Ampliamento del comprensorio sciistico di Ovindoli-Campo Felice

Campo-Felice-CFTB12-S155Nuovo progetto di ampliamento del comprensorio sciistico di Ovindoli-Campo Felice senza nessuna integrazione con le altre aree del Parco Regionale, dei Siti di Interesse Comunitario e della Zona di Protezione Speciale dell’Unione Europea, come invece imporrebbe la legge.

L’Aquila, 31/03/2016. Come sempre, prima si stanziano i fondi e poi si valuta la compatibilità ambientale dei relativi progetti, rischiando di perdere tempo e soldi. Se la zonazione prevista dalla legge per il Parco Regionale Sirente Velino fosse stata finalmente approvata, sapremmo già in anticipo se questi progetti sono o no compatibili con il necessario regime di protezione dell’ambiente del Parco. Di certo, non lo è il ventilato collegamento con Campo Felice, attraverso delicatissimi ecosistemi che sarebbero certamente devastati dalle infrastrutture necessarie. Pressapochismo, ignoranza e incapacità istituzionale, unite in un pericoloso cocktail per continuare ad imbrogliare le popolazioni locali, a danno dell’integrità ecologica del territorio protetto. Vedremo se questi progetti resisteranno al vaglio della Valutazione di Impatto Ambientale e della Valutazione di Incidenza Ambientale, obbligatorie per legge. Nel frattempo il Parco Regionale del Sirente Velino continua ad essere allo sbando, senza Piano del Parco, zonazione e senza alcuno slancio, mentre interventi di questo genere vengono spacciati come volano per il rilancio di un turismo limitato a soli pochi mesi l’anno . E’ per questo che Appennino Ecosistema continua instancabilmente ad andare avanti nella campagna perché il Velino Sirente divenga un grande Parco Nazionale, incontrando tutti i Sindaci del Parco, e non solo quelli delle “fortunate” aree oggetto degli investimenti regionali. Staremo a vedere cosa prevedono i progetti finanziati in dettaglio; in ogni caso, pretenderemo il rispetto della legge e degli ecosistemi che sostengono la nostra stessa vita.


Militarizzazione del CFS: Appello al Presidente del Consiglio e Ministri

MJ7810-D083-2000Militarizzazione del Corpo Forestale dello Stato: Associazioni e personalità chiedono la ricollocazione negli Enti gestori delle aree protette del personale con elevate professionalità
Appello inviato oggi al Presidente del Consiglio e ai Ministri dell’ambiente, dell’agricoltura e della funzione pubblica

L’Aquila, 24/03/2016. Con il previsto assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri e relativa militarizzazione dei suoi componenti, il patrimonio di professionalità ed esperienza acquisito dal personale del Corpo Forestale nel campo dello studio, della tutela e della gestione dell’ambiente naturale e delle aree protette rischia di essere irrimediabilmente disperso. Con un appello inviato oggi al Presidente del Consiglio e ai Ministri dell’ambiente, dell’agricoltura e della funzione pubblica, personalità ed Associazioni da sempre impegnate nel mondo delle aree protette e della conservazione della natura chiedono che il personale forestale con elevate professionalità possa essere ricollocato negli Enti gestori delle aree protette a livello nazionale e regionale, in modo da non perderne la preziosa e fattiva collaborazione, già oggi in atto in moltissimi casi.
Vulpes-vulpes-PA9612-S975L’appello è firmato dall’Associazione Italiana dei Direttori delle Aree Protette (AIDAP), dai Direttori dei Parchi Nazionali della Majella e d’Abruzzo, da quelli dei Parchi Naturali Regionali del Sirente-Velino in Abruzzo, di Migliarino in Toscana e delle Alpi Marittime in Piemonte. Hanno aderito all’iniziativa anche Fulco Pratesi per il WWF, la Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli, Mountain Wilderness e Appennino Ecosistema. Presenti anche firme prestigiose del mondo accademico come quelle dell’ecologo Sandro Pignatti e del botanico Franco Pedrotti. Anche i sindacati dei forestali sostengono l’iniziativa, con la prima adesione da parte del Coordinatore nazionale della CGIL.

Il testo dell’appello (scaricare l’appello in pdf)

Al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Sig. Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare
Al Sig. Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali
Al Sig. Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione

OGGETTO: Schema di D.Lgs. recante disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo Forestale dello Stato, ai sensi della Legge n. 124/2015, art. 8, c. 1, lett. A – Ricollocazione del personale del CFS con specifiche professionalità negli Enti gestori delle aree protette nazionali e regionali, ai sensi dell’art. 12, c. 3 dello schema di D.Lgs..

