curata dall’Ente Parco nei successivi due mesi. Al termine di questa fase, il Consiglio Regionale dovrà approvare definitivamente il Piano, al massimo entro ulteriori sei mesi.

Nello scorso mese di dicembre, le Associazioni Appennino Ecosistema, Mountain Wilderness, Salviamo l’orso e LIPU avevano inviato al Presidente della Giunta Regionale Abruzzese una formale diffida ad adottare il Piano del Parco Regionale Sirente Velino, esercitando i poteri sostitutivi nei confronti dell’Ente del Parco, inerte da oltre sei anni, in base a quanto previsto dall’art. 4, comma 1, della L.R. n. 42/2011 (Nuova disciplina del Parco Regionale). La Regione era stata anche diffidata a provvedere alla nomina di tutti i membri del Consiglio Direttivo e della Comunità del Parco non ancora nominati o designati, anche esercitando i poteri sostitutivi in base a quanto previsto dall’art. 11, comma 7, della L.R. n. 38/1996 (Legge quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo).

L’Associazione Appennino Ecosistema esprime la propria soddisfazione per questo importante evento atteso da oltre vent’anni. La Legge regionale vigente prevede infatti che l’adozione del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da 26 anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (L.R. n. 54/1989), entro 18 mesi (L.R. n. 23/2000) ed ancora entro 18 mesi (L.R. n. 42/2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale. La prima versione del Piano è stata predisposta dall’Ente Parco (presso la sede del quale è depositato) nel 2003, seguita da un aggiornamento del 2010, ma non è mai stato approvato dal suo Consiglio Direttivo.
La mancata approvazione del Piano del Parco Regionale Sirente Velino ha provocato gravi danni, che si protraggono fin dall’anno 1990 (entro il quale, in base all’art. 11 della L.R. n. 54/1989 di istituzione del Parco, la Regione avrebbe dovuto approvare la zonazione ed il Regolamento del Parco); si è trattato di danni all’economia delle comunità dei Comuni compresi nel territorio del Parco, di ingiustificate limitazioni ai diritti soggettivi ed agli interessi legittimi dei residenti e dei turisti generalizzate al tutto il territorio del Parco, nonché di obiettive limitazioni ai doverosi interventi di conservazione attiva degli ecosistemi e delle specie da effettuarsi particolarmente nelle zone A e B del Parco, mai compiutamente delimitate. Infatti, fino all’approvazione del Piano del Parco vigono su tutto il suo territorio, in modo generalizzato, i divieti previsti dalle “Norme transitorie di salvaguardia” elencati nell’art. 8 della L.R. n. 38/1996 e nell’art. 9 della L.R. n. 42/2011, e quelli previsti dalle “Misure di salvaguardia” degli artt. 6 e 11 della L. n. 394/1991 (che si applicano anche alle aree naturali protette regionali, in forza del combinato disposto dell’art. 30, comma 8, della stessa legge, dell’art. 34, comma 3 della L.R. n. 38/1996).

A fronte dell’attuale situazione di crisi, malfunzionamento e malcontento generalizzato nei confronti del Parco Regionale Sirente Velino, dovuta alla cronica mancata applicazione delle leggi regionali, alcuni Sindaci del Parco e l’Assessore ai Parchi della Regione propongono invece una completa revisione della legge istitutiva del Parco, che comprende la riduzione dei suoi confini, in particolare nella Valle Subequana, senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici, con una perdita secca di quasi tutto il versante sinistro orografico della Valle dell’Aterno e di una superficie di circa 5-10.000 ettari, pari al 10-20% dell’intera superficie protetta, in zone caratterizzate da habitat e specie prioritarie a livello europeo, destinate secondo il (mai approvato) Piano del Parco a divenire zone “B” di Riserva Generale. Alla luce dell’avvio della procedura per la definitiva approvazione del Piano del Parco, l’approvazione di una simile riforma, con la modifica della superficie protetta, sarebbe ora un danno ed una beffa per tutti i cittadini.
Se anche quest’ultimo disperato tentativo di ripristinare la legalità fallisse, l’unica alternativa sarebbe la rinuncia alla tutela regionale e l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata all’inizio di quest’anno da Appennino Ecosistema, che comprende l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino Ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco Nazionale. La zonazione prevista dal Piano del Parco Regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Senza il Piano del Parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio” (da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i Comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente Parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.


Due donne al vertice di Appennino Ecosistema

Due donne al vertice dell’Associazione ecologista Appennino Ecosistema

Riunita all’Aquila, l’Assemblea dell’Associazione nomina i nuovi responsabili e rilancia le attività per la protezione degli ecosistemi montani su basi scientifiche e legalitarie.

L’Aquila, 03/04/2017. Nel corso dell’Assemblea annuale tenutasi il 1° aprile scorso all’Aquila, l’Associazione Appennino Ecosistema ha rinnovato i suoi organi eleggendo come Presidente Maria di Gregorio, storica attivista del CAI e guida ambientale escursionistica AIGAE di Pescara, e come Direttore l’aquilana Martina Cervella, dottore in Scienze ambientali. Lasciano i loro incarichi direttivi, dopo un anno di intensa attività, l’ecologo aquilano Bruno Petriccione e l’abruzzese di adozione, ma inglese di origine, Sarah Gregg.
L’Associazione, che conta ormai circa 150 soci, ha deciso di rilanciare la campagna per l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente e le connesse azioni per contrastare i ripetuti tentativi di ridurre la superficie dell’attuale Parco Regionale, di avviare una nuova campagna per l’effettiva tutela delle aree della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea in Abruzzo e di agire con forza perché il pacchetto di interventi approvati dalla Regione per la tutela e il rilancio del Parco Nazionale del Gran Sasso sia tradotto in fatti concreti entro il 2017.
Tutte le azioni saranno condotte, come nel primo anno di attività dell’Associazione, con rigore scientifico e su solide basi giuridiche, perché le normative europee, nazionali e regionali siano rispettate ed attuate fino in fondo da tutte le Pubbliche Amministrazioni responsabili.


Novità editoriale: In nome dell’orso

Segnaliamo una grande novità editoriale

Il libro sull’orso di Matteo Zeni, l’opera moderna più documentata, completa e appassionata sull’orso bruno del Trentino.

MATTEO ZENI, IN NOME DELL’ORSO. IL DECLINO E IL RITORNO DELL’ORSO BRUNO SULLE ALPI. STORIA, CRONACA, CONFLITTI E SFIDE.

Gavi (Alessandria), 2016, ed. Il Piviere, pagine 396, illustrazioni a colori e in bianco e nero, euro 20,00.

Per informazioni rivolgersi a: info@ilpiviere.com