Signor Presidente, Signori Ministri,
ci rivolgiamo a Voi per segnalarvi la presenza tra il personale del Corpo forestale dello Stato (a tutti i livelli funzionali) di elevate professionalità nel campo dello studio, della tutela e della gestione dell’ambiente naturale e delle aree protette. Professionalità acquisite, oltre che in base a specifici percorsi formativi (dottorati di ricerca, scuole di specializzazione, corsi di aggiornamento e di formazione professionale, etc.), in molti anni per esperienza diretta e continuativa maturata nelle attività svolte:
• nella rete delle Riserve naturali statali gestite direttamente dal CFS, che spesso hanno costituito il nucleo determinante per l’istituzione di Parchi Nazionali e Regionali;
• nella collaborazione con gli Enti gestori dei Parchi Nazionali (ed anche talora dei Parchi e delle Riserve regionali) nel contesto dei Coordinamenti territoriali per l’ambiente del CFS istituiti in ogni Parco Nazionale;
• nell’ambito delle ricerche svolte direttamente nel contesto dei numerosi programmi di monitoraggio e ricerca ecologica.
In vista dell’emanazione e della successiva entrata in vigore del D.Lgs. in oggetto, tale patrimonio di professionalità ed esperienza rischia di essere disperso, poiché è facilmente prevedibile che una parte del personale che ne è portatore chiederà di transitare in altra Amministrazione (al fine di evitare di assumere lo stato giuridico di militare, come previsto dall’art. 14, c. 1, lett. ii del D.Lgs.), in base a quanto previsto dall’art. 12, c. 4, lett. B dello schema di D.Lgs. in oggetto. Questo rischio potrebbe essere scongiurato, valorizzando invece tale patrimonio di professionalità ed esperienza, ponendo il predetto personale direttamente al servizio degli Enti gestori delle aree protette a livello nazionale e regionale, che eviterebbero così anche di perderne la preziosa e fattiva collaborazione, in atto già oggi in moltissimi casi.
Tale possibilità è perfettamente in linea con lo spirito e la lettera della Legge n. 124/2015, art. 8, c. 1, lett. A, n. 2, e dello schema di D.Lgs. in oggetto. Infatti, in base al suo art. 12, c. 3, le Amministrazioni verso le quali sarà consentito il transito del personale del CFS che ne farà richiesta dovranno essere individuate “preferibilmente tra quelle che svolgono funzioni attinenti alle professionalità del personale da ricollocare”. A tali Amministrazioni, come previsto dalla Legge n. 124/2015, art. 8, c. 1, lett. A, n. 2, saranno anche trasferite le corrispondenti risorse finanziarie.
Chiediamo quindi che, tra le Amministrazioni di cui al DPCM che sarà emanato ai sensi dell’art. 12, c. 3 del D.Lgs. in oggetto, siano inclusi anche gli Enti gestori di aree protette a livello nazionale e regionale, in modo da ricollocarvi almeno una parte del personale del CFS che intenderà avvalersi dell’opportunità prevista dall’art. 12, c. 4, lett. B del predetto D.Lgs..

Roma, 24/03/2016

Bruno Petriccione – Presidente di Appennino Ecosistema
In nome e per conto anche di:
AIDAP – Associazione Italiana dei Direttori delle Aree Protette
Oremo Di Nino – Direttore del Parco Nazionale della Majella
Dario Febbo – Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
Oremo Di Nino – Direttore del Parco Naturale Regionale del Sirente Velino
Andrea Gennai – Direttore del Parco Naturale Regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli
Paolo Salsotto – Presidente del Parco Naturale Regionale delle Alpi Marittime
Fulco Pratesi – Presidente onorario del WWF – Italia
Fulvio Mamone Capria – Presidente della Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli
Mountain Wilderness – Direttivo Nazionale
Laurita Boni – Vice Presidente dell’Unione Bolognese Naturalisti
Grazia Francescato – Responsabile dei rapporti internazionali di Greenaccord
Franco Pedrotti – Professore emerito di botanica dell’Università di Camerino
Sandro Pignatti – Professore emerito di ecologia dell’Università di Roma “La Sapienza”
Francesca Fabrizi – Coordinatore nazionale CGIL per il Corpo Forestale dello Stato


P.N. Velino Sirente: Fagnano Alto, Fontecchio e L’Aquila, disponibili ad approfondire

Le Doline di Ocre

Le Doline di Ocre, già candidate a divenire Riserva Naturale Statale, sono ora proposte dai Comuni di Ocre e dell’Aquila come punta di diamante del futuro Parco Nazionale del Velino Sirente

Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente: dopo i Comuni di Lucoli ed Ocre, anche quelli di Fagnano Alto, Fontecchio e L’Aquila disponibili ad appoggiare o ad approfondire la proposta.
Continuano le consultazioni da parte di “Appennino Ecosistema” delle 25 Amministrazioni Comunali interessate dall’istituzione del Parco Nazionale.

L’Aquila, 23/03/2016. Dopo quelle di Ocre e Lucoli, anche le Amministrazioni Comunali di Fagnano Alto, Fontecchio e L’Aquila, appositamente consultate nei giorni scorsi, si sono dichiarate disponibili ad appoggiare o almeno ad approfondire la proposta di istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, lanciata due settimane fa da “Appennino Ecosistema”. Nel corso dei recenti incontri con il Presidente dell’Associazione Bruno Petriccione, il Sindaco di Fagnano Alto Francesco D’Amore, quello di Fontecchio Sabrina Ciancone e l’Assessore all’Ambiente del Comune dell’Aquila Maurizio Capri hanno preso atto che il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione, ed hanno convenuto sul fatto che soltanto l’approvazione del Piano del Parco, con la sua rigorosa zonazione, avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. In questo senso, l’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente, oltre a garantire la conservazione di un immenso patrimonio di biodiversità, consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso una zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore.
L’intenzione di “Appennino Ecosistema” è infatti di arrivare all’approvazione della zonazione, sulla base dei poderosi studi già esistenti e mai utilizzati, già nella fase di istituzione del nuovo Parco Nazionale che avverrà, come previsto dalla Legge n. 394/1991, con Decreto del Presidente della Repubblica.
Una proposta compiuta di zonazione, elaborata sulla base dei due poderosi studi finalizzati alla redazione del Piano del Parco (completati nel 1998 e del 2010), sarà presentata e discussa con tutti i soggetti interessati nel corso di un Convegno pubblico che si terrà a Lucoli il 22 maggio 2016, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità proclamata dalle Nazioni Unite.
In particolare, con il Sindaco di Fagnano Alto si è convenuto di proseguire la discussione con tutti i cittadini, sottolineando che le preziose zone vallive di produzione agricola e di tartufi non potranno che essere comprese nella Zona C di “pre-Parco”, ove tali utilizzazioni saranno valorizzate e potranno dotarsi del marchio di qualità del futuro Parco Nazionale.
Con il Sindaco di Fontecchio, ci si è trovati d’accordo sul coinvolgimento nella proposta di Parco Nazionale di tutti i cittadini attivi del piccolo Comune, in armonia con il grande e coraggioso progetto “Casa e bottega” appena lanciato dalla stessa Amministrazione Comunale.
L’Assessore all’Ambiente dell’Aquila, infine, ha preannunciato una deliberazione di Giunta per richiedere l’inclusione della parte aquilana delle Doline di Ocre nel Parco (già candidate a divenire Riserva Naturale Statale). La discussione sulla proposta di inclusione nel futuro Parco Nazionale dell’importante area dei Monti la Quartora e Pesco Croce (già compresa in un Sito di Interesse Comunitario) proseguirà nelle prossime settimane con tutti i soggetti interessati, anche attraverso un’audizione di Appennino Ecosistema presso la Commissione Territorio del Consiglio Comunale dell’Aquila.
Riguardo le recenti voci di riperimetrazione del Parco Regionale e gli incontri seguiti a Pescara, il Presidente di Appennino Ecosistema Bruno Petriccione ha dichiarato: “Le recenti dichiarazioni dell’Assessore Regionale ai Parchi Donato Di Matteo sul ventilato rilancio del Parco Regionale attraverso l’approvazione dell’ennesima legge di riordino (che sarebbe la quarta dalla sua istituzione) appaiono ipocrite e assolutamente non credibili. Se l’Assessore vuole dare un segno della volontà dell’Amministrazione Regionale di rendere finalmente il Parco realmente operativo, applichi le normative regionali vigenti e proceda rapidamente all’adozione formale del Piano del Parco secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che prevedevano l’entrata in vigore della relativa zonazione entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale”.


Vogliamo mare e fiumi puliti

fiumi trasparentiL’Associazione “Appennino Ecosistema” aderisce con entusiasmo alla manifestazione “Vogliamo mare e fiumi puliti in Abruzzo”, sottolineando che la sorgente dei nostri fiumi è proprio sugli Appennini e quindi una gestione adeguata degli ecosistemi appenninici di montagna è determinante per tutelare la qualità degli ecosistemi fluviali e poi del mare. Pescara, sabato 12 marzo, ore 15, Piazza Unione.


P.N. Velino Sirente: Lucoli ed Ocre sostengono la proposta

Nella carta, il territorio dei Comuni di Lucoli e di Ocre (AQ) candidato a far parte del futuro Parco Nazionale del Velino Sirente (in rosso le aree Natura 2000, in verde quelle attualmente ancora prive di protezione). Clicca per vedere la mappa più grande.

Nella carta, il territorio dei Comuni di Lucoli e di Ocre (AQ) candidato a far parte del futuro Parco Nazionale del Velino Sirente (in rosso le aree Natura 2000, in verde quelle attualmente ancora prive di protezione). Clicca per vedere la mappa più grande.

Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente: i Comuni di Lucoli ed Ocre sostengono l’istituzione di un Parco con confini, zonazione e regime di protezione scientificamente fondati. Stamattina conferenza stampa di “Appennino Ecosistema” e “Salviamo l’Orso”, con la partecipazione del Vice Sindaco di Lucoli, per presentare le iniziative in corso.

L’Aquila, 08/03/2016. Si è svolta stamattina all’Aquila una conferenza stampa per presentare le iniziative in corso volte all’istituzione del Parco Nazionale del Velino Sirente. Il Presidente di “Appennino Ecosistema” Bruno Petriccione e il rappresentante di “Salviamo l’Orso” Daniele Valfrè hanno presentato i dettagli della proposta e delle iniziative in corso, mentre il Vice Sindaco del Comune di Lucoli Rossano Soldati ha spiegato le ragioni della sua adesione. Assente per motivi di salute il Sindaco del Comune di Ocre Fausto Fracassi, che comunque ha comunicato la sua piena adesione alla proposta.
“La proposta parte dalla constatazione” – ha affermato Bruno Petriccione – “che il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione. Dopo quasi trent’anni, ancora non è stato approvato il Piano del Parco, che avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili: ciò dimostra l’incapacità e l’inadeguatezza dell’Amministrazione Regionale Abruzzese di gestire un’area così importante e vasta”.
“L’istituzione del Parco Nazionale del Velino-Sirente” – ha affermato Daniele Valfrè – “oltre a garantire la conservazione del suo immenso patrimonio di biodiversità (50 comunità vegetali, 1600 specie vegetali e 200 di vertebrati), consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso una zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore”.
L’intenzione di “Appennino Ecosistema” è di arrivare all’approvazione della zonazione, sulla base dei poderosi studi già esistenti e mai utilizzati, già nella fase di istituzione del nuovo Parco con Decreto del Presidente della Repubblica, in base alla Legge n. 394/1991.
“Appennino Ecosistema” – ha affermato Bruno Petriccione – “avvierà fin da domani un’intensa fase di consultazione delle altre venti Amministrazioni Comunali interessate dal Parco, a partire da quelle più piccole della Valle Subequana, e di tutte le forze politiche regionali, in modo da ampliare progressivamente il sostegno alla proposta. Gli ecologi, geologi, giuristi e conservazionisti che compongono il proprio Consiglio scientifico si metteranno quindi all’opera per ridisegnare caratteristiche, territorio e modalità di gestione della nuova grande area protetta, in modo da presentare una proposta compiuta di zonazione nel corso di un Convegno pubblico che si terrà a Lucoli il 22 maggio prossimo, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità proclamata dalle Nazioni Unite”.
“Si tratta di una grande opportunità” – ha affermato il Vice Sindaco di Lucoli Rossano Soldati – “per gestire il nostro territorio in modo rispettoso dell’ambiente, sviluppando un turismo di tipo naturalistico adeguato ai grandi valori ecologici ivi presenti e rilanciando gli investimenti pubblici in questo senso”.
“Sono assolutamente favorevole a questa proposta” – ha dichiarato il Sindaco di Ocre Fausto Fracassi – “che servirà a valorizzare un territorio di altissimo valore ambientale ed a saldare l’area attualmente protetta a livello regionale con quella dell’istituenda Riserva Naturale Statale delle Doline di Ocre”.
Il nuovo Parco Nazionale potrebbe comprendere il territorio di tutte le aree protette del massiccio, a livello regionale, nazionale ed europeo, in linea con quanto richiesto dalla Strategia Nazionale sulla Biodiversità e dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, per un totale di circa 100.000 ettari. Ci troviamo infatti in una vasta area posta proprio al centro delle maggiori aree protette a livello nazionale ed europeo (i Parchi Nazionali del Gran Sasso, della Majella e d’Abruzzo), con le quali il massiccio del Velino-Sirente compone una formidabile rete ecologica, un vasto territorio di quasi 100.000 ettari protetto a livello nazionale dalla Riserva Naturale Orientata Monte Velino, a quello regionale dal Parco del Sirente-Velino (oltre che dalla Riserva Naturale Gole di San Venanzio) in Abruzzo e dalla Riserva Naturale Montagne della Duchessa nel Lazio, ed anche a livello di Unione Europea attraverso due grandi Zone di Protezione Speciale e ben sette Siti di Interesse Comunitario.


Regione inadeguata ed incapace

Narcissus-poeticus-AZ200513-085Regione inadeguata ed incapace: al massiccio del Sirente-Velino occorrono i confini, la zonazione e il regime di protezione scientificamente fondati di un grande Parco Nazionale. Il Presidente di “Appennino Ecosistema” risponde all’ex Sindaco di Rocca di Mezzo Emilio Nusca.

L’Aquila, 04/03/2016. In merito all’articolo “I parchi vanno solo gestiti bene” pubblicato oggi sull’edizione dell’Aquila de “Il Centro”, riportante l’intervento dell’ex Sindaco di Rocca di Mezzo Emilio Nusca, il Presidente di “Appennino Ecosistema” Bruno Petriccione ha rilasciato la dichiarazione che segue.
“Il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione. Dopo quasi trent’anni, ancora non è stato approvato il Piano del Parco (nonostante sia stato redatto da decenni e sia anche stato successivamente aggiornato), che avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Di fronte all’incapacità di gestire un’area così importante e vasta da parte dell’Amministrazione Regionale Abruzzese, che si è mostrata assolutamente inadeguata allo scopo, non riuscendo neppure ad approvare il Piano del Parco e mutandone più volte i confini senza seguire alcun criterio scientifico e che ripropone di volta in volta riforme peggiorative e parziali, occorre cambiare strada. L’unica via possibile per garantire la necessaria protezione agli ecosistemi ed alle specie del grande massiccio del Velino-Sirente ed insieme la possibilità di perseguire un tranquillo sviluppo delle attività turistiche e sportive nei luoghi opportuni (senza per questo determinare la perdita o il danneggiamento dei delicati ecosistemi delle nostre montagne)
appare quella di trasformarlo in un grande Parco Nazionale, da gestire con un approccio integrato e scientificamente fondato.
L’istituzione del Parco Nazionale del Velino-Sirente, oltre a garantire la conservazione del suo immenso patrimonio di biodiversità, consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso una zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore.
Il nuovo Parco Nazionale potrebbe comprendere il territorio di tutte le aree protette del massiccio, a livello regionale, nazionale ed europeo, in linea con quanto richiesto dalla Strategia Nazionale sulla Biodiversità e dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, per un totale di circa 100.000 ettari. Ci troviamo infatti in una vasta area posta proprio al centro delle maggiori aree protette a livello nazionale ed europeo (i Parchi Nazionali del Gran Sasso, della Majella e d’Abruzzo), con le quali il massiccio del Velino-Sirente compone una formidabile rete ecologica, un vasto territorio di quasi 100.000 ettari protetto a livello nazionale dalla Riserva Naturale Orientata Monte Velino, a quello regionale dal Parco del Sirente-Velino (oltre che dalla Riserva Naturale Gole di San Venanzio) in Abruzzo e dalla Riserva Naturale Montagne della Duchessa nel Lazio, ed anche a livello di Unione Europea attraverso due grandi Zone di Protezione Speciale e ben sette Siti di Interesse Comunitario”.


Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente

Verso il Parco Nazionale del Velino Sirente: appello per trasformare il desueto Parco Regionale del Sirente-Velino in un grande Parco Nazionale con confini, zonazione e regime di protezione scientificamente fondati. La nuova Associazione “Appennino Ecosistema” mette a disposizione le proprie competenze scientifiche per ridisegnare caratteristiche, territorio e modalità di gestione della più grande area protetta a livello regionale.

Bozza confini P.N. Velino Sirente

Prima bozza di carta del progettato Parco Nazionale del Velino Sirente.

L’Aquila, 25/05/2016. Mentre vi si svolgono i Campionati mondiali studenteschi di sci, portando al centro dell’attenzione mondiale gli stupendi paesaggi appenninici, nuove minacce incombono sui delicati e intatti ecosistemi di alta quota del massiccio del Velino. Recentemente, infatti, il Presidente della Regione Abruzzo ha annunciato la prossima realizzazione di nuovi impianti sciistici nel comprensorio della Magnola-Ovindoli, verso le creste dei Monti della Magnola confinanti con i Piani di Pezza, con il non celato obiettivo di giungere progressivamente a collegare quel comprensorio con quello di Campo Felice. La realizzazione di queste infrastrutture, di nessuna delle quali sono stati ancora valutati l’incidenza e l’impatto ambientale come prevede la legge, danneggerebbe irreparabilmente specie ed ecosistemi di alta montagna protetti a livello nazionale ed europeo. E’ ora di interrompere questo modo irrazionale di gestire il territorio basato su interventi episodici ed annunci propagandistici, per passare decisamente ad un approccio integrato e scientificamente basato, che consenta il tranquillo sviluppo delle attività turistiche e sportive nei luoghi opportuni, senza per questo determinare la perdita o il danneggiamento dei delicati ecosistemi delle nostre montagne.
Ci troviamo in una vasta area posta proprio al centro delle maggiori aree protette a livello nazionale ed europeo (i Parchi Nazionali del Gran Sasso, della Majella e d’Abruzzo), con le quali il massiccio del Velino-Sirente compone una formidabile rete ecologica, un vasto territorio di quasi 100.000 ettari protetto a livello nazionale dalla Riserva Naturale Orientata Monte Velino, a quello regionale dal Parco del Sirente-Velino (oltre che dalla Riserva Naturale Gole di San Venanzio) in Abruzzo e dalla Riserva Naturale Montagne della Duchessa nel Lazio, ed anche a livello di Unione Europea attraverso due grandi Zone di Protezione Speciale e ben sette Siti di Interesse Comunitario.
Nonostante ciò, il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, istituito nell’ormai lontano 1989, non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione. Dopo quasi trent’anni, ancora non è stato approvato il Piano del Parco (nonostante sia stato redatto da decenni e sia anche stato successivamente aggiornato), che avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Di fronte all’incapacità di gestire un’area così importante e vasta da parte dell’Amministrazione Regionale, che ne ha più volte mutato i confini senza seguire alcun criterio scientifico e che ripropone di volta in volta riforme peggiorative e parziali, l’unica via per garantire la necessaria protezione agli ecosistemi ed alle specie del grande massiccio del Velino-Sirente appare quella di trasformarlo in un grande Parco Nazionale.
Il nuovo Parco Nazionale potrebbe comprendere il territorio di tutte le aree protette del massiccio, a livello regionale, nazionale ed europeo, in linea con quanto richiesto dalla Strategia Nazionale sulla Biodiversità e dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, per un totale di circa 100.000 ettari.
L’istituzione del Parco Nazionale del Velino-Sirente, oltre a garantire la conservazione del suo immenso patrimonio di biodiversità, consentirebbe di procedere alla gestione razionale del territorio, attraverso un’attenta zonazione che sottoponga alla massima tutela le aree A e B ove sono presenti ecosistemi e specie di elevatissimo valore e liberalizzi gli usi tradizionali e turistici (incluse le attività sciistiche) nelle aree C di “pre-Parco” ove gli ecosistemi sono meno sensibili e di minore valore.
Appennino Ecosistema rivolge quindi un appello a tutte le Associazioni ecologiste e a tutte le forze politiche rappresentate nel Consiglio Regionale Abruzzese affinché si facciano promotrici di una proposta compiuta in questo senso da sottoporre al Ministero dell’Ambiente, ed alle Amministrazioni Comunali di Lucoli ed Ocre perché la sostengano, in modo da includere le porzioni più integre del territorio di loro competenza nel futuro Parco Nazionale.
Appennino Ecosistema mette fin d’ora a disposizione le competenze dei 22 ecologi, geologi, giuristi e conservazionisti che compongono il proprio Consiglio scientifico, per ridisegnare caratteristiche, territorio e modalità di gestione della più grande area protetta a livello regionale.


Costituita all’Aquila

appennino ecosistema logoCostituita all’Aquila la nuova Associazione ecologista “Appennino Ecosistema”: pilastri delle future attività la protezione degli ecosistemi montani su basi scientifiche e legalitarie.

L’Aquila, 22-02-2016. E’ stata costituita a L’Aquila da circa 150 soci fondatori provenienti soprattutto dalla zona dell’Aquilano la nuova Associazione ecologista “Appennino Ecosistema”. Si tratta della prima entità associativa che si propone come scopo fondamentale quello di proteggere ecosistemi e specie montane con base all’Aquila.

Bruno_Petriccione

Bruno Petriccione

I pilastri delle attività di Appennino Ecosistema saranno la base rigorosamente scientifica e la pretesa del rispetto e dell’attuazione di tutte le normative in campo ambientale, a livello internazionale, europeo, nazionale e regionale. Scopo fondamentale di Appennino Ecosistema sarà infatti la protezione degli ecosistemi e delle specie montane, con priorità assoluta rispetto alle attività umane nelle aree protette, utilizzando le migliori conoscenze scientifiche nel campo della ricerca ecologica. Tre gli scopi primari dell’Associazione: (1) ribaltare l’attuale modello di gestione del territorio basato sul concetto di “riserve” protette in un territorio ampio e mal gestito, per affermare un nuovo modello di gestione razionale e integrata di tutto il territorio, applicando le migliori conoscenze scientifiche nel campo della ricerca ecologica, le conoscenze di base sulla biodiversità, nonché le misure previste dalla Strategia Nazionale sulla Biodiversità e dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (adottate ufficialmente dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, e quindi
Sarah_Gregg

Sarah Gregg

vincolanti per tutti gli organi dello Stato a partire dal 2010 e dal 2014); (2) lanciare un grande piano di ripristino ambientale e risanamento di tutto il territorio, per aumentarne resistenza e resilienza (anche in termini di politiche di adattamento all’impatto dei cambiamenti climatici); (3) promuovere l’applicazione di un nuovo modello di gestione del territorio partendo dall’area Appenninica, una delle “eco-regi
oni” con le più alte concentrazioni di valori ecologici, di biodiversità, di ecosistemi ancora in parte integri ma, allo stesso tempo, fortemente minacciata da devastanti progetti infrastrutturali.
Tra le prime iniziative che saranno lanciate nei prossimi giorni, nuove proposte sulla gestione delle risorse ecologiche del Gran Sasso e del Velino-Sirente.
Per raggiungere i propri scopi, Appennino Ecosistema può contare sul solido supporto di un Consiglio scientifico di alto profilo, composto da 22 esperti nel campo dell’ecologia, della botanica, della zoologia, della geologia, delle scienze forestali e di quelle giuridiche. Tra di questi, gli ecologi Alicia Acosta (Università RomaTre), Roberto Canullo (Università di Camerino), Ferdinando Boero (Università del Salento), Kinga Krause (Accademia Polacca delle Scienze), Pierluigi Nimis (Università di Trieste) Sandro Pignatti (Università di Roma), Alessandra Pugnetti (CNR Venezia), Angela Stanisci (Università del Molise) e Jean-Pau
l Theurillat (Centro Alpino Svizzero di Fitogeografia), i botanici Fabio Conti (Barisciano), Gianfranco Pirone (Pescara) e Franco Pedrotti (Università di Camerino), gli zoologi Fabrizio Bulgarini (Roma), Marco Bologna (Università RomaTre) e Vincenzo Ferri (Tarquinia), i geologi Silvano Agostini (Chieti) e Marco Pezzotta (Roma), gli ecologi forestali Caterina Artese (Penne) e Giorgio Matteucci (CNR Roma) il giurista Carlo Alberto Graziani (Università di Siena), nonché il noto conservazionista Franco Tassi.
Presidente di Appennino Ecosistema è stato eletto l’ecologo aquilano Bruno Petriccione, mentre Direttore della nuova Associazione sarà l’abruzzese di adozione, ma inglese di origine, Sarah Gregg.

Clicca qui per le notizie su AQBOXTV, con un’intervista a Bruno Petriccione